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WEEKEND - STORIA

Sempre gli stessi discorsi

Grande successo di vendite per i discorsi di Mussolini su iPod (poi ritirati dal commercio, ma non per scrupoli etici). Chi ha avuto la "fortuna" di ascoltarli dal vivo si chiede il perché


di Carlo Augusto Viano


Pare che i discorsi del duce – messi in vendita come applicazione per l’iPod e ritirati solo per ragioni di diritti commerciali – riscuotano successo. Perché? viene da domandarsi; e toccherà a sociologi ed esperti di pubblico indagare. Io quei discorsi li ho sentiti quando furono pronunciati, in casa alla radio, nelle piazze e a scuola, dove venivano ritrasmessi.
In un certo senso devo perfino esser grato a quei discorsi, perché, accolti in casa con sdegno, sghignazzi e lacrime (le lacrime di nonne e mamme all’annuncio dell’entrata in guerra), imparai per tempo che masse, popoli, capi e partiti non hanno sempre ragione, che si può pensare in modo diverso dalle maggioranze dominanti e dai propri insegnanti. Li vidi anche quei discorsi, da lontano, come poteva accadere a un ragazzo portato all’adunata dalla scuola. Li ho rivisti poi, nei filmati d’archivio dell’Istituto Luce, che hanno resi visibili le smorfie, il broncio sporto in fuori e i gesti di un personaggio prepotente e insicuro, come quell’altro a Berlino.
 
Si poteva credere che i filmati Luce avessero definitivamente tolto credito alla retorica di Mussolini, alla sua forza del tutto apparente e alle formule vuote, che poi faceva scrivere su tutti muri e perfino sulle pareti delle montagne. Si poteva anche pensare che i personaggi politici venuti dopo si fossero resi conto che è perfino pericoloso farsi vedere da vicino, come accade con la televisione, e che abbiano misurato i propri gesti; o forse era soltanto la conseguenza di storie e mentalità diverse. Così i capi al balcone sono scomparsi, seguiti da generazioni di politici che parlavano come parroci o dissertavano come professori.
Quando questi furono venuti a noia, i giovani del sessantotto riscoprirono i dittatori, da Mao a Castro, che, imbevuti com’erano di tradizioni locali e di internazionalismo marxista, erano diversi dall’agitatore romagnolo; ma di quei dittatori piacevano gli slogan. Gli slogan tengono insieme la famiglia dei dittatori; non che gli altri non li usino, ma i dittatori li esibiscono. Si diceva “le masse hanno sempre ragione” o si gridava “servire il popolo”, ma i calchi erano quelli là.
 
Adesso una parte della retorica del duce, quella popolaresca e minacciosa, rivive nei discorsi della Lega, soprattutto del suo capo, che però non finge neppure di avere la cultura aulica (cosa che conduceva Mussolini a grossolani strafalcioni), accontentandosi di reminiscenze storiche valligiane. L’altro, che condivide con il duce il compiacimento di sé, preferisce uno stile dimesso, da venditore porta a porta e da frequentatore di cabaret.
Rispetto a queste offerte che cosa rappresentano i vecchi discorsi del duce, visto che la ricerca storica non pare la pratica assidua dei fissati dell’iPhone? A costoro dicono qualcosa i riferimenti e le parole d’ordine che quei discorsi contengono? È difficile crederlo; forse sono un’attrattiva la teatralità del personaggio e la stessa lontananza delle cose che gli si sente dire.


Tags: benito mussolini, Carlo Augusto Viano, discorsi, dittatori, fascismo, fidel castro, iphone, ipod, lega, mao, marxismo, retorica, slogan, storia, umberto bossi, ventennio, weekend,
05 Febbraio 2010

Oggetto recensito:

i discorsi di mussolini su ipod

giudizio:



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