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TEATRO

Il Reality a teatro

La cronaca quotidiana di Janina Turek, casalinga di Cracovia che da quando perde il marito senza un vero motivo sceglie di registrare ogni sua piccola mossa. Daria Deflorian e Antonio Tagliarini riscrivono e rivivono per la scena i diari lasciati in eredità da una donna - solo apparentemente - "qualunque"


di Sergio Buttiglieri

foto di Silvia Gelli


Pontormo, uno dei protagonisti assoluti del nostro manierismo, aveva l'abitudine di annotare sul diario ogni minuzia; un "vizio" che lo accomuna al personaggio femminile realmente esistito al quale è ispirata la performance Reality ideata e prodotta dal duo Daria Deflorian e Antonio Tagliarini. La figura della polacca Janina Turek, un'anonima casalinga di Cracovia che per oltre cinquant’anni ha annotato con inchiostro blu scuro tutto quello che le accadeva, fin nei minimi dettagli, riempiendo 748 quaderni di colori diversi a seconda degli anni, trovati solo dopo la sua morte da una figlia incredula. Qual è il senso di registrare tutto ciò? Di annotare minuziosamente, come faceva Pontormo, anche quel che si è mangiato ad ogni pasto? Scrivere tutte le piccole cose che costruiscono la nostra vita e che normalmente non rientrano nelle cronache, perché non ritenute interessanti o pertinenti al registro degli “avvenimenti”?
 
Eppure, e questo è il tentativo, riuscito, di svelamento dei due attori/registi: siamo fatti di queste piccole cose, di questi non-eventi, della somma di un numero infinito di particolari insignificanti che però formano la nostra memoria, il nostro carattere. E i due attori, con quell’aria scherzosa e quel fare non impostato, quasi stessero provando a rivivere le non-azioni di Janina, riescono a catapultarci nelle sue quotidiane emozioni, che poi sono anche le nostre. Si comincia dalla ricostruzione dei suoi ultimi momenti di vita - di come sia caduta a terra dopo un infarto, di cosa stesse osservando mentre si spegneva “su quell’asfalto dell’Est che è un po’ come da noi, ma è tutto un po’ diverso” - per poi proseguire con un dilatato flash back, cercando di mettere in luce la scena madre da cui si e' generata questa sua ossessione catalogatrice.
 
reality2.jpgPer Janina, forse, tutto ha inizio dopo che, appena ventenne, rientra a casa e si accorge che suo marito era stato preso dalla polizia e portato chissà dove, non l'avrebbe rivisto mai più. E' stato da allora che, colpita da un trauma che l’ha resa orfana di affetto, ha cominciato a segnare tutto. Dopo aver visto sparire la cosa più importante della sua vita, Janina ha avuto il bisogno di tenere sotto controllo tutto quello che ha a che fare con se stessa, non voleva perdere di vista nient’altro...
 
Ma siccome "anche solo pensare di telefonare a qualcuno la domenica è imbarazzante e maleducato, sembra che non hai nessuno” questo Janina non lo fa: continua ad osservare gli altri passare davanti alla sua finestra e a catalogare in terza persona la sua solitudine.
Lungo questa vita anonima, un giorno qualsiasi, sull’autobus, per caso, Janina incontra Tadeus Kantor, il grande maestro del teatro contemporaneo, di ritorno da una tournèe europea per La Classe Morta - il suo capolavoro e, da un certo punto di vista, anche l'emblema della non-azione di Janina.
 
Tutto ciò lo scopriamo attraverso il reportage di Marius Szczygiel, edito in Italia nel 2011 da Nottetempo. Una vita che sarebbe stata relegata nell’oblio, o perlomeno archiviata in uno scaffale, se a Daria Deflorian (Premio UBU 2011 come miglior attrice dell’anno) e a Antonio Tagliarini non fosse venuto in mente di metterla in scena al Teatro Pim Off di Milano, scuotendo il pubblico dal torpore delle recite di repertorio che in genere le sale amano scambiarsi, da Stabile a Stabile.
 
Qui non viene rappresentato un grande classico in cui ritrovarsi: no, c’è il nostro banale quotidiano, quello che dimentichiamo subito dopo averlo vissuto, sicuri che la vita è altro, qualcosa che stiamo realizzando nel lungo periodo, magari sgomitando per non farci travolgere e che non c'entra niente con le nostre apparentemente futili incombenze quotidiane.
 
Janina probabilmente non aveva letto Perec, né i diari di Pontormo, però ha proposto una sorprendente esperienza che Reality ci restituisce in pieno. Il punto è: viviamo o fingiamo di vivere? Lo affrontano i  bravissimi performer tramite un calzante parallelo con il teatro balinese, famoso per la certosina preparazione degli attori dietro ad un telo per mostrarci le ombre. Non la realtà ma le ombre, delle quale spesso ci accontentiamo. Ma forse Platone lo aveva già scoperto con il suo mito della caverna…"la realtà non è che una possibilità, debole e fragile come tutte le possibilità” (William Burroughs).



Tags: Antonio Tagliarini, Cracovia, Daria Deflorian, Janina Turek, reality, recensione, Sergio Buttiglieri,
21 Marzo 2013

Oggetto recensito:

Reality, di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini

Prossimamente: 23 marzo, teatro Manzoni, Calenzano; 6/7 aprile, teatro Palladium, Roma: 12 aprile Teatro Secci, Terni; 20 aprile, Teatro Comunale, Casalmaggiore

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