• Seguici su:
TEATRO

Famiglie nel Panico

Luca Ronconi firma il secondo capitolo di un'eptalogia tutta dedicata a Rafael Spregelburd, autore figlio dell'Argentina della crisi di inizio millennio. Tra scenografie "sghembe" e unioni che crollano, l'interpretazione degli attori è meritevole, anche se fin troppo imbrigliata in schemi registici risaputi


di Sergio Buttiglieri

foto di Luigi La Selva


L'ultima prova di Luca Ronconi, seconda tappa dell'Eptalogia sull’autore argentino Rafael Spregelburd, rappresenta per il regista un altro magnifico pretesto per "uccidere" la realtà nel modo che diverte sommamente noi, devoti delle sue maratone.

Panico è uno spettacolo interpretato con grande trasporto da una serie di attori sopraffini, "trattenuti" nel delizioso manierismo ronconiano. Un testo che serve a decifrare il mondo e annientarne le illusioni. Ogni cosa, sembrano dirci all’unisono Ronconi e Spregelburd, ci illude nel momento stesso in cui ci si offre: per questo, la suprema funzione del segno teatrale contemporaneo è quella di far scomparire il "reale" e mascherarne nel contempo la scomparsa. I media e l'arte non fanno altro, ecco perché sono condannati al medesimo destino.
 
Come tutte le regie ronconiane anche questa si mostra come l’illusione di se stessa, e la poetica di Spregelburd riesce perfetta per tale scopo. Fortunatamente per Ronconi, infatti, nelle opere del vulcanico autore, figlie dei disastri finanziari del 2001 che portarono l’Argentina sull’orlo del baratro, nulla accade in tempo reale: la realtà non ha mai luogo, il delitto non è mai perfetto. Anche quello che Ronconi ci disegna in primo piano col gessetto su una delle sue immancabili pedane semoventi, come il resto degli arredi scenici.
 
Panico_dasx Falco,Ciocchetti,Paiato,Bini_phLaselva.jpgNe consegue che tutto, nella scrittura, sia differito, claudicante, senza la forza di stare in piedi, e tutto accade su una superficie sghemba come la scenografia di Marco Rossi. Tutto si rivela senza consequenzialità, nessuno ascolta veramente l’altro. I quadri che suddividono il racconto sono depistanti, giocano all’horror di maniera, buttandoci dentro di tutto: dall’esilarante tirata sulla sessualità maschile contrapposta a quella femminile ("Io ho bisogno di un uomo, non di una proiezione d'insicurezze!"), all’ansiosa ricerca di una “chiave” delle loro esistenze.
 
L'appartamento che a tratti si trasforma in sala prove per una coreografa della Berlino Off - interpretata con grande ironia da Manuela Mandracchia - sempre con una scusa pronta per abbandonare le allieve inconcludenti per autocelebrarsi durante una retrospettiva in corso da qualche parte. Famiglie disastrate che tentano visibilmente di districare un filo psicanalitico tirato dal terapeuta "a buon mercato" di Riccardo Bini, il quale però, anzichè liberarle dal terrore, le attorciglia ancora di più nel loro non detto. Neppure la sensitiva, (una spassosissima Sandra Toffolatti) riuscirà nello scopo di fargli ritrovare la chiave di sicurezza persa "nell’oggetto senza nome" - che qui non possiamo svelare.
 
Non si può citare per intero questo folto gruppo di attori così ben plasmati con quella tipica dizione straniante, quasi parodia di se stessa. La regia è più che mai ronconiana e forse ci fa rimpiangere quella più "modesta" ma anche più riuscita dell'anno scorso, in cui gli attori erano meno imbrigliati in stilemi così tanto stringenti.



Tags: Luca ronconi, Panico, Rafael Spegelburd, recensione, Sergio Buttiglieri, teatro,
21 Gennaio 2013

Oggetto recensito:

Il Panico, di Rafael Spregelburd, regia di Luca Ronconi

Il resto della locandina: costumi: Gianluca Sbicca; Luci: AJ Weissbard; Suono: Hubert Westkemper; Trucco e acconciature: Aldo Signoretti
 
Prossimamente:
 al Piccolo Teatro Strehler di Milano fino al 10 febbraio

giudizio:



0

Commenti

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.