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ARTE CONTEMPORANEA

L'arte randagia di Velasco Vitali

Sessanta dei suoi cani hanno già invaso tutta Milano, da Piazza Duca d'Aosta a Palazzo Reale. Sbarco è l'esposizione che fa il punto sulla poetica dell'artista, da sempre attento ai temi dello smarrimento e della solitudine nella società moderna


di Cristina Geninazzi

Velasco Vitali, Sbarco


Velasco Vitali sbarca a Milano con una mostra di straordinaria semplicità e bellezza. La condizione precaria del migrante e lo spaesamento dell’individuo nel rapportarsi agli altri sono le linee tematiche di questo viaggio tra metaforico e reale che l’artista ha declinato in quattro momenti diversi e in altrettanti gruppi di opere.
 
Si parte dalla stazione centrale, centro nevralgico della città, in piazza Duca d’Aosta, dove si staglia l’avamposto della mostra: è lo Sbarco, appunto. Una barca di acciaio e alluminio, lunga e sottile, nasconde e protegge due figure di uomini che la sorreggono e trasportano, diretti chissà dove. L’ignoto che le avvolge ha il sapore della fatica e della speranza, non si sa che cosa abbiano lasciato e a cosa vadano incontro: il loro è un viaggio misterioso. Controfigure e compagne nel brulichio di vite sconosciute che affolla la stazione retrostante, incarnano lo smarrimento, porzioni vive e presenti di un universo in mutamento.
 
La mostra attraversa la città e approda nelle sale di Palazzo Reale, che Vitali ha popolato con sessanta sculture di cani randagi, soggetto a lui molto caro. Il Branco (sotto a sinistra) colpisce per la spontaneità nel ritrarre le diverse attitudini degli animali e per il rapporto che si instaura tra i gruppi di opere e i visitatori; in molti rimangono attoniti sull’uscio della porta, come di fronte ad un vero gruppo di cani sciolti. branco.jpgQuesto grazie ad una disposizione studiata ed efficace, ma anche alla capacità di Velasco di rendere il carattere di ogni animale giocando sull’aspetto e la struttura fisica con diversi materiali: ferro, cemento, catrame, bronzo. Ciascuna statua è viva e interessante: il branco si compone di membri liberi e unici, il randagismo riporta ad una dimensione originaria e primitiva di appartenenza naturale - ma elastica - alla collettività.
 
Attesa, terzo nucleo dell'esposizione, è un contrappunto pittorico di quattro metri per sette, che declina il concetto di collettività come una moltitudine indistinta. La monumentalità e l’allestimento di questa coppia di opere suggeriscono una riflessione raccolta e distaccata sull’intera umanità che componiamo e che ci circonda.  
 
L’esposizione si conclude nel cortile d’onore con l’incontro con Kitezh, il simbolo del capobranco destituito. A parte il rivestimento d’oro che ne accentua il valore, non c’è nulla che parli di fierezza e monumentalità: anche in quanto a bellezza sembra il cane meno riuscito di Vitali. Ma forse è qui il punto: una solitudine che ridimensiona il fascino del potere e lo relativizza. Senza più eroi e mitologie, il singolo non è necessariamente allo sbando, ma ritorna al centro della sua condizione umana, umile e precaria ma vera.
 
Delicata e profonda, la produzione di Vitali porta in scena temi d’attualità quotidiana: senza il gusto tragico e straziante della cronaca, ma con una sensibilità d’analisi che suggerisce risvolti intimi e sociali mai prospettati.



Tags: arte contemporanea, Branco, cane, cani randagi, Cristina Geninazzi, Kizeth, Palazzo Reale, Sbarco, Velasco Vitali,
22 Novembre 2010

Oggetto recensito:

VELASCO VITALI – SBARCO, PIAZZA DUCA D’AOSTA E PALAZZO REALE, Milano

Fino al: 3 dicembre 
 
Curatore: Fernando Mazzocca e Francesco Poli
 
Ingresso: libero
 
Orari: il lunedì dalle 14.30 alle 19.30, da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30 tranne e giovedì e sabato: dalle 9.30 alle 22.30.
 
Info sulla mostra: www.comune.milano.it
 
Catalogo: testi di Fernando Mazzocca e Francesco Poli, fotografie di Oliviero Toscani

giudizio:



7.679997
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