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TEATRO DANZA

L'immortale danza di Pina Bausch

A quasi due anni dalla scomparsa della coreografa, il Tanztheater Wuppertal continua a portare in giro il suo Vollmond (luna piena): attorno a un grande masso i ballerini si stringono, lottano, si corteggiano sotto una pioggia battente. L'inno alla vita definitivo di una grande


di Nicola Arrigoni


Pina Bausch è riuscita in quello che a molti grandi è risultato impossibile: ovvero proseguire il suo racconto sul e del mondo oltre la propria esistenza, e lo ha fatto lasciando in eredità i suoi splendidi danzatori e il suo Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, che per ora – a quasi due anni di distanza dalla scomparsa della coreografa – non dà segni di cristallizzazione. Per un repertorio coreografico o registico che continua in assenza dell’autore, la cristallizzazione è un percorso prima o poi inevitabile: la vita di un’artista come la Bausch è connaturata alla sua presenza e all’evoluzione del suo pensiero sul mondo. 
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In attesa di questo distacco inevitabile, ciò che accade con Vollmond è un incontro con una Pina Bausch ancora presente, in grado di raccontare con incredibile levità i rapporti fra uomo e donna, con attenzione partigiana verso una femminilità in cui gli opposti sembrano convivere. In questo senso Vollmond (luna piena) è un inno di vita per la danza, è la prova che la creatività persiste laddove s’è fatta atto d’amore. E proprio l’amore irruente, tenero, violento e dolce è il tema dello spettacolo, un’elegia a tratti attraversata da una sferzante ironia o caratterizzata da struggente malinconia. 
 
La scena è dominata da un enorme masso, elemento terrestre, simbolo totemico di appartenenza alla natura, sotto il quale scompaiono i danzatori, ma anche uno scoglio e un rifugio, un promontorio da scalare. Quel masso sta lì immobile e muto, mente intorno si affanna la vita, quegli uomini e quelle donne si sfidano e si coccolano, si amano e si odiano.
 
Su quelle coppie che si attraggono e respingono cade una pioggia prima debole e poi sempre più intensa. L’acqua – simbolo di fertilità ma anche liquido amniotico – domina tutto lo spettacolo, domina le due parti di Vollmond con il suo persistente battere che lucida l’enorme masso e inzuppa i costumi: l’acqua è bevuta da un calice, è gettata a secchiate in un gioco adolescenziale, riempie una sorta di piscina in cui i danzatori sguazzano e alla fine cade copiosa in un diluvio che annega. 
 
Vollmond procede per quadri, definisce coppie d’amanti, mostra la forza della donna nel ménage amoroso e l’impacciato relazionarsi degli uomini. Ci sono la sfida e il tenero abbraccio, il gioco buffo degli opposti: lei piccola e lui alto, lei irruente e lui timido, ci sono i cammei recitati dai senior della compagnia Nazareth Panadero e Dominque Mercie che condividono con Robert Sturm l’eredità e la gestione del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. 
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Vollmond
procede per quadri e adotta lo stilema della ripetizione come filo conduttore, una ripetizione che è solo apparente perché di mezzo c’è il tempo e forse la disillusione. Così se la prima parte dello spettacolo è giocosa e spensierata, la seconda si fa più cupa e intimista. Alla fine di Vollomond rimane impressa la staticità di quel masso e la liquidità di quell’acqua che modella, sferza e accarezza i corpi dei ballerini, due elementi di una danza autorale che sa essere struggente e ruvida, sa essere essenziale e ricca di sfumature, ma soprattutto racchiude in sé i segni di una contemporaneità che si tinge delle sfumature del classico.



Tags: luna piena, Nicola Arrigoni, Piccolo Strehler, pina bausch, recensione, Tanztheater Wuppertal, teatro danza, Vollmond,
21 Aprile 2011

Oggetto recensito:

Vollmond, di Pina Bausch, con Tanztheater Wuppertal

La locandina: scene Peter Pabst, costumi Marion Cito; collaborazione musicale Matthias Burkert, Andreas Eisenschneider assistenti alla regia Robert Sturm, Daphnis Kokkinos, Marion Cito; interpreti Pablo Aran Gimeno, Rainer Behr, Silvia Farias Heredia, Ditta Miranda Jasjfi, Dominique Mercy, Nazareth Panadero, Helena Pikon, Jorge Puerta Armenta, Azusa Seyama, Julie Anne Stanzak, Michael Strecker, Fernando Suels Mendoza; musiche Amon Tobin, Alexander Balanescu con Balanescu Quartett, Cat Power, Carl Craig, Jun Miyake, Leftfield, Magyar Posse, Nenad JeliÄ, René Aubry, Tom Waits
Produzione: Tanztheater Wuppertal Pina Bausch
Visto al: Teatro Strehler di Milano

giudizio:



9
Media: 9 (3 voti)

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