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DISCHI POP

Fossati, ultimo giro di danza

E così il cantautore genovese dà l'addio alle scene, dopo essere stato protagonista di una carriera decennale. Il suo saluto si chiama Decadancing, un disco bellissimo, che fa capire perché con il suo autore se ne va una delle poche riserve d'ossigeno rimaste alla musica italiana.


di Federico Capitoni

 


Se anche Ivano Fossati va via, è finita. Era rimasto quasi solo lui a custodire qualche bombola d’ossigeno per la musica italiana. Prendiamo atto, i modi per abbandonare la vita musicale sono tanti. Si può annunciare il ritiro come ha fatto lui in questi giorni; si può morire; si può rinunciare a una dignità artistica, perseverando in produzioni inascoltabili… e questa è la via che va per la maggiore: li riconoscete oggi Baglioni, Dalla, De Gregori, Venditti?
 
Fossati è sempre stato l’artista della costanza, uno di quelli che non deludono quasi mai; senza picchi sconvolgenti (però La disciplina della terra pulsa ancora di una luce rara) ma anche senza flop clamorosi. E quindi è proprio quello di cui non si vorrebbe mai il ritiro dalle scene. Credere dunque al suo annuncio assertivo? Siamo portati a dire che lui, rispetto a tanti amanti della dichiarazione a effetto, è una persona seria. Ma ci risulta anche difficile pensare che uno che ha fatto della musica (a livello professionale, non da semplice appassionato) la propria vita, possa di punto in bianco mollare tutto. Sembra più logico pensare a una lunga pausa.
 
Fossati probabilmente si farà vivo tra una decina d’anni, magari con un disco di inediti, riesumati da un cassetto; oppure con una serie di canzoni regalate a qualche bravo interprete; oppure, ancora, con un film di cui avrà scritto anche le musiche. Forse in maniera più laterale, come un satellite, tornerà a orbitare attorno al mondo – ormai sì, un po’ andato a male – della discografia. Sospettiamo insomma un ritiro un po’ fasullo – temporaneo – di quelli da “sole e ombrello” dei nostri giudizi. Ma il tempo è variabile, c’è il surriscaldamento globale, e allora dal lavoro di congedo del genovese ogni nuvola si scansa col solo aiuto delle mani.
  
Com’è allora l’ultimo disco di Fossati? Bello, moltissimo. Una perfetta fotografia della situazione attuale, della nostra precarietà professionale, sentimentale, esistenziale. Con la pioggia ricorrente nei testi, come a figurare la difficoltà, quel tedio atmosferico che ci fa strizzare gli occhi, arricciare il naso e correre scomposti per non bagnarci. Non bagnarci più di quanto già siamo. Abitiamo uno scenario scomodo, va ammesso. Fossati, da bravo traduttore quale è, ce lo mostra.
 
Ed è un disco maturo, più che adulto (quello Fossati lo è da un bel pezzo): dieci canzoni ben bilanciate in cui le parole pesano, hanno valore, ma la musica ne ha altrettanto e quindi si lascia ascoltare senza che siamo inevitabilmente portati a fare attenzione al testo (come ci impongono dischi musicalmente scarsi, con la scusa che tanto “il testo è una poesia”). Questa è una prerogativa delle canzoni di Fossati, sempre in possesso di un impianto armonico solido e tornito in cui è la parola che deve attendere la musica, o semmai da essa farsi portare, e non il contrario.
  
Chi altri in Italia è rimasto a questo livello, con così tanto rispetto per la musica? Ci vengono in mente Paolo Conte e – talvolta – Battiato. E poi per intero lo stesso Ivano (in un modo così ben testimoniato dal libro appena uscito Tutto questo futuro, una raccolta – indicatissima per fan e feticisti – di foto e documenti che lo raccontano nei dettagli delle sue passioni), dai Delirium fino a questo Decadancing: se di musica capiamo qualcosa, Settembre resterà. E se proprio Ivano non ci dovesse ripensare, avremo almeno il già fatto – che non è poco. Ecco, la musica non è finita. Pure se gli amici se ne vanno.



Tags: Cantautori, Decadancing, Federico Capitoni, Franco BAttiato, Ivano Fossati, paolo conte, recensione, ritiro, Settembre,
11 Ottobre 2011

Oggetto recensito:

Ivano Fossati, Decadancing, Emi 2011

 

giudizio:



8.109
Media: 8.1 (10 voti)

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