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TEATRO

Tartufo a chi?

Il classico di Molière riportato in scena da Carlo Cecchi: fedele (nella traduzione di Cesare Garboli) senza essere antiquato, frizzante e moderno senza bisogno di stravolgimenti. Ma con una sorpresa: l'ipocrita non è quello che normalmente si crede


di Giulia Stok


Se un libro prende la patente di classico quando si capisce che “non ha mai finito di dire quello che ha da dire”, nel caso di una pièce teatrale le cose si complicano, poiché la responsabilità non è più del solo testo, ma anche di chi lo mette in scena. La storia di Tartufo, il servo che inganna il ricco Orgone facendosi credere uomo pio e saggio, un esempio moralizzatore per l’intera famiglia, e finisce invece per accettarne la figlia in sposa, insidiarne la moglie e farsi intestare l’intero patrimonio, concorre sicuramente al titolo di classico. La versione del testo di Molière firmata da Carlo Cecchi ha vinto la sfida: si guarda lo spettacolo con lo stesso gusto che dovevano provare gli spettatori del Seicento, senza che ci sia stato bisogno di un’esasperata riscrittura per renderlo moderno.
 
Anzi, è palese che Tartufo proviene da un’altra epoca: nelle scene, nei costumi e nel testo stesso, proposto nella storica traduzione di Cesare Garboli, che comprende addirittura brani in rima. Ma tutto è nitido e senza fronzoli: le scene spoglie ma caratterizzate efficacemente da pochi arredi in damaschi rossi; gli eleganti ma semplici costumi dei protagonisti; e soprattutto la dizione e il ritmo del testo, recitato in modo così chiaro e sciolto che il suo messaggio emerge attuale, lieve e corrosivo, senza che le due ore piene di spettacolo pesino in alcun modo.
 
Carlo Cecchi è bravissimo nel rendere l’evoluzione del personaggio Orgone, dai toni cantilenanti e strascicati della prima parte, in cui è una sorniona caricatura dell’alta società, fino al sussulto di umanità dopo la presa di coscienza dell’inganno. Però sono le interpreti femminili a dare il meglio, con la presenza scenica straordinaria di Licia Maglietta (conosciuta al grande pubblico per i film di Soldini, Pane e tulipani e Agata e la tempesta), che interpreta una bella e fiera Elmira, e la spassosa, napoletanissima Antonia Truppo nelle vesti di Dorina.
Si dice che Tartufo sia l’ipocrita per eccellenza. In realtà, come avverte Carlo Cecchi invitando alla riflessione gli spettatori, non è esattamente così: è più che altro un povero che fa leva sull’ipocrisia altrui per fare fortuna. Per lui l’ipocrisia è un mezzo per raggiungere uno scopo, non uno stile di vita, come invece per le sue presunte vittime. Emblematica al riguardo la risposta di Orgone alle proteste della figlia, che rifiuta di immaginarsi felice al fianco di Tartufo: “Ma io voglio che questa sia la verità”.


Tags: carlo cecchi, dorina, Giulia Stok, ipocrita, licia maglietta, moliere, soldini, tartufo,
10 Dicembre 2009

Oggetto recensito:

TARTUFO DI MOLIÈRE, REGIA DI CARLO CECCHI, CON CARLO CECCHI E LICIA MAGLIETTA

Prossimamente in scena: 9-10/12, Como; 11/12, Marmirolo; 12-13/12, Teatro Valli, Reggio Emilia; dal 15/12 al 20/12,Teatro Biondo, Palermo; 21/12 Noto; 11-12/1, Monfalcone (Go); dal 13/1 al 16/1, Teatro Nuovo, Udine; 19-20/1, Cattolica (Rn); 23-24/1, Foggia; 25-26/1, Bitonto (Ba); 29/1, Pontedera (Pi); 30-31/1, Colle Val d’Elsa (Si); 2/2, Porto S. Elpidio (Fm); dal 3/2 al 7/2, Forlì; dal 9/2 all’11/2, Pavia
Gli altri interpreti: Elia Schilton (Tartufo), Angelica Ippolito (Madame Pernella), Antonia Truppo (Dorina), Roberto De Francesco, Francesco Ferrieri, Rino Marino, Barbara Ronchi, Diego Sepe
Costumi: di Sandra Cardini, notevoli e significativi soprattutto per i personaggi femminili che ruotano intorno a un grigio Orgone. In rosso sfila una provocante e orgogliosa Elmira, la moglie, oggetto del desiderio di Tartufo ma solida nella sua moralità; in nero madame Pernella, la madre che ha ormai abbandonato le lusinghe del mondo, ma più per necessità anagrafiche che per conversione sincera; in rosa Marianna, la figlia giovane e priva di polso; in giallo una solare e concreta Dorina, la serva, voce del buon senso e personificazione della sincerità
Scene: di Francesco Calcagnini
Produzione: Teatro Stabile delle Marche / Teatro Stabile di Napoli
Cesare Garboli: scrittore, saggista e critico letterario, è stato il più originale traduttore dei testi di Molière in Italia. Alla sua versione del Tartufo, secondo Carlo Cecchi, si deve gran parte del successo dell’opera
La scena più divertente/1: quella in cui Orgone rivela alla figlia l’intenzione di farle sposare Tartufo, e Dorina interviene per aiutarla
La scena più divertente/2: la finta seduzione di Tartufo da parte di Elmira, alla quale Orgone assiste nascosto sotto il tavolo
giudizio:



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