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MUSICA - JAZZ

Zavalloni, voce e respiro

Torna una delle più grandi cantanti del nostro jazz, e non solo. In Donna di Cristallo la Radar Band accompagna una performance ispiratissima della mezzo soprano bolognese, alle prese anche con la stesura dei testi. Un'interpretazione, la sua, che nulla nasconde al microfono, nemmeno le imperfezioni


di Marco Buttafuoco

 


Si rischia sempre la banalità a parlare di Cristina Zavalloni. Di ripetersi, scrivendo una volta di più del suo virtuosismo che le permette di frequentare il repertorio di Monteverdi come quello di John Cage, di Lennon e McCartney, come quello degli standard del jazz o della pop music. O della sua carica emotiva, tutt’altro che celata da una tecnica vocale strabiliante. Potrei semplicemente affermare che è la migliore voce femminile italiana, che è la Cathy Berberian dei nostri giorni, consigliare l’ascolto di questo suo bellissimo disco, e di altri due o tre, soprattutto il precedente Solidago, dedicato alla musica di Charles Aznavour, e sbrigare così la pratica di una recensione fin troppo semplice.
 
La Donna di Cristallo è, infatti, praticamente impeccabile. La mezzo soprano bolognese è al suo meglio, il gruppo che la accompagna, la Radar Band, suona benissimo sia nelle parti di accompagnamento vero e proprio, curate dalla penna rigorosa di Cristiano Arcelli, sia nei soli improvvisati che i musicisti si concedono nei vari brani (particolarmente efficaci quelli del trombettista Fulvio Sicurtà, capace di far sentire, in un linguaggio personale, echi tanto di Lester Bowie quanto di Chet Baker), Il disco è perfettamente equilibrato nella sua miscela di brillantezza e drammaticità, di ironia e tristezza, di raffinatezza un po’ snobistica e capacità di comunicazione.
 
Tutto qui? No, ovviamente. Ci sono diversi altri elementi da sottolineare, anche se qualcuno potrà apparire marginale. La prima è che La Donna di Cristallo è un progetto nella quale la Zavalloni ha messo non solo la sua capacità vocale (e, diciamolo pure, teatrale) ma anche la sua sensibilità di compositrice e di autrice di versi, non solo in italiano. I risultati talora di devastante impatto emotivo come nelle due tracce di X E.B, scarna, struggente trenodia dedicata alla memoria di Enzo Baldoni, il blogger umbro che nel 2004 trovò la morte in Iraq.
 
L’unico brano non autografo, presentato non a caso come bonus track, è You’re My Thrill, un vecchio standard a lungo frequentato da Helen Merrill, la più europea (e, a mio parere, anche la più grande) delle cantanti bianche di jazz. Una grande interprete, cui la Zavalloni ammette di essersi ispirata per quella sua capacità di raccontare con aplomb, con un’eleganza apparentemente algida, un incontenibile subbuglio interiore.
 
L’ultima annotazione, quella che annunciavo sopra come apparentemente marginale, riguarda la tecnica di incisione che la Zavalloni usa nei suoi dischi. A differenza di qualsiasi altro vocalist, infatti, non cancella le tracce del suo respiro né altre imperfezioni. Si sente sempre chiaramente il momento in cui l’interprete prende fiato fra i versi e le parole. Si sente la fisicità, la corporeità del canto. Il respiro è un elemento del tessuto ritmico ed armonico dei brani. Scelta singolare e rapinosa, in una cantante che fa della raffinatezza, dell’eleganza apparentemente algida il suo personale marchio. Un bel disco davvero, come prova il fatto che la prima tiratura sia già andata esaurita e sia andato in ristampa.



Tags: Donna di Cristallo, egea, Enzo Baldoni, jazz, Marco Buttafuoco, recensione, Zavannoni Cristina,
05 Dicembre 2012

Oggetto recensito:

Cristina Zavalloni & Radar Band, Donna di Cristallo, Egea 2012

 

giudizio:



2.07
Media: 2.1 (1 vote)

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