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TEATRO

La Medea delle Camorre

La tragedia euripidea spostata in terra campana: La Madre che dà il titolo allo spettacolo è la donna del boss Francesco Schiavone, detto Sandokanne. Per vendicarsi di abusi e tradimenti rovinerà i suoi figli, facendo bere loro del vino. La prima, feroce regia firmata dal drammaturgo Mimmo Borrelli


di Anna Colafiglio

 


Già l'ingresso ha il sapore di un pellegrinaggio inverso, oscuro, capovolto nella sua valenza salvifica, in nome di un viaggio nei meandri del lato buio dell'uomo, pronto a svelarsi in un contesto rituale ribaltato e distruttivo. Si passa per il retropalco senza luci, si salgono le strette scale che portano al budello in cui si svolge l'azione: un luogo fortemente simbolico e, nel contempo, di un'immediata concretezza che ha il retrogusto doloroso di un pugno nello stomaco.
 
In quest'antro vive Maria Sibilla Ascione, una matta barbona che narra i suoi tormenti ai gatti, rievocando la tragedia del suo passato; una novella Medea, figlia di un camorrista del casertano, vittima sin dall'infanzia di atrocità maschili, a opera di suo padre, prima, e del suo uomo poi. Da bambina, Maria Sibilla viene regolarmente nutrita con i pomodori coltivati dal padre, imbottiti di estrogeni che ne accelerano la crescita; ciò le provoca una prematura comparsa del ciclo mestruale.
 
L'arrivo di Francesco Schiavone, detto Sandokanne, dà il colpo di grazia alla sua già sofferta esistenza: per lui, Maria Sibilla compie i più efferati delitti, fino a quando, incinta, si rifugia a Cuma, la terra dei suoi nonni. Chiusa in un putrido bunker e vittima dei reiterati lamadre2.jpgtradimenti del compagno, dopo falliti tentativi di aborto, la donna dà alla luce due gemelli; desiderosa di vendetta nei confronti dell'ignobile Sandokanne, prende ad allattare i neonati con il vino, provocando in loro il manifestarsi di deformità fisiche e mentali.
 
"La mia Medea - dichiara il regista - non ammazza i figli ma li devasta, deforma la stirpe di Giasone col vino". Chiusi in un antro/utero lurido e fangoso, che ospita "un'umanità in decomposizione, messa lì a fermentare", i figli deformi di Sandokanne crescono celati agli occhi del mondo, vegliati da una madre che è la causa stessa della loro rovina. Due personaggi giunti dall'esterno, emblematicamente chiamati Adamo ed Eva, saranno i soli a salvarsi da questo quadro di umanità marcescente.
 
Il tormentato finale chiude il cerchio della vendetta: sarà proprio il novello Giasone a sparare, inconsapevolmente, ai suoi due figli insani, mandati dalla mamma-Medea con quel preciso intento di morte. La bocca dell'antro si chiude su un Sandokanne disperato e in catene, condannato a vivere con quel senso di colpa che si configura come il peggiore dei supplizi.
 
Si stenta a crederci, ma Mimmo Borrelli è alla sua prima regia; drammaturgo già premiato per 'Nzularchìa (2005) e 'A Sciaveca (2009), Borrelli si fa demiurgo e interprete di un'esperienza che richiama le origini rituali del teatro e la catarsi aristotelica della tragedia classica, dalla quale esplicitamente trae ispirazione. La trama perversa de La Madre si snoda tra i versi cadenzati e ritmati del dialetto flegreo, lingua arcaica e materica, portatrice di una musicalità talmente intensa da risultare efficace anche nei momenti di inevitabile incomprensione letterale.
Ottimi tutti gli interpreti, ulteriori colonne portanti di uno spettacolo che, lo stesso Franco Quadri, non esitò a definire "un capolavoro".



Tags: 'A Sciaveca, Anna Colafiglio, camorra, Francesco Schiavone, La Madre, Medea, Mimmo Borrelli, recensione, Sandokanne, teatro,
14 Giugno 2012

Oggetto recensito:

La Madre ('I figlie so' piezze 'i sfaccimma), testo e regia di Mimmo Borrelli

In scena: Milvia Marigliano, Mimmo Borrelli, Serena Brindisi, Agostino Chiummariello, Gennaro Di Colandrea, Geremia Longobardo.
 
Il resto della locandina: scene di Luigi Ferrigno, costumi di Enrico Pirozzi, luci di Cesare Accetta, musiche di Placido Frisone; adattamento delle musiche alla scena: Antonio Della Ragione; assistente alla regia: Michele Schiano di Cola; assistente alle scene: Armando Alovisi.
 
Produzione: CRT Centro di Ricerca per il Teatro e Teatro Stabile di Napoli, in collaborazione con Marina Commedia Società Teatrale.
 
Visto al: CRT Teatro dell'Arte, Milano
 
Inquietanti curiosità: oltre che dalla Medea di Euripide, la trama dello spettacolo trae ispirazione da due fatti realmente accaduti in territorio campano: quello di una bambina, il cui primo mestruo si manifestò in tenerissima età a causa dei pomodori, coltivati dal padre e ricchi di estrogeni, di cui regolarmente si nutriva, e quello di una contadina che, per superstizione, aveva avvinazzato i suoi figli neonati rendendoli dementi.

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