La trasmissione Chiavi della città, condotta e scritta dal critico Filippo La Porta per RaiStoria, inaugurata da una puntata che segue la "mutante" capitale tedesca, attraversandone le diverse rivoluzioni architettoniche, dal Terzo Reich ad oggi. Il piacere di un viaggio "a distanza", in compagnia di guide competenti
di Cesare De Seta
Talvolta persino la RAI ci riserva liete sorprese: ho visto il documentario, della durata di circa cinquanta minuti, Berlino mutante, mandato in onda domenica 4 marzo alle ore 13 da Rai Storia. La trasmissione – a parte l’ora poco felice in cui viene trasmessa - è articolare in temi e sottotemi che illustrano "Berlino grande città-cantiere", "Berlino mecca della nuova ricerca architettonica", ma anche città- vetrina per la capacità di attrarre giovani, artisti, musicisti e letterati non solo da tutta la Germania ma dal mondo intero.
Un condizione che sprigiona energia. Si tratta di una città con una sua sontuosa e tragica storia: ad ogni angolo si riconoscono i brandelli del muro divenuto art-in-progress con i suoi murales, si vedono le imponenti memorie della capitale prussiana e anche quelle tetre del Terzo Reich.
La Porta, critico letterario raffinato, è sobrio, parco di parole, sempre preciso; la sua compagna interviene di rado, ma in compenso cambia spesso abiti eleganti e spigliati. Ci sono delle guide tedesche e italiane: l’architetto Noebel, che parla un buon italiano, offre coordinate per capire questo e quel luogo. Anche il Direttore dell’Istituto italiano di Cultura interviene con proprietà di riferimenti storici il professor Aldo Venturelli.
Quella offerta di Berlino è un'immagine realistica, tra nuovo e vecchio, tra il peso della tradizione e il nuovo. Michaelerplatz splendida, con il grattacielo di Renzo Piano icona-omaggio a Mies van der Rohe passa rapidamente, ma meritava d’esser citato. E' evidente che la cupola di Norman Foster, tutto acciaio è cristalli a coprire il parlamento, non è Brunelleschi: bitte, come piace dire al conduttore. Mi chiedo perché non si veda, se non di sfuggita, e poche parole, l’immensa Isola dei Musei, dove il Neue Museum è stato oggetto di una ricostruzione eccellente di David Chipperfield, architetto inglese.
Si parla della ricostruzione del Castello degli Hoenzollern, si vede la spianata dove sorgeva e si dice ripetutamente che verrà ricostruito. A mio avviso è una pura follia scriteriata. Ma forse i tedeschi vogliono ricomporre questa memoria e mi chiedo quale sarà lo sforzo, le difficoltà e il costo dell’impresa. Molto suggestiva la visita al Museo Ebraico di Daniel Libeskind, l'unica o tra le poche degne architetture che ha costruito l’architetto d’origine ebraiche, oggi americano: spazio altamente drammatico e commovente; come il Memorial di lapidi di marmo mute progettato da Richard Meier.
E’ molto piacevole vagare per Berlino con guide intelligenti, conoscere diversi quartieri e addentrarsi nelle numerose fasi di progettazione: in talune aree le pressioni della committenza e degli immobiliaristi si sente e si vede. L'indice di edificabiltà ha snaturato il giardino e i lago dell’Underdenlinden. Fosse stato per me, avrei fatto vedere anche quel bric- à-brac di stars architects che fanno della nuova Berlino una specie di campionario dell’architettura del nostro tempo. C’è di tutto: modern, postmodern in tutte le possibili declinazioni.
Tags: Berlino mutante, Cesare de Seta, Chiavi della città, Daniel Libeskind, Filippo La Porta, Museo Ebraico, Raistoria, recensione, Renzo Piano,
Berlino mutante, da Chiavi della Città, domenica, h 13.00, Rai Storia
Staff: gli sceneggiatori e conduttori sono Filippo La Porta e Dora Albanese, la fotografia è di Benedetto Sanfilippo, il montaggio è di Sandro Bartolozzi.
Chiavi della città: Il ciclo di trasmissioni proseguirà con Praga l’Arcana, San Pietroburgo l’Incrollabile, e chiude Gerusalemme la Santa
Commenti
Invia nuovo commento