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TEATRO

Bergonzoni fa voto di vastità

Urge è il nuovo, irresistibile spettacolo del comico bolognese. Assieme al consueto repertorio di calembour e scenari apparentemente assurdi, nel soliloquio dell'attore-paroliere spunta anche qualche preciso riferimento all'attualità


di Sergio Buttiglieri

 


Ogni volta che si assiste ad uno spettacolo di Bergonzoni ritorna la stessa sensazione: un fiume in piena che ti travolge. La raffica di battute con cui l’autore allaga la sala è dirompente, impressionante, irresistibile. Con quel sottile retrogusto gaddiano Bergonzoni riesce a farci rendere conto che le parole che conosciamo, che utilizziamo, così come le situazioni in cui ogni giorno viviamo, possono diventare tutt’altro. Basta guardarle dall’esterno. Una lucidità ipercritica, quella dell’artista bolognese che ogni volta riesce a stupirci.
 
Urge è la sua ultima ricerca iniziatica nell’universo dei luoghi comuni della nostra società. Un Bergonzoni metafisico falcidia le mitologie del reale rianimandole, attraverso concatenazioni inaspettate, metonimie epifaniche, sorprendenti "domandamenti", tanto per usare uno degli innumerevoli neologismi disseminati nel corso dei suoi monologhi: i quali sembrano disordinati e invece sono racchiusi dentro una matematica precisa, che qualcosa deve a Campanile e qualcos’altro solo alla sua inaudita genialità.
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Spaccati d’irrealtà che scardinano il concetto di temporalità e lo sovvertono, rendendola reversibile. Argomento chiave di questo lungo ultimo infinito soliloquio bergonzoniano è il suo voto di Vastità. Nella sua Vastità c’è un progetto: la Vastità è un orto delle Voragini, da scavare continuamente, dice, facendo così “apologia di creato”.
Perché Bergonzoni sa che la nostra vita può durare il tempo di un fiammifero, e sa altrettanto bene che i fiammiferi a volte durano trent’anni, chiusi in un cassetto. Dipende da come li si usa. E se domani dovessimo morire in ordine alfabetico? E se invece ci capitasse di rimanere definitivamente chiusi nel reparto dell’intimo in mutande?
 
Indimenticabili poi le sue squisite decostruzioni alla Marinetti (presenti già nei suoi vecchi lavori), dei topoi dell’Opera Lirica. Bergonzoni, da buon emiliano, è visceralmente legato alle sonorità verdiane e da sempre gioca in estrema scioltezza con questo mondo canoro parodistico e destrutturato, intimamente rappreso nella sua infanzia di melomane mancato. Un universo melodico fatto di agnizioni, tradimenti, lamenti e sospiri, nel quale il comico è cresciuto, e in cui convivono i personaggi che ciclicamente ci riporta in scena, tutto da solo: sono i protagonisti della sua iper-opera che ha creato lui stesso, armato d’Inventilatore. A cominciare da Orzino, il tenore in tazza grande di Predisporsi al micidiale, spettacolo del 2004; Un “tenore di vita” che cantava dalla gioia per l’incontenibile amore verso il soprano Catarina Frangente, con cui si vedeva solo di notte. In Urge tre barboni stonati si ostinano a cantare a bassa voce le melodie di Mugugno (“volare, no, no, cantare no, no, no, no…”) finché non vengono ricoverati al Centro Grandi Stonati. 
 
I suoi assoli sono un susseguirsi di concettuali, inarrestabili, magnifici fuoriluogo che fanno andare letteralmente fuori di testa. Scatenano calorosissimi applausi e non so più quanti  bis in questo bel teatro degli Impavidi di Sarzana, meritoriamente riaperto, dopo tanti anni di chiusura per mancanza di fondi per i restauri, proprio con Bergonzoni: “l’impavido” per eccellenza, in tempi in cui è tristemente normale sentire dire dai ministri della Economia che la cultura non possiamo più permettercela.
  
alessandro_bergonzoni.jpgAll’interno di URGE, e stavolta senza troppi giri di parole, c’è spazio anche per una militante stroncatura dell’informazione che tutti i giorni ci sorbiamo attraverso i media: “ci sono degli escrementi umani che chiedono ad un padre a cui è appena stato ucciso il figlio che cosa provi” Come quel giornalista televisivo che continuamente crea delle metastasi culturali. Ditegli di smettere: nuoce gravemente alla salute. E’ ora che ci decidiamo a sbarcare con i nostri gommoni dentro gli studi televisivi dove giornalisti come quello agiscono così ogni giorno: queste sono operazioni di chirurgia etica. Ecco qual è l’urgenza. "Non bisogna piangere sul latte versato: bisogna cambiare mucca. E bisogna trovare delle parole chiavi per uscire."



Tags: Alessandro Bergonzoni, cabaret, comico, gioco di parole, monologo, recensione, Sergio Buttiglieri, spettacolo, teatro, Urge,
01 Febbraio 2011

Oggetto recensito:

Urge, di e con Alessandro Bergonzoni, regia di Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi

Tournée: 2 febbraio, Riva del Garda (TN), Palacongressi, Sala 1000; 5 febbraio, Cascina (PI), La Citta' del Teatro; 23-26 febbraio, Parma, Teatro Due; 4 aprile Schio (VI), Teatro Astra; 8 - 20 marzo, Milano, Teatro Elfo Puccini; 26 Marzo, Rimini, Teatro Novelli; 30 Marzo, Cadelbosco di Sopra (RE), L'Altro Teatro; 2 Aprile, Bagnacavallo (RA), Teatro Goldoni; 5 aprile Forlì, Teatro Diego Fabbri; 8-9 aprile, Mestre (VE), Teatro Toniolo
Produzione: Allibito S.r.l.
Per informazioni: www.alessandrobergonzoni.it

giudizio:



7.812
Media: 7.8 (5 voti)

Commenti

QUANDO LA RECENSIONE diventa

9

QUANDO LA RECENSIONE diventa anch'essa uno spettacolo da gustarsi al tavolino del bar insieme ad una brioche alla crema.

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