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ARTE

Andy Warhol, l'arte prima del pop

Quando la stella della mondanità newyorkese ancora non esisteva, il pittore aveva già definito il suo stile. Lo dimostra l'esposizione The Early Sixties al Kunstmuseum di Basilea, che passa in rassegna settanta lavori dai suoi primi quattro anni di attività


di Giovanna Canzi

Particolare da Do it yourself (flowers), 1962


Cruciverba in bianco e nero, disegni che potrebbero essere pubblicati sul prossimo numero della settimana enigmistica (la serie Do It Yourself) e una sfilza di dollari disegnati in grandi e piccole taglie. Sono i primi anni di Andy Warhol a sfilare sotto gli occhi del pubblico del Kunstmuseum di Basilea. Aperta fino al 23 gennaio 2011, Andy Warhol. The Early Sixties rappresenta una bella occasione per riflettere sugli esordi del geniale artista, seguendo il processo creativo di un uomo destinato a diventare un’icona del suo tempo.
 
Dedicata ad approfondire i primi quattro anni (1961-1964) della sua attività, l’esposizione punta l’attenzione su una serie di lavori che possiedono già tutte quelle caratteristiche che porteranno la folla a cadere vittima di una forma sfrenata di “Warholismo”. Infatti, come sottolinea la curatrice Nina Zimmer, se “in seguito egli estende la sua opera alla scena musicale e a quella dei party, alla televisione, al cinema e a tutti i possibili ambiti della cultura tradizionale e underground, come pittore e disegnatore il suo principio artistico giunge alla piena maturità nel 1964. Quello che è venuto dopo sono solo ampliamenti, integrazioni, variazioni di questo principio”.
 
Qui, seguendo il percorso che si snoda nell’austera sede del Kunstmuseum, ammiriamo opere caratterizzate da quegli ingredienti che l’artista saprà, poi, miscelare con spregiudicata maewarhol.jpgstria anche negli anni futuri. L’ossessione per le scarpe (Shoes, 1962), l’interesse per i prodotti commerciali (Coca-Cola, 1962; Cosmetics, 1962; Big Coffee-Tin, 1962, Campbell’s Soup Can, 1962 a sinistra), il desiderio di intrappolare il volto delle star del tempo e consegnarle all’eternità, attraverso la tecnica dell’iterazione, propria delle immagini pubblicitarie (Double Liz, 1963, Double Elvis, 1963), dando vita a un pantheon di volti mitici, entrati prepotentemente nell’immaginario collettivo di un’America divenuta il centro del mondo.
 
E ancora il tema della morte che sempre si accompagna a lavori dall’apparente parvenza patinata. Un’intera sala è, infatti, dedicata alla serie degli incidenti stradali (Green Disaster, 1963, Ambulance Disaster, 1963), dal forte impatto emotivo, e al suicidio rappresentato con lieve e intensa poesia (Suicide, 1962-63). Infine, non mancano i colori sfacciati e ipnotici della serie Flowers, in cui il papà della Pop Art rivisita il tradizionale quadro di fiori attraverso uno sguardo originale e sofisticato, consegnando alla buona borghesia un soggetto apparentemente decorativo, che sa nascondere l’operazione concettuale dell’artista.



Tags: andy warhol, arte contemporanea, Basilea, Campbell's Soup Can, do it yourself, Double Elvis, Giovanna Canzi, Nina Zimmer, Pop Art, recensione, Soup Campbell, The Early Sixties,
02 Novembre 2010

Oggetto recensito:

Andy Warhol. The Early Sixties, Kunstmuseum, St. Alban-Graben 16, Basilea

Fino al: 23 gennaio  
Curatori:
  Bernhard Mendes Bürgi e Nina Zimmer
 
Orari:
 Tutti i giorni dalle 10 alle 18, chiuso il lunedì

Ingresso al museo:
12 euro, ridotto 10 euro

Info:
www.kunstmuseumbasel.ch

giudizio:



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