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LIBRI

Bridget Jones in Cina

La free lance Lijia Zhang racconta di quando, ragazzina, era operaia in una fabbrica di armi: nonostante si respiri l'oppressione del regime, Socialismo è grande! è una storia fresca e scoppiettante, romanzo di formazione e affresco sociale


di Lorenza Trai


Non aiutano un titolo come Socialismo è grande! e un’immagine di copertina stile santino propagandistico: l’ironia, per quanto poi non troppo sottile, è comunque di non immediata lettura. Il commesso della mega libreria del centro mi ha mandata senza esitazioni al reparto di saggistica politica e quello della saggistica ha poi trovato il libro nella narrativa con qualche smorfia di perplessità. Peccato, perché il libro in questione è invece un romanzo assai vivace, anzi scoppiettante, e richiama per alcuni aspetti, sia di contenuto sia di stile, la freschezza del migliore Frank McCourt (Le ceneri di Angela).
 
Forse è un romanzo di formazione, poiché una ragazzina diventa donna.
Forse è un romanzo storico e politico, perché l’opprimente contesto della dittatura è una componente essenziale dello sviluppo narrativo.
Forse è un affresco sociale, dove lo sguardo affettuoso della protagonista ci regala bozzetti di piccola vita quotidiana cinese nella seconda metà del secolo passato e disegna personaggi bellissimi, tipi umani buffi, commuoventi, arroganti, dignitosi, regalando a noi, a distanze siderali di luoghi e regimi e consuetudini di vita, una possibilità di identificazione o comunque di partecipazione emotiva che non ti aspetteresti.
Scritto con l’intimità e la sincerità di un diario personale, Socialismo è grande! ha una struttura tutto sommato semplicissima: c’è un piccolo eroe, che nella fattispecie è una ragazza timida e occhialuta e capace di risultati scolastici molto brillanti e c’è un antagonista, che si chiama regime comunista e assume via via varie forme di vessazione, impedendo, di fatto, a “piccola Zhang” la possibilità di una laurea vera e quindi di una collocazione sociale più adeguata alle sue possibilità intellettive e alle sue aspirazioni
Lijia è costretta a interrompere la scuola e diventare operaia, subentrando nella fabbrica di armi a una madre che sceglie il prepensionamento proprio per offrire alla figlia quella che sembra una incredibile opportunità di futuro economico garantito: una “scodella di riso a vita”, come efficace metafora.
 
Ma la vita conserva inaspettate possibilità per chi coltiva resistenza di carattere e disciplina dello studio, anche sotto un regime comunista, anzi, forse proprio attraverso lo sprone più o meno ipocrita all’eccellenza, tipico della tromboneria dittatoriale: questo è il messaggio di forte ottimismo che arde in ogni pagina. Lijia si arrangia in qualche modo, iscrivendosi a corsi universitari per lavoratori, leggendo tutto quello che le è possibile in un contesto di censura, studiando e traducendo inglese; intanto cresce, sogna e vive le intriganti storie d’amore che nulla invidiano a Bridget Jones, con tanto di scenette piccanti consumate di nascosto in fabbrica o nella cuccetta del dormitorio di un pensionato universitario. Innamoramenti spesso deludenti e portatori di lacrime copiose, ma mai distruttivi: anzi ogni storia d’amore è un tassello in più, ha una sua ragion d’essere nel formarsi della personalità, nell’allargamento degli orizzonti culturali e di coscienza civile di Lijia.
Un'atmosfera cupa sembrerebbe più coerente con il racconto di una giovinezza smagrita dalla povertà dickensiana, massificata nei valori di riferimento dettati per legge e mortificata dalla burocrazia della vita di fabbrica: invece la prosa è leggera, il ritmo sostenuto, le brutture del regime paradossi quasi comici, le ingiustizie subite tasselli necessari allo sviluppo della vicenda, l’atteggiamento della protagonista sempre positivo.
 
In fondo Lijia Zhang ci racconta una parabola edificante dalla morale forse ingenua, dalla quale però risulta difficile non farsi ammaliare: una storia di caparbietà, di libri che salvano, di riscatto sociale che passa attraverso il sacrificio dello studio e l’amore per la conoscenza.
Poi anche una storia femminile, o magari femminista nel senso più costruttivo del termine, con figure di donne “toste”: bello il ritratto sfaccettato della mamma, tenero ma asciutto quello fondamentale della nonna.
Socialismo è grande è un libro scritto con il sorriso di chi ce l’ha fatta e preoccuperebbe molto coloro che da anni vanno temendo e predicando che i cinesi ci salteranno tutti sulla testa; perché forse è vero.



Tags: cina, comunismo, cooper, femminismo, istruzione, lavoro, Lijia Zhang, Lorenza Trai, mao, operai, socialismo è grande,
23 Febbraio 2010

Oggetto recensito:

Lijia Zhang, Socialismo è grande! Memorie di un'operaia della nuova Cina, Cooper 2009, p. 449, euro 18

giudizio:



9
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