In Cosmopolis il genio visionario di David Cronenberg si misura uno dei romanzi più duri e "difficili" dello scrittore contemporaneo americano. Rinchiuso in una limousine, un giovane miliardario (Robert Pattinson) vede il mondo crollargli addosso e non trova di meglio da fare che parlare. E parlare, parlare, parlare ancora...
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Tanto per circostanziare, ci si reca a vedere questo film come ad un incontro con due amori, di quelli che durano e non si dimenticano: il regista David Cronenberg (La mosca, Crash...) e, ancor più amato, lo scrittore Don DeLillo (non tutta la produzione, ma almeno Underworld e - soprattutto - Rumore bianco, a sua volta chiosato magistralmente da David Foster Wallace in Tennis, TV, Trigonometria, Tornado). Stabilite le coordinate ed esibite le credenziali, dimentichiamoci la trepidazione e concentriamoci sul film, che è l'incontro fra i due autori, con noi a fare da spett
Il film di Chris Weitz tratto dal best seller vampiresco della Meyer non è meglio del libro: personaggi piatti più di sogliole, interpreti meno espressivi della Bellucci, dialoghi assurdi e ridicolo a tutto spiano
di Alessandra Montrucchio
Si dice che per realizzare un buon film sia meglio partire da un brutto libro, e probabilmente è vero. A meno che non si sia Luchino Visconti, il quale sapeva trarre capolavori cinematografici da capolavori letterari, oppure Chris Weitz, il quale da una fetecchia letteraria è riuscito a trarre una fetecchia cinematografica. New Moon. E dire che, di spazio per qualche miglioramento, i libri di Stephenie Meyer ne lasciano: perché sì, la signora ha avuto un’idea geniale (Romeo e Giulietta in chiave emo), ma non è certo una virtuosa della scrittura. Chi non