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DISCHI

Beat Spirit, quando il jazz si fa parola

Con Francesco Bearzatti al sax, il pianista e scrittore Claudio Cojanez firma undici brani di un jazz scarno ed evocativo. Un album dove la musica si intreccia con la letteratura, nel vivo ricordo dello spirito che animò gli anni '60.


di Marco Buttafuoco


“Il jazz per me è cercare ciò che perdemmo nascendo, ed è come la vita, rivelazione gioiosa e dolorosa di ferite e verità: è la voglia di cambiare il mondo. Il resto è esercizio di stile o, peggio, arredamento sonoro”. Così scrive il pianista e paroliere Claudio Cojaniz nelle note di copertina di questo insolito cd: parole che parrebbero tolte di peso da un disco degli anni ‘60, e non è un caso che il titolo faccia riferimento proprio a quella stagione di sogni e battaglie. 
 
Beat Spirit si compone di undici brani, nove dei quali si aprono con una voce recitante (Lorenzo Acquaviva) che legge versi scritti dallo stesso Cojaniz: per la precisione, alcuni frammenti dal suo libro Cobra 13. Pagine e parole pasoliniane, intrise di ricerca del sacro e della “santità e dell’innocenza sfumate”, che rievocano cose scomparse (fra queste “il sapore erbaceo del cabernet, il grasso del prosciutto, l’avventura, la narrazione orale”). Pagine e parole che sono invettive feroci sull’omologazione della scena artistica contemporanea. 
 
Dal punto di vista musicale il disco è basato sulle roventi improvvisazioni di Cojaniz al piano e di Francesco Bearzatti al sax e al clarinetto. Echi di blues e gospel, di musica contemporanea europea, sequenze free, i numi tutelari di Monk, Abdullah Ibrahim, Coltrane. Musica scabra, ma che non perde mai la tenerezza, influenzata in pari quantità dall’avanguardia e dalla tradizione.
“Monk illumini le mie mani - recita una delle liriche – Bach protegga la tastiera del mio pianoforte / il Blues, ombra materna non mi abbandoni mai. / Tra il profumo del rosmarino / e la durezza della pietra / nei canti del mare e del deserto / sento di poter svolgere finalmente il mio compito “. Un percorso che si chiude con il canto spigoloso di una Habanera per solo piano.



Tags: Abdullah Ibrahim, Beat Spirit, Claudio Cojaniz, Cobra 13, Franceco Bearzatti, jazz, John Coltrane, Marco Buttafuoco, Marco Buttafuoco, Thelonius Monk,
01 Aprile 2010

Oggetto recensito:

Beat Spirit, Claudio Cojaniz e Francesco Bearzatti, Caligola

giudizio:



6.03
Media: 6 (3 voti)

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