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FILM

I baci mai dati, piccoli miracoli italiani

Nella grigia periferia catanese, la tredicenne Manuela comincia a raccontare di aver parlato con una statua della madonna, diventando subito un'attrattiva locale. Con i suoi toni surreali e grotteschi la nuova storia di Roberta Torre, regista di Tano da morire e Mare Nero, fa felice eccezione alla nostra media cinematografica


di Andrea B. Previtera


Un popolo di santi. Ne diceva di scempiaggini il nostro pettoruto Benito, ma questa parrebbe averla involontariamente azzeccata. Quante, in Italia, le lacrime di sangue, le stimmate e le visioni, gli olezzi di rosa e gli scarichi rotti dell'inquilino del piano di sopra che si fanno mistica umidità di volto barbuto sul soffitto. Quella raccontata da Roberta Torre (Tano da morire, Mare Nero) è la storia di una santa in più. Santa per burla, poi per scelta, per noia. Santa perché tutto sommato è più facile trovare un posto da Santa che da cassiera all'Ipercoop.
 
Come si racconta, la storia di una santa del genere? I baci mai dati si presenta fin dalle prime inquadrature con un'estetica che segna a fondo tutta la pellicola. Contrasti. I colori spenti, stanchi, di asfalto abbandonato e praticelli periferici, e quelli violentissimi dei sogni ad occhi aperti di Manuela – la protagonista – e del negozio di parrucchiera (e fattucchiera, magistralmente interpretata da Piera Degli Esposti) dove parrebbe lavorare. I tagli sghembi, duri, dei primi piani delle vette di palazzoni tutti uguali e dolorosamente asimmetrici, e poi improvvisamente ampie scollature, seni generosi, curve su curve su curve.
 
Il montaggio creativo aggiunge un ulteriore sottotono febbrile e allucinatorio alle vicende di un quartiere – quello di Librino, Catania - avvezzo più a storie di piovre che non di miracoli. E a quelle personali di Manuela, figlia di genitori urlanti (Donatella Finocchiaro, Giuseppe Fiorello), che fugge dal rumore esterno passando a quello da auricolare, e, pur priva di veri e propri intenti come spesso si è a tredici anni, vive una vita interiore di noia e visioni confuse. Fino al miracolo. Il miracolo, in questo caso, della di testa di gesso di una madonna inaugurata, decapitata, e ritrovata. 
 statua.jpg
Certo, tra queste righe si sono già depositati alcuni elementi di sospetto: il quartiere disagiato, la protagonista ragazzina, la non-famiglia, la componente mistica, e poi quel titolo... quel titolo fuorviante come la lettura dell'etichetta sul retro. E invece no.
Negli ottanta minuti che precedono un finale delicato che disvela le ragioni della titolazione, c'è ben poco di scontato. Ci sono una recitazione plausibilmente acerba, ci sono alcuni spaccati di quello stato sociale che altrettanto comprensibilmente non può ormai fare a meno di traspirare in ogni produzione nostrana. Ci sono in ugual misura ironia, critica, e parentesi oniriche.
 
Tano da morire, della stessa Torre, incontra L'ora di religione - da cui recupera gli ammiccamenti alle molteplici valenze della santità, se non persino lo stesso personaggio demiurgico (reinventato, ricolorato) che anche nella pellicola di Bellocchio veniva interpretato da Piera Degli Esposti. Il risultato ha una sua forza, una sua luce, una firma fatta di scarabocchi originali – che vale un Sole ma ne merita due. Miracoli di questo paese di santi.



Tags: Andrea B. Previtera, Beppe Fiorello, Catania, Donatella Finocchiaro, I baci mai dati, Mare nero, Pietra degli Esposti, recensione, Tano da morire,
02 Maggio 2011

Oggetto recensito:

I Baci mai dati di Roberta Torre, Italia 2010, 80 m

giudizio:



9
Media: 9 (7 voti)

Commenti

divertente e profondo ... da

9

divertente e profondo ... da non perdere.. alcune scene ( richieste alla madonna) puro genio... andate a vederlo

imperdibile! Ho riso molto

9

imperdibile! Ho riso molto ... e pensato

mooooolto carino!!!

9

mooooolto carino!!!

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