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TEATRO

I Muta Imago e l'oblio

Lev è un reduce di guerra che ha perso la memoria e scrive per cercare di ricordare. Una delle più solide compagnie di teatro contemporaneo, appena insignita del Premio Ubu, porta in scena la sua storia


di Anna Colafiglio


“La domanda di base è: un uomo è dato dalla somma dei suoi ricordi, o un uomo esiste a prescindere dal suo passato?” (Claudia Sorace) 
  
Lev Zasetskij è stato un reduce di guerra: nel 1943, una scheggia gli aveva perforato il cranio portandogli via tutti i ricordi. Lev non aveva più memoria ma, nonostante questo, scriveva. Scriveva, e nelle pagine del suo diario troviamo tutta la forza della sua lotta contro l’oblio, il suo tentativo di ricostruire ciò che era stato per tornare ad essere quell’uomo che non conosceva più. Per portare a termine questa titanica impresa (irrealizzabile, ma lui non lo sapeva), accanto a Lev e assieme a lui operava il neuropsichiatra russo Alexander Lurija, che per trent’anni ha seguito il suo incredibile caso. 
 
lev interna.jpgI Muta Imago partono da questa vicenda per mettere in piedi uno spettacolo impossibile da razionalizzare, del quale è difficile scrivere: la parola a volte non può esprimere quello che lo stomaco urla. Lurija rivive in forma di voice-off; Lev (il bravissimo Glenn Blackhall) si muove in uno spazio segnato dalla luce, su un tappeto di farina bianca. Il suo è un universo frammentario e frammentato, fatto di ricordi improvvisi e fuggevoli: Lev ricorda per un attimo, ma subito dopo dimentica. Tre lastre di plexiglas e tre lampade appese al soffitto sono gli strumenti sui quali agisce; non una parola. Un gioco incalzante di proiezioni e fasci di luce, rumori assordanti, nuvole di polvere; Lev ritrova per un attimo scampoli di identità, la farina crea e cancella seduta stante, i ricordi scompaiono.
Lo spettacolo è un tripudio per gli occhi e una scarica elettrica per il cervello. Bello, sconvolgente e coinvolgente. Lev è il secondo capitolo di un percorso che i Muta Imago hanno iniziato nel 2007 con il bellissimo (a+b)³, storia di una coppia di amanti separata dalla guerra: lui parte per il fronte, lei traccia i contorni della sua ombra sul muro, nel vano tentativo auto-ingannatore di trattenerlo con sé (Plinio il Vecchio docet).
E poi? “Ho capito che Lev era b, - dice Claudia Sorace - che non era morto in guerra ma semplicemente aveva dimenticato, e quindi non riusciva a tornare dalla sua lei”. 
 
Freschi di Premio Speciale Ubu, meritatissimo e dovuto riconoscimento, i romani Muta Imago sono una delle realtà più forti e promettenti della contemporaneità: un gruppo solido e capace, che finalmente ci lascia ben sperare sulle sorti del dormiente teatro italiano.
Con Lev, Muta Imago porta in scena uno spettacolo esatto, che tocca le corde giuste, che fa male e che acceca; che, per dirla banalmente ma efficacemente, emoziona davvero. Da non perdere.



Tags: anna colafiglio, Anna Colafiglio, contemporaneo, lev, muta imago, ricordi, sperimentazione,
10 Marzo 2010

Oggetto recensito:

LEV, MUTA IMAGO

Dove e quando: Fermo, Teatro dell’Aquila, 12 marzo; Rovigo, Opera Prima Festival, Teatro Studio, 7 maggio
Locandina: ideazione, Glenn Blackhall, Riccardo Fazi, Claudia Sorace, Massimo Troncanetti; drammaturgia e suono, Riccardo Fazi; realizzazione scena, Massimo Troncanetti; abiti, Fiamma Benvignati; in scena, Glenn Blackhall; produzione, Muta Imago, Ztl-pro / Santasangre – Kollatino Underground
Muta Imago: nasce a Roma nel 2004 dall’incontro tra Riccardo Fazi, drammaturgo, Claudia Sorace, regista, Massimo Troncanetti, scenografo. Dal 2006 collabora con l’attore Glenn Blackhall. Il gruppo è vincitore del Premio Speciale Ubu 2009, assieme a Santasangre, Babilonia Teatri e Teatro Sotterraneo, “gruppi guida dell’attuale cambio generazionale, per la loro capacità di rinnovare la scena mettendo alla prova la tenuta del linguaggio e facendo emergere gli aspetti più inquieti e imbarazzati del nostro stare nel mondo attraverso l’uso intelligente di nuovi codici visuali e linguistici”

giudizio:



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