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ARTE

Cent'anni di Guttuso

Realista e politico prima, inquieto visionario poi: nel 2011 cade l'anniversario della nascita del pittore siciliano. In provincia di Parma la fondazione Magnani Rocca ci fa riscoprire tutte le sue anime, con una selezione ampia e di alta qualità


di Mirko Nottoli

L'atelier (1975, particolare)


Il 26 dicembre 1911 nasceva  a Bagheria Renato Guttuso. E mentre da più parti si stanno già preparando le celebrazioni, la Fondazione Magnani Rocca in provincia di Parma sceglie di giocare d’anticipo, inaugurando questa bella (anche se non proprio esaustiva) retrospettiva dal titolo Guttuso – Passione e realtà
 
Sessantacinque le opere, tutte di elevatissimo livello, provenienti da importanti collezioni e musei internazionali (tra cui il Thyssen Bornemisza di Madrid, ma la parte del leone la fa la Collezione Pellin di Varese) che, suddivise per temi, testimoniano la lunga carriera dell’artista, divisa tra impegno politico, passione sociale, ossessioni private.
 
Si comincia dai ritratti della prima sala per passare al realismo sociale, agli orrori della guerra, ai temi del lavoro e della solidarietà per gli umili. Poi col trascorrere degli anni si verifica in Guttuso il progressivo e comprensibile distacco dalla società, cui corrisponde un maggiore ripiegamento su stesso, la volontà di esplorare in solitudine i lati più nascosti della sua persona. 
 spescontraspem.jpg
Sono questi gli anni delle opere probabilmente più sofferte e affascinanti, il Guttuso pittore realista si scopre visionario inquieto e onirico e prendono forma le grandi Allegorie. Tele colossali dove si moltiplicano e si rincorrono personaggi più o meno noti senza soluzione di continuità, in uno spazio senza gerarchie e prospettive. Sono capolavori come L’atelier, Caffè Greco e soprattutto il sorprendente Spes contra Spem (1982, a sinistra): una stanza chiusa, gruppi di persone differentemente affaccendate, una bambina che corre, una donna nuda che si affaccia al balcone e sopra, all’esterno, le teste mostruose di villa Palagonia a dominare la scena.
 
Bagheria, la Sicilia, la terra d’origine, è il fil rouge che serpeggia sottotraccia in ogni pennellata. L’infanzia, i ricordi, l’inconscio che distorce e accavalla, immagini, sensazioni, desideri. Per cui è sempre l’Etna che ritorna, gli agrumi, il mare, i colori caldi e vividi, quasi violenti, che disdegnano il disegno per farsi gestuali ed espressivi. E dall’inconscio, in questa ridefinizione del proprio universo simbolico, emerge l’altro tema cardine dell’ultima fase nell’attività del maestro, l’erotismo prorompente dei voluttuosi nudi di donna, che esplodono nella serie dei Ginecei
 
La mostra, curata da Stefano Roffi, riesce, pur non seguendo un ordine prettamente cronologico, a rendere evidente anche l’evoluzione stilistica di Guttuso che dall’iniziale neoespressionismo alla Van Gogh, (è il periodo del gruppo Corrente), passa a soluzioni post-cubiste come dimostrano, ad esempio, le numerose nature morte (tra cui va citato il singolare tributo che Guttuso rende a Giorgio Morandi). Dagli anni ’50 l’adesione ai temi dell’attualità e il coinvolgimento attivo in politica lo convinpasseggiata.jpgcono a intraprendere con più vigore la via del Realismo (che sancisce la scissione dal “Fronte Nuovo delle Arti”) attraverso il quale approda infine ad una maniera originale e riconoscibilissima, tra mimesi naturalistica e non-finito appena abbozzato, in scenari di horror vacui, bidimensionali.
 
La mostra si chiude giustamente con Passeggiata in giardino a Velate, (1983, un particolare a destra) in cui vediamo l’artista ormai anziano incamminarsi lungo un sentiero che si perde nel bosco. E’ del tutto assente purtroppo il periodo formativo, quello a cavallo tra gli anni ‘20 e gli anni ’30 durante il quale un Guttuso poco più che bambino compie il proprio apprendistato da autodidatta: una scelta che se da un lato toglie innegabilmente qualcosa sul versante della comprensione e delle completezza filologica, dall’altro permette alla mostra di mantere un livello qualitativo che nessuna opera giovanile avrebbero garantito.
 
Un ultimo cenno doveroso allo spazio espositivo, la cui bellezza merita da sola la visita. Munitevi soltanto di cartina stradale (navigatore satellitare, ancora meglio) se non volete smarrirvi nella pianura tra Parma e Reggio. Se sarete fortunati, a passeggio nel parco o tra i tavolini del bar, potreste anche imbattervi in una famiglia di pavoni bianchi.



Tags: Caffè Greco, Etna, Giorgio Morandi, L’atelier, Mirko Nottoli, mostra, Passeggiata in giardino a Velate, Passione e realtà, recensione, renato guttuso, Sicilia, Spes contra Spem,
08 Novembre 2010

Oggetto recensito:

Guttuso - Passione e Realtà, Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo, Parma

Fino a: 8 dicembre 2010
 
Orari:
dal martedì al venerdì dalle 10 alle 18, sabato e domenica dalle 10 alle 19. Chiuso il lunedì.
 
Ingresso:
8 euro, ridotto 4 euro
 
Per informazioni:
info@magnanirocca.it  www.magnanirocca.it
tel. 0521/848327-848148
 
Curatore:
Stefano Roffi
 
Catalogo: 
Guttuso. Passione e realtà, Ed. Mazzotta 2010, euro 48 (30 in mostra)

giudizio:



9
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