• Seguici su:
TEATRO

Freddo episodio di cronaca dalla Svezia

La banalità del male ha il volto di tre giovani naziskin (uno dei quali musulmano) ultranazionalisti più per paura che per convinzione. La messinscena di Marco Plino rende giustizia al testo di Lars Noren, che guarda alla violenze dei suoi personaggi con gelido distacco  


di Nicola Arrigoni


Tutto si svolge in un parchetto giochi, in un bosco, a fine anno scolastico. A festeggiare la maturità appena conseguita è un trio di ragazzotti rasati, con gli anfibi ai piedi e bomber indosso. La divisa denuncia subito che si tratta di tre naziskin, tre ragazzi che appartengono a quella gioventù sedotta dalle ideologie dell’estrema destra più per paura che convinzione, più per inadeguatezza al presente che per consapevolezza.
 
Nella costruzione drammaturgica di impatto cronachistico elaborata da Lars Norén c’è il desiderio di documentare il ‘freddo’ di quelle anime, il disorientamento di quei tre ragazzi, profondamente nazionalisti, impegnati a difendere l’identità svedese a sorsi di birra. Peccato che uno di questi tre sia musulmano. Contraddizione interna che non viene presa in considerazione, falla esistenziale accettata per il sentimento di coesione fra disperati. Il dialogo fra i tre è destinato a basarsi sulla banalità dei luoghi comuni per dare più crudeltà al montare della vicenda che deflagra quando Kalle, loro compagno di classe di origine coreana passa per il parco giochi per recarsi alla sua festa di fine anno, prima di partire per la Grecia con la fidanzata. 
 freddo.jpg
Qui scatta il meccanismo di violenza che prende spunto dal colore della pelle, da quell’origine coreana che cozza contro l’identità svedese. C’è poi la disparità fra i tre ragazzi, evidentemente poco agiati, e la natura di benestante di Kalle, ragazzo adottato da genitori di buona borghesia. Anche in questo caso ci si trova davanti al procedere per opposti di un testo che, con lo schematismo di una cronaca, cerca di raccontare la realtà di un disagio sociale alimentato da uno strisciante senso di inadeguatezza nei confronti del mondo.
 
Come prevedibile fin dall’aprirsi del sipario, Freddo procede con didascalica violenza verso l’epilogo tragico: il sacrificio di quello svedese dalla pelle di un altro colore, l’uccisone dell’altro perché diverso, perché più debole, o forse anche perché il più inserito nel mondo dei tre ragazzi: potere fisico e superiorità di razza finiscono con essere solo i disperati appigli di una gioventù annoiata con ogni orizzonte precluso.
 
In tutto ciò la messinscena di Marco Plini si muove con elementare descrittività, dà il la a un testo che di per sé non ha un’evoluzione drammaturgica sorprendente ma si limita a registrare la banalità del vuoto che attanaglia una generazione di ragazzi, non solo svedesi. Gli attori Angelo Di Genio, Michele Di Giacomo, Alessandro Lussiana e Federico Manfredi assolvono con intensità fisica ed energia interpretativa ad un racconto che pare rivolto a un pubblico di adolescenti, una platea che possa specchiarsi anagraficamente con i protagonisti di Freddo. L’effetto di immedesimazione funziona, forse garzie ad un narrare teatrale che non lascia nula di insoluto, che tutto descrive e dice fino a sfiorare la banalità.



Tags: Alessandro Lussiana, Angelo Di Genio, Federico Manfredi, freddo, giovani, Marco Plini, Michele Di Giacomo, naziskin, Nicola Arrigoni, recensione, violenza,
11 Aprile 2011

Oggetto recensito:

Freddo, di Lars Norèn, regia di Marco Plini

Repliche: fino al 17 aprile al Teatro India di Roma (tutte le sere ore 22.30 – domenica ore 18.00 – lunedì riposo)
Resto della locandina: scene e costumi di Claudia Calvaresi, luci di Robert John Resteghini, suono di Franco Visioli, assistente alla regia Thea Dellavalle, traduzione Annuska Palme Sanavio
Produzione: Emilia Romagna Teatro Fondazione
Visto: al Teatro delle Passioni di Modena, il 22 marzo

giudizio:



8.604
Media: 8.6 (5 voti)

Commenti

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.