Il centro lavoratori del sindacato dedicato ai migranti è una scialuppa di salvataggio per molti. Abbiamo recensito quello di Bologna
di Alessandra Testa
È un po' nascosto, ma tutti quelli che vengono da lontano sanno come trovarlo.
È piccolo piccolo, proprio come ci si sente quando si arriva in terra straniera. Ma il poco spazio, in fondo, predispone gli animi: ci si sente, infatti, immediatamente più vicini.
Del resto, lo spiegava alla perfezione un cartello esposto in una delle tante piazze “gialle” nel giorno del primo sciopero degli stranieri, lo scorso primo marzo: "Da vicino, nessuno è straniero".
È proprio questo il microscopico, e allo stesso tempo enorme, segreto del centro lavoratori stranieri della Cgil di Bologna che, con parole semplici, ogni giorno dimostra come, a volerlo, la convivenza sia davvero possibile. Di luoghi del genere, la Cgil ne ha aperto uno in ogni capoluogo di provincia. I più attivi sono a Bologna, Milano, Torino, Napoli e Bari, ma dappertutto si cerca di fare il possibile per fare sentire gli stranieri un po' più a casa.
Visitiamo la sede di Bologna in una mattina di primavera, in fila ci sono una decina di stranieri. Una giovane africana con un bambino in braccio chiede aiuto per trovare lavoro mentre un ragazzo romeno cerca assistenza per la compilazione del modello unico. Tutte le spiegazioni le riceve nella sua lingua natia. Sotto le Due Torri il centro lavoratori stranieri della Cgil è una delle poche scialuppe di salvataggio per chi non ha legami nel nostro paese o ha l'umiltà di chiedere una mano per cercare un lavoro, imparare la lingua o districarsi fra gli enigmi della burocrazia che è troppo lenta per poter essere anche chiara. Traduzioni, aiuti per l'ottenimento del permesso di soggiorno sono solo alcune delle consulenze, tutte gratuite e a zero finanziamenti pubblici, che forniscono gli addetti agli sportelli e i tanti volontari che gravitano nella struttura. Molti di questi sono a loro volta stranieri e fanno la staffetta per assicurare che ogni settimana, o “alla bisogna” come dicono da queste parti, ci sia qualcuno in grado di parlare le tante lingue rappresentate in città, dal romeno al marocchino, dal bengalese al cinese.
Nato nel 1987, sull'onda delle prime migrazioni, quando il grosso degli stranieri era rappresentato dagli ambulanti - quelli che sulle spiagge della Romagna chiamavano vu cumprà - e da donne eritree - colf e prime badanti, che con il proprio lavoro finanziavano la guerra di liberazione dei mariti rimasti in patria - oggi il centro assiste una media di 300 stranieri al giorno. Si tratta per lo più di romeni perché la comunità romena, con 14.555 residenti, è la prima della provincia. Per numero seguono marocchini (13.492), albanesi (6.874), filippini (4.890), bangladesi (4.135) e tunisini (4.064), mentre è in costante aumento la presenza di moldavi, sri-lankesi, ucraini, polacchi e cinesi.
L'anima della struttura, colui che ci aiuta a ricostruire la storia dell'esperienza, è Roberto Morgantini, un ragazzo coi capelli e la barba bianchi e un sorriso che pare un abbraccio. Il centro fu lui a fondarlo, con l'idea di creare una piccola Camera del Lavoro anche per i migranti. “Al centro mettiamo le persone, i loro bisogni, non per forza il lavoro - spiega - Qui non serve essere iscritti, basta bussare, all'inizio venivano semplicemente perché non sapevano scrivere o perché avevamo creato una casella postale a cui farsi mandare la corrispondenza”. Di uomini come lui si spera ce ne siano tanti in Italia. Sa dire qualcosa in tutte le lingue e, se deve semplificare un concetto, usa le parole dirette di don Milani o Bertolt Brecht. Quando lo incrociano gli africani lo chiamano “fratello” e sono tante le donne che, se lo incontrano, lo stringono come fosse un parente. Ha una vena poetica e, ad un matrimonio misto a cui lo hanno voluto come testimone, ha fatto in modo fossero recitati alcuni versi di un poeta del paese dello sposo.
Sul blog dei corsi di italiano per stranieri che il centro organizza, come riferimento c'è proprio una frase di Don Milani: "Devo tutto quello che so ai giovani operai e contadini cui ho fatto scuola. Quello che loro credevano di stare imparando da me, sono io che l'ho imparato da loro. Io ho insegnato loro soltanto ad esprimersi mentre loro mi hanno insegnato a vivere". Alla maniera dell'educatore toscano, il centro stranieri della Cgil in questi 23 anni di vita ne ha fatta di strada. I suoi corsi di italiano, ormai organizzati in ogni quartiere, persino nel carcere della Dozza, dove si è riusciti a creare anche una biblioteca con centinaia di testi in italiano e nelle lingue più rappresentate fra le sbarre, spopolano. L'anno scorso gli iscritti sono stati addirittura 472. Ad insegnare solo volontari, professori in pensione, studenti, gente comune. Nessun costo di partecipazione, solo tanta umanità e modi che ricordano il bellissimo film del regista danese Lone Scherfig, Italiano per principianti.
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CENTRO STRANIERI CGIL DI BOLOGNA
Dov'è: il centro si trova in via del Porto 16/c, a Bologna
Sul web: http://italianoperstranieri.splinder.com
La fotografia: secondo l'osservatorio delle immigrazioni della Provincia di Bologna gli stranieri residenti in città e provincia sono 86.696, di essi 39.480 vivono nel capoluogo. Il 51,3% del totale è donna (dati aggiornati al 2008)
Commenti
Questo essere non fa altro
Questo essere non fa altro che sfruttare l'immigrazione, non ha mai aiutato nessun senza un scopo ben preciso, la sua reputazione e ben nota in tutti gli ambienti del sociale, a chi valeva verramente qualcosa e potava aiutare verramente gli immigrati lui non ha fatto altro che dare dei calci. Ora e arrivato il momento che questa gente venga messa da parte, e notizia fresca che finalmente questo essere e stato mandato via dalla cgil per cattiva conduzione del ufficio stranieri di Bologna, sia ringraziato Dio, che per altro lui era già in pensione da un tot di tempo ma percepiva ugualmente un stipendio da parte della cgil, per non parlare di tutti i giri poco chiari che intrateneva con vari personaggi dell'amministrazione pubblica ed anche al di fuori di essa, speriamo che la cosa vada finalmente in porto.
VERGOGNA ROBERTO MORGANTINI
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