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Pausa Pranzo

Brutto anatroccolo, il sapore dei vecchi navigli

La zona di Milano è quella, ma lo stile è tutt'altro che fighetto. Cotoletta fatta al momento, pasta e fagioli, trippa e bollito: cucina, atmosfera e prezzi da osteria popolare


di Roberto Parodi

Non troverete modelle e manager in questo raro reperto originale di una Milano anni settanta. Via Torricelli è una trasversale del naviglio pavese, anche lei cambiata ben poco nell’ultimo secolo. All’ingresso, cartelli perentori ricordano che i telefonini e le carte di credito non sono esattamente graditi e il primo vantaggio è che ai tavoli nessuno smanetta al blackberry o discute scompostamente al cellulare.
Uno dei pregi del Brutto Anatroccolo è la coerenza. Da 25 anni queste mura, che prima ospitavano la “Clinica” una delle più vecchie birrerie di Milano, non sono cambiate per niente. Alle pareti, grandi manifesti anni ‘40 che informano su cosa fare in caso di incursione aerea e di ricovero nei rifugi attireranno subito il vostro sguardo, così come una melanconica Edith Piaf che sorride agli avventori.
 
Nonostante l’affluenza non ci si sente mai abbandonati in questo ristorante dove i tre soci lavorano nelle sale e la cucina è regno incontrastato di un paio di signore dotate di innegabili qualità culinarie. La clientela è trasversale, con prevalenza di studenti e gente della zona e dove i maglioni battono nettamente le cravatte. Il taglio della classica osteria popolare e orgogliosamente “proletaria” si riscontra anche nei prezzi: 4/5 euro per i primi, 5/6 euro per i secondi, 3 euro per i contorni, 3 per i dolci.
Il menù è un trionfo di milanesità: cotoletta alla milanese fatta espresso, pasta e fagioli, trippa, scaloppine, bollito con salsa verde, ma non mancano le puntarelle, orecchiette alle cime di rapa e piatti di riso e vegetariani. Il tiramisù fatto in casa è talmente buono che mio figlio Pietro si commuove ogni volta che ce lo servono. Nonostante i prezzi veramente accessibili, infatti, la qualità dei piatti è assoluta, così come la rapidità del servizio.
 
Se vi dovesse capitare di dover aspettare il vostro turno davanti al bancone del bar, notate sul bancone una grande foto in bianco e nero che riproduce l’Ultima Cena dove però i personaggi sono i camerieri e i tre soci del locale.
L’atmosfera riesce magicamente ad essere tranquilla anche con la sala strapiena, probabilmente grazie al garbo e all’efficienza del personale, lo stesso da vent’anni, che io sappia. E’ un posto dove spesso mi capita di pranzare anche da solo senza quella spiacevole sensazione di abbandono tipica del tavolo singolo. Un locale che fa pensare ad assemblee, ciclostili, esami all’università e chiacchierate con gli amici nelle serate nebbiose di autunno, la bicicletta appoggiata sul muro appena fuori.
Non si serve la Coca Cola; uno dei soci ci spiega che allo scoppio della prima guerra con l’Iraq, mezzo locale si era svuotato per andare a manifestare davanti a palazzo Marino. Loro si sono chiesti come contribuire al dissenso e c’è andata di mezzo la Coca. “Dagli anni novanta non abbiamo più cambiato questa abitudine”. aggiunge. “Del resto anche la guerra in Irak, mica è ancora finita, no?”.


Tags: anni 70, brutto anatroccolo, cotoletta, iraq, milano, navigli, pasta e fagioli, Pausa Pranzo , pavese, Roberto Parodi, Roberto Parodi, trippa,
07 Dicembre 2009

Oggetto recensito:

Il Brutto Anatroccolo, via Torricelli 3, Milano

Chiuso: sabato a mezzogiorno e domenica
Quanto: costo medio 10/12 euro
Dove: navigli, ma niente a che vedere con “i navigli”
Cosa: specialità milanesi con sguardi verso il meridione
Cotoletta alla Milanese: con osso, alta, asciutta e molto croccante
Se fosse un partito politico: radicale di sinistra
Se fosse una moto: un Benelli bicilindrico del 78
Se fosse uno strumento: una vecchia chitarra acustica perfettamente accordata
Se fosse un cantante: Giorgio Gaber
Se fosse un capo di abbigliamento: un Eskimo originale
Se fosse un film: La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana
giudizio:



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