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RIVISTE

L'Arte dell'editoria

Si chiama Rrose come Rrose Selavy, l'alter ego femminile di Marcel Duchamp alla cui arte la nuova testata diretta da Massimo De Nardo si ispira, nell'intento di "mandare in frantumi la banalità del linguaggio". Una scommessa coraggiosa, rigorosamente su carta


di Giuseppe Grattacaso

 


Impresa gravosa, irta di difficoltà, in qualche misura estranea allo spirito dei tempi, appare la progettazione, la realizzazione, la pubblicazione di quelle riviste che siamo costretti oggi a definire cartacee, visto che il mondo brulica di periodici, ma diffusi per la maggior parte attraverso il mezzo della rete virtuale.
 
Nulla di male che articoli e riflessioni viaggino online, visto che le idee sono per definizione appunto virtuali. L'importante è poi in fondo che lascino qualche traccia nelle nostre vite, che abbiano modo di arrivare, non importa quale sia il canale, ad un possibile interlocutore. Ma certo il fascino della carezza che la carta offre alla mano stanca di digitazione, il senso di appagamento che caratteri tipografici ben curati e immagini riprodotte con cura concedono all'occhio abituato alla sofferta rincorsa delle righe sullo schermo del personal computer o dell'iPad, non sono sostituibili e non possono che appartenere alla famiglia, sempre più ridotta, delle riviste in carta e inchiostro, quelle insomma alle quali il secolo scorso ci aveva abituati.
 
rrose_print1.jpgE' anche per questo che va accolto con entusiasmo il primo numero di Rrose, un bimestrale che intende occuparsi di creatività nei vari settori espressioni “dalle arti visive al design”. Il titolo della rivista, pubblicata dall'associazione Rrose Sélavy, è un omaggio a Marcel Duchamp, uno dei più grandi innovatori dell'arte del Novecento, che firmò alcune sue opere con il nome appunto di Rrose Sélavy.
 
Con questo stesso nome l'artista è indicato in una celebre foto di Man Ray, che lo ritrae in abiti femminili, scattata nel 1924 ed oggi conservata al Philadelphia Museum of Art. Il riferimento a Duchamp, al suo pseudonimo al femminile, ai giochi di parole che esso consente (si può leggere, ad esempio, come “eros c'est la vie”) spiega bene l'idea di partenza dell'impresa: la rivista intende muoversi sul terreno dell'eleganza e di una ricerca mai scontata, di quella “sottile ironia, che manda in frantumi la banalità del linguaggio, nella vita, nell'arte”, come si dice nella breve nota che introduce ai testi e alle immagini.
 
La rivista, peraltro di notevole pregio estetico e realizzata con grande cura, è diretta da Massimo De Nardo e si avvale di contributi preziosi di artisti, animatori culturali, giornalisti, fotografi, critici d'arte, scrittori, tutti personaggi di grande versatilità e di comprovata vitalità culturale. Vale la pena di citare i nomi, tra gli altri, di Annamaria Testa, Elisa Savi Ovadia, Margherita Palli, Germano Celant, Enzo Mari, Vittorio Zincone, Gillo Dorfles, Maurizio Ferraris, Barbara Garlaschelli.
 



Tags: arte, Design, editoria, Giuseppe Grattacaso, Marchel Duchamp, Massimo De Nardo, recensione, Rrose Sélavy,
07 Maggio 2012

Oggetto recensito:

Rrose diretta da Massimo De Nardo

Il sito dell'associazione: www.rroseselavy.org
 
Il Grandevetro: 
E' giunta invece all'invidiabile traguardo del numero 208 (il primo risale al 1977) la vita della rivista Il Grandevetro. Anche in questo caso l'accurata scelta di carta e di immagini fa da supporto alla volontà di essere un luogo di riflessione e di incontro delle menti, in questo caso sui temi dell'arte, della letteratura, della politica. La parentela tra le due testate è data soprattutto dal richiamo a Duchamp, essendo Il Grande Vetro il titolo che comunemente viene attribuito all'opera La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche, realizzata appunto dal maestro francese. L'ultimo numero della rivista, diretta da Alfonso Maurizio Iacono, è interamente dedicato al fiume e all'acqua, con una particolare messa a fuoco sull'Arno. La rivista è accompagnata da un dvd sull'alluvione del 1966, che fu commissionato dal Pci a Vittorio Togliatti, nipote di Palmiro. Il film-documentario si avvale della colonna sonora di Luigi Nono, musiche di cui fino ad ora non si aveva notizia. Il Grandevetro contiene interventi di Luca Canali, Maurizio Maggiani, Attilio Lolini, Marco Cipollini, Giovanni Commare, Marco Marchi, Renato Ranaldi, Renzo Boldrini.
 

 

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