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TEATRO

Una Madonna casalinga

Arianna Scommegna presta voce e volto alla Mater Strangosciàs, una delle ultime opere del grande drammaturgo Giovanni Testori messa in scena dal regista Gigi Dall'Aglio. E' una Maria contadina, con le mani in pasta, che grida il suo dolore in dialetto, rappresentazione molto concreta di un'epifania cristiana 


di Nicola Arrigoni

 


E’ il dolore di una madre umanissima che interroga l’assenza del suo figlio ‘trafitto e trafittato’; è il chiedersi il perché di tanta sofferenza mentre le mani preparano un pane con le sembianze del Cristo. La Madonna di Mater strangosciàs di Giovanni Testori è una popolana, colta nella sua cucina, è una contadina della bassa che sferruzza con al fianco quell’ 'agnolo Gabriello' che imbraccia una fisarmonica e accompagna col suo canto il pianto di una madre.
 
La Mater testoriana è Arianna Scommegna che, diretta da Gigi Dall’Aglio e affiancata alla fisarmonica da Giulia Bertasi, si mette alla prova di nuovo con la scrittura poetica e la lingua inventata dei Tre Lai. Dopo la seduzione provocante di Cleopatràs, tocca ora alla Madonna, non ai piedi del corpo di Cristo sotto il sudario come vorrebbe il poeta, ma impegnata in atti domestici secondo intelligenza registica.
 
Quell’impastare un pane, quella Veronica che altro non è che uno straccio da cucina, quel fare e tribolare da massaia sono l’urlo di dolore della Madonna contadina, di una matericità che si incide nella carne e nel volto della Scommegna. L’interprete modula voce e mimica assumendo ora pose di ieratica bellezza artistica, ma anche atteggiamenti ed espressioni che si rifanno ad un’antropologia popolare, consegnata ai quadri di Bosch o a certi volti del miglior Ermanno materscomegna2.jpgOlmi.
 
La regia di Gigi Dall’Aglio trasforma le parole in azioni, dà sudore e carne a quella lingua impastata di dialettismi, francesismi, latinismi: una lingua che racconta lo sgomento davanti alla morte, che dice della trasformazione cui invita lo scandalo del sacrificio del Cristo, dice di un rivolgersi agli spettatori di un teatro che è coro, se non orante, almeno compartecipe alla ‘rivoluzione’ del messaggio cristiano.
 
A non rendere la vita "na ciavada’" è il chinare la testa, è il perdonare che – sta qui lo scandalo? – può dare un senso anche al dolore di una madre che piange il figlio morto. Giocando la messinscena di questa lauda padana fra fornelli e brandelli di sipario rosso fiammante, c’è una tessitura di gesti e toni recitativi, una tenuta drammatica che conferma Arianna Scommegna grande attrice testoriana, attrice che sa piegare corpo e voce alla parola poetica, parola che porge alla platea interrogandola.
 
Gigi Dall’Aglio – dal canto suo – si conferma metteur en scène intelligente e mezzo interpretativo al servizio dell’autore e del pubblico che alla fine commosso e partecipe applaude all’umanissimo dolore di una madre che piange quel figlio tanto umano da essere Dio incarnato.



Tags: Arianna Scommegna, Bosch, Ermanno Olmi, giovanni testori, Mater strangosciàs, Nicola Arrigoni, piece, recensione,
04 Ottobre 2012

Oggetto recensito:

Mater strangosciàs, di Giovanni Testori, regia di Gigi Dall'Aglio

Visto a: Stagno Lombardo, 21 luglio 2012.

giudizio:



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