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DISCHI

Due secoli di Schumann, il romantico difficile

Come Chopin, anche il compositore tedesco nacque nel 1810: ma le sue creazioni sono meno affascinanti e salottiere, e anche le celebrazioni saranno minori. Il pianista Andrea Padova esegue i capolavori Phantasiestücke, Sonata n. 1 e i meno noti Intermezzi


di Federico Capitoni

 


padova2.jpgUsed to say, “We like Chopin”… Nel senso che, dopo mesi di festeggiamenti, possiamo anche con un balzo superare il momento chopiniano e spostare l’attenzione su un altro grande che sempre quest’anno, se fosse un vampiro, compirebbe 200 anni: Robert Schumann. Invece è morto a 46 anni, senza conoscere la vecchiaia e dopo aver rappresentato ai massimi livelli, assieme al collega polacco, il paradigma romantico (ma quanto veritiero?) dell’artista che soffre e – proprio in virtù di questo - crea.
 
Ma non tutti i compositori nati nel 1810 sono uguali. C’è un punto fondamentale: la musica pianistica di Schumann è maledettamente difficile, e da suonare e (mica è un caso) da ascoltare. Il livello di complessità nella scrittura è davvero altissimo e, in questo senso, le differenze con Chopin sono evidenti. Schumann è molto meno affascinante perché più cervellotico. Non va dimenticato che Schumann era tedesco. E lo era profondamente. Dal punto di vista dello charme era quanto di più distante ci potesse essere dallo spirito spesso civettuolo francese, quello che funzionava nei salotti. Così ancora oggi la sua fama è oscurata da chi invece è stato nel tempo molto più efficace nel sedurre il pubblico.
 
Ci prepariamo alla pubblicazione di nuovi dischi, dunque, anche se presumibilmente in misura minore di quanto è stato riservato a Chopin. Sorprendente di Schumann è l’opera giovanile (la magia di Papillons, per esempio, è numerata come Op. 2), quella prevalentemente pianistica, ma nonostante il bicentenario non saranno tanti i cd di qualità che ci restituiranno lo Schumann ventenne. Per fortuna però il brillante Andrea Padova ha deciso – in una recente incisione per Stradivarius - di incorniciare i Phantasiestücke (capolavoro della maturità) tra la famosa e incredibile Sonata n.1 op. 11 e i meno eseguiti Intermezzi op. 4. 
 
Nel tempo, l'intermezzo si è andato formalizzando come brano breve e distinto, ma Schumann pensò i suoi come perle da tenere insieme tutte con un filo. Sei composizioni inscindibili, dai caratteri diversi anche al loro stesso interno; pezzi che vanno eseguiti senza soluzione di continuità, come l’esistenza di una persona è fatta di diversi periodi tutti connessi tra loro: alcuni radiosi, altri dolorosi, spesso agitati, ma che appartengono comunque allo stesso individuo. Padova ci riesce piuttosto bene, laddove la difficoltà non è solo quella tecnica ma soprattutto quella di dare coerenza a un discorso che inizia con il primo degli Intermezzi, scalata montana a passi ampi e svelti, e finisce col sesto, rapida e infuocata fuga con un momento centrale quasi danzante. 
 
Padova, che è anche un bravo compositore, si è fatto apprezzare già come interprete di J. S. Bach. Del resto Schumann – il tedesco –sebbene il suo impeto romantico sembrerebbe poco accordarsi con le strutture pluristratificate e il contrappunto (ma è un equivoco da demolire), è più vicino a Bach di quanto si pensi. Senza offesa per Chopin, ovviamente.



Tags: Andrea Padova, Federico Capitoni, Fryderyk chopin, Intermezzi, johann sebastian bach, pianoforte, robert schumann, romanticismo, Stradivarius,
26 Maggio 2010

Oggetto recensito:

Robert Schumann, Intermezzi, Phantasiestücke, Sonata n. 1, pianoforte: Andrea Padova, Stradivarius 2009

 

giudizio:



8.208
Media: 8.2 (5 voti)

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