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ARTE CONTEMPORANEA

Da Sgarbi ai Sex Pistols: l'arte del tritatutto

Un giro al Centro d'Arte contemporanea Luigi Pecci per confrontare due diverse esposizioni: la sezione toscana del Padiglione Italia, curata dal famoso critico d'arte, e la mostra sull'estetica rock Live! allestita con la consulenza di Luca Beatrice. In comune, l'attitudine a mettere insieme un'esagerazione di ingredienti diversi


di Riccardo Bonini

un video di Julian Temple sui Sex Pistols proiettato per Live!


C’è qualcosa in comune tra le due esposizioni che attualmente trovano asilo presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato: Live! un percorso a tappe eterogenee attraverso la storia visiva del rock’n’roll da fine ’60 ad oggi e la sezione toscana del Padiglione Italia della Biennale, coordinato da Vittorio Sgarbi (leggi la nostra recensione). 
 
Entrambi gli allestimenti, pur nella diversità di dimensioni e contenuto, sono figli di una medesima linea concettuale sbandierata a più riprese da entrambi i curatori (il già citato Sgarbi da una parte e Luca Beatrice dall’altra): l’ideale democratico e fintamente libertario del "tutti dentro!", la crociata contemporanea volta a sottrarre l’esclusiva della ricerca sulle pratiche dell’arte odierna alla consunta cricca di soliti (ig)noti.
 
L’applicazione dell’ardito teorema manifesta qui tutto il suo perverso splendore con risultati diametralmente opposti. Cerchiamo di fare un po’ d’ordine: al piano interrato, affacciato su un inquietante anfiteatro di cemento a più riprese ‘prestato’ ad imbarazzanti kermesse di varia natura (oggi come oggi, ogni mezzo è lecito per tentare la via della sopravvivenza, e già questo di per sè potrebbe costituire ampio materiale di riflessione), si snoda un imbarazzante cammino di penitenza attraverso una scalcinata produzione made in Tuscany che se non facesse ridere, lascierebbe perplessi.
 
Non è il caso di entrare nel merito dei singoli autori, delle loro produzioni o delle singole opere (comunque quasi tutte sgarbi-padiglione-italia.jpgdeprecabilmente distaccate da una contemporaneità ‘vera’, sia a livello contenutistico che realizzativo) : ci soffermeremo invece sul meccanismo che ha portatoa tanto risultato, simile in tutte le sue declinazioni regionali. 
 
La volontà manifesta del padre-padrone Vittorio era quella di monitorare il polso della contemporaneità in Italia (da che pulpito ...) avvalendosi dei preziosi suggerimenti di un qualificato (?!?) parterre di intellettuali locali e della società Arthemisia, che avrebbero dovuto garantire indipendenza di giudizio rispetto alle paludate dinamiche da rivista di settore: l’impresa, risolta o meno, ci suggerisce  comunque qualcosa. sul livello dei rapporti fra il contemporaneo  e l’ambiente intellettuale italiano oggi: un livello bassissimo, radente la linea dello zero cosmico. Un immaginario sballato che confonde pericolosamente disciplina e tecnica, ricerca e integrità morale del lavoro, e che tralascia colpevolmente pratiche e attenzioni artistiche che solo altrove ricevono l’interesse che meritano. Come è già stato scritto, basti pensare a The Clock di Christian Marclay per rimarcare il passaggio definitivo tra divulgazione da vetrina e diritto alla ricerca.
 
Frattanto (a un livello poco più alto, forte dell’agio e del respiro narrativo che un percorso articolato tra cinque enormi saloni può consentire) Live! L’arte incontra il rock ci illustra un’opposta declinazione di premesse piuttosto simili, ma affrontate e risolte con maggior rigore. Marco Bazzini (direttore artistico del Centro Luigi Pecci) affianca Luca Beatrice in un’eroica incursione nel parco rock degli ultimi quarant’anni. Beatrice è un critico colto, con profonde radici all’interno del sistema che si batte (a ragione) contro l’esterofilia dilagante in molte istituzioni contemporanee, soprattutto private, e contro quello che lui ama definire ‘l’élitarismo intellettuale da salotto, tipico di una certa sinistra’. 
 
E allora, cosa c’è di più democratico del rock’n’roll? Quale altra forza motrice è stata in grado di marcare un territorio comune, rivoluzionario e trasgressivo? Non c’è solo l’esperienza sonora a tracciare un confine: il tentativo qui riguarda l’escatologia di un universo che da umano s’è fatto musicale e viceversa.
 
Dal già citato Christian Marclay (le cui radici sono profondamente radicate negli anni ’80, era di accesso alle prime tecnologie analogiche di massa stile walkman, VHS e videoregistratori) a Damien Hirst a Julien Temple sui Sex Pistols, da un’enorme riflessione di Alighiero Boetti sul doppio e la volontà (Gemelli è una piccola fotografia del 1968, che apre la mostra) ad una videointervista ad Harald Szeeman fino all’olandese Aernout Mik e ai disegni di Matteo Guarnaccia, lo spettatore è chiamato ad un’inevitabile prova di coraggio di fronte all’insostenibile leggerezza dell’”essere stato”. Tutta la mostra potrebbe essere letta come un corteo funebre alla Monty Python, un grido in differita. 
 arredi rock.JPG
La malinconia, richiamata attraverso questo rito rabbioso e roboante, rischia però di essere parzialmente stemperata dall’affastellamento selvaggio di arredi (a sinistra), strumenti (buona parte dei quali arriva dalla collezione personale di Red Ronnie), videotestimonianze e opere d’arte. La quantità di materiale è talmente ampia che l’impressione che si sarebbero potute allestire cinque mostre tematiche altrettanto esaustive invece di una è forte, e accompagnata da un po’ di consapevole smarrimento. Il vantaggio del caso, invece, è il poter fare esclusivo riferimento al proprio universo di ricordi: una distesa spaventosa che oggi assomiglia più ad un deserto, in cui ognuno è autorizzato a vagare in libertà alla ricerca della propria cometa. It’s only rock’n’roll but I like it!



Tags: Biennale, damien hirst, julian Temple, Live!, Luca Beatrice, Luigi pecci di Patro, made in Tuscany, Padiglione Italia, recensione, Riccardo Bonini, rock, Vittorio Sgarbi,
26 Luglio 2011

Oggetto recensito:

Live! e Padiglione Italia - Toscana, al CAC Luigi Pecci, viale della Repubblica 277, Prato

Info: www.centropecci.it

Orari: tutti i giorni dalle 16 alle 23. Chiuso il martedì e dall’8 al 23 agosto
 
Live!: la scheda tecnica (molto immediata) è a cura di Barbara Conti della Sezione didattica del Centro. Da non perdere prossimamente la serata videominuto prevista per settembre. Attenzione all'uso indiscriminato dell’aria condizionata, così alta da poter essere perseguita penalmente. Fino al 16 settembre, chiusa il 15 agosto.
 
Padiglione Italia: la nostra recensione per lo Speciale Biennale 

giudizio:



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