L'epidemia di tisi, l'amore, la morte e il pessimismo cosmico farebbero pensare a un epigono del Bufalino de La diceria dell'untore. E invece Gli Addii dell'autore sudamericano, pubblicati per la prima volta nel '54, è un lavoro ben diverso, un'opera di surrealismo tragico dove si rimane ammaliati anche senza capirci molto...
di Dario De Marco
Un sanatorio fuori dal mondo, un protagonista votato alla rassegnazione, ombre femminili che gli danzano attorno, medici infermieri e altre irreali comparse, l'amore e la morte, la tisi che non fa soffrire più di tanto ma che aspetta inesorabile in fondo al cammino. Che libro è? Ma certo, Diceria dell'untore, Gesualdo Bufalino. E invece no: si tratta di Juan Carlos Onetti, Gli addii. Certo la suggestione è forte, ma al di là dell'ambientazione, dell'epoca in cui sono stati scritti (nel 1954 Gli addii, mentre la Diceria, anche se uscirà nell'81, era sta
Se in scena veste i panni del Gran Mago, il primario pazzo del Sanitario della Rocca di Palermo, fuori Vincenzo Perrotta è il regista e l'autore di questo adattamento di Diceria dell'untore, il romanzo di Gesualdo Bufalino. Il protagonista Colui che dice io (un convincente Luigi Lo Cascio) racconta come è sopravvissuto alla malattia e all'amore
di Cristina Geninazzi
Diceria dell’untore è il romanzo d’esordio di Gesualdo Bufalino, che gli valse il successo e il premio Campiello nel 1981, e dal quale sono stati tratti un film nel 1990 e una interessante rivisitazione teatrale, firmata dal bravo Vincenzo Pirrotta. Ambientato nel sanatorio della Rocca sulla alture di Palermo la diceria è una testimonianza, il tentativo di un riscatto del protagonista, che, unico fra molti, è sopravvissuto all’“apprendistato di morte” della malattia; guarito e sbigottito, tornato vivo tra i vivi, ricorda e fa rivivere nel racc