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TEATRO

Già ai tempi di Goldoni andare in scena non era cosa da niente. Il commediografo ne ha dato saggio ne L'impresario delle Smirne, testo ficcante su un allestimento incompiuto declinato all'attualità dalla regia di Roberto Valerio, che ricompone i cinque atti originali in simultanea. E nel farlo, perde per strada un po' di umorismo


di Igor Vazzaz

Il Settecento veneziano non conosceva certo i tagli al Fondo Unico dello Spettacolo né le bizantine politiche culturali della futura Repubblica Italiana: ciononostante, allestir spettacoli, già all'epoca di Carlo Goldoni, rappresentava autentica impresa, dai rischi non limitati al mercato, quanto alle ubbie degli artisti, le cialtronate dei vari addetti ai lavori, gli sprechi assortiti d'un sistema pletorico malavvezzo al buonsenso.   È tra 1758 e 1759 che il commediografo veneto compone un testo ficcante, disincantata rappresentazione del coevo mondo dello spettacol
14 Marzo 2013

TEATRO

Prepotenti e materialisti, padri e padroni con le mogli e con i figli, sono tanto uomini che fanno anche le veci delle donne. I protagonisti della commedia di Goldoni portati in scena da Gabriele Vacis non parlano più il dialetto e giocano con i temi forti dell'attualità: dalla "difesa del territorio" ai tagli alla cultura


di Giulia Stok

Chiariamo subito una cosa: ad essere rusteghi, cioè incivili, sono solo gli uomini. Sono loro che spadroneggiano su donne e figli, sono loro che fanno del materialismo un’ideologia da difendere, sono loro che si spaventano se qualcuno osa desiderare per sé qualcosa in più di un maiale a tavola e di un tetto sulla testa, sono loro a diffidare dello straniero, sono loro a ripetere come un mantra “son padrone in casa mia”. E non se ne salva uno.   Metà Settecento, ultimi anni che Goldoni passa a Venezia, repubblica ormai in decadenza: la borghesi
28 Febbraio 2011