• Seguici su:
MUSICA

Lady Gaga, non si capisce il motivo

Nell’anno peggiore per l’industria discografica, la nuova Madonna si è imposta come l’unica stella del pop mondiale. E adesso viene trionfalmente riabilitata anche dalla critica


di Massimo Balducci


Sul personaggio di Lady Gaga ci sarebbe moltissimo da dire: ma qui vorremmo parlare di musica, quindi si farà abbastanza presto. Lady Gaga ha all’attivo due dischi, The Fame (2008) e The Fame Monster (2009), ovvero 20 pezzi in tutto al netto degli extra. Il loro tema dominante è facilmente intuibile dai titoli, e ci riporta subito al peggio degli anni ’80: che peraltro, come indicato da vari altri segnali (fra cui gli ultimi sviluppi della politica italiana) stanno tornando alla grande un po’ in tutti i campi.
 
Ecco dunque “la nuova Madonna” – ammesso che questo sia un complimento – esplodere proprio in un anno da incubo per l’industria discografica (e nel quale l’unico altro fenomeno è stato, per tragico tempismo, il successo postumo di Michael Jackson). In effetti le canzoni di Gaga non si distanziano neanche tanto da quelle della ormai appannata Regina del Pop: se anzi ascoltiamo il suo primo megasuccessone, Paparazzi, l’esercizio di scopiazzatura stilistica è palese e ottimamente riuscito (non che si stia parlando di Beethoven, del resto). Ma Paparazzi è soprattutto un sontuoso e spudorato inno alla Celebrità, esaltata come l’unico valore che meriti di essere perseguito. Una provocazione? Può essere, ma personalmente non sento nulla di provocatorio in Lady Gaga: in una ipotetica Repubblica del pop, la ricerca della Celebrità figurerebbe verosimilmente nel primo articolo della Costituzione; e lei non ha dunque fatto altro che prendere l’ovvio, quell’orrido non-detto che dovrebbe stare fuori dalle canzoni, e metterlo al centro di esse. Ed è questo a renderla sgradevole, ma almeno più interessante fra l’insulsa concorrenza delle Katy Perry e delle Lily Allen.
 
Certo, è un po’ quel tipo di atteggiamenti rivoluzionari alla Fabrizio Corona o alla Bettino Craxi. Sono mostruosi, e forse fanno anche un po’ schifo, ma funzionano alla grande: tanto che anche Lady G, inizialmente bersagliata da plotoni d’esecuzione di snob, ha finito ultimamente per conquistare l’approvazione di buona parte della critica musicale. Difficile dire se per paraculismo o warholiano innamoramento creativo, ma di sicuro con un ritardo che la dice lunga sull’imbarazzo provato in certi ambienti, The Fame Monster qualche giorno fa è stato perfino promosso da Pitchfork, la webzine che in teoria dovrebbe essere il punto di riferimento di ciò che è cool. E questo nonostante Lady G non abbia ancora definito nemmeno uno stile musicale vero e proprio: quando non si appoggia sulle spalle di Madonna saltella fra Spice Girls e T.A.T.U., Abba e Spice Girls, limitandosi a virarle in direzione dance per rendere il risultato più assertivo ed arrogante. Le melodie sono spesso ancora più rozze dei modelli di riferimento, puntando drittissimo al sodo senza il minimo dubbio – o chessò – la tentazione di essere originali.
 
Così Gaga è diventata la pietra di paragone del fake in musica, contrapposta alla ricerca di un’autenticità artistica che è per sua natura faticosa e incerta (per non dire illusoria). Lei offre al contrario la rassicurante certezza della Finzione integrale: in nome della quale puoi rifarti la faccia e l’anima rendendole sempre meno umane, come fossero uscite dall’immaginazione di uno sceneggiatore di fantascienza con poca fantasia. Perfino il suo mezzo interpretativo – la voce – non è più genuino delle sue sopracciglia, perché non ci deve essere nessuna concessione al vero, nessun rischio di mescolamento con la vita degli umani: la distanza è ribadita oltre ogni limite di buon gusto dall’uso e dall’abuso di autotune, il trucco tecnico che aggiusta i difetti di intonazione nel canto. I filtraggi vocali sono peraltro un espediente troppo vecchio per stupire nessuno, ma è l’unico al quale Gaga può appigliarsi (con le attuali tecnologie) per spruzzare un po’ di artificio anche sullo strumento naturale per eccellenza.
Come direbbe Napolitano, contro Lady Gaga c'è stato un accanimento senza pari. E’ vero. Ma è senza pari anche l’adorazione che suscita oggi, e che pare di gran lunga meno giustificata.



Tags: Abba, bettino craxi, celebrità, fabrizio corona, lady gaga, madonna, Massimo Balducci, michael jackson, paparazzi, Pitchfork, popstar, Spice Girls, T.A.T.U., the fame, the fame monster,
12 Febbraio 2010

Oggetto recensito:

lady gaga

giudizio:



7.405002
Media: 7.4 (18 voti)

Commenti

va detto a sua difesa pero',

va detto a sua difesa pero', che Lady Gaga (a differenza di molte e molti altri) sa davvero cantare, lo dimostrano i varii video su youtube delle sue live performances....che poi sia un prodotto piuttosto che un' artista, mi trovate perfettamente d' accordo...

Madonna, DNA dei miei pastori

Madonna, DNA dei miei pastori cantati dal D'Annunzio, iniziò, senza voce, senza sise e con molta peluria diffusa. Ora è una superstar e/o "icona moderna". Nella corsa al ribasso o "downsizing" diffuso, Lady Gaga non è una stella, è una supernova.

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.