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MOSTRE

L'Italia vista da Blechen

Il prezioso Amalfi Skizzenbuch, eredità del viaggio in Costiera del pittore tedesco, torna per la prima volta nel nostro paese. La Casa di Goethe di Roma lo espone nella mostra Disegnato con la Luce


di Cesare de Seta

Einfache Häuser an der Landstraße, 1829, © Akademie der Künste, Berlin


Sul finire del Settecento l’area tedesca fu assai rilevante per l’arte europea: da Berlino a Monaco numerosi pittori, scultori e architetti assunsero un ruolo che ancora oggi, abbagliati dalla luce di Parigi, si fatica a vedere. Costoro erano tutti invaghiti del Sud, tutti aspiravano al sole del Mediterraneo e in particolare elessero l’Italia a loro destino.
 
Carl Blechen (1798-1840) appartiene alla generazione successiva, a quella di Jacob Philipp Hackert - e difatti il suo sentimento del dipingere e del disegnare fu perfettamente antagonistico a quello del grande pittore di Prenzlau. Blechen ebbe una vita breve, segnata negli ultimi anni da una grave malattia mentale che lo condusse alla morte dopo che era divenuto professore di pittura di paesaggio all’Accademia Reale di Belle Arti di Berlino, per diretto interessamento di Friedrich Schinkel - il grande architetto neoclassico che, con i suoi edifici, aveva trasformato la capitale tedesca in una novella Atene.
 
Blechen visse una stagione assai felice ed essa coincise, come capitò a molti artisti non solo tedeschi, con il suo soggiorno in Italia. Il 5 ottobre del 1828 partì per l’Italienische Reise, un viaggio che cambiò la sua vita e conferì all’arte europea una nuova luce. Aveva venduto bene un sua prima opera, aveva racimolato così il danaro sufficiente per un’esperienza che durò quattordici mesi e lo portò fino a Napoli.
Dopo svogliati studi di legge l’artista era riuscito a entrare nell’Accademia Reale ed era stato allievo di Peter Ludwig Lütke, a sua volta discepolo di Hackert. Ma del maestro rifiutò la grafia del dettato e il tratto tagliante. Amava piuttosto la pittura di Johan Dahl che era stato a trovare nel 1823 a Dresda. Questi l’aveva preceduto nel viaggio in Italia, dipingendo opere di grande intensità cromatica e emotiva: presso di lui, Blechen aveva forse avuto modo di conoscere il grande Caspar Friedrich. Un mondo opposto dunque al declinante classicismo hackertiano: un mondo protoromantico che piuttosto l’associa a Camille Corot, a Valencienne, a Fabre e a molti pensionnaires di Villa Medici. 
 
baeume-blechen.jpgGiungendo in Italia proveniente da Salisburgo il pittore tedesco passò per Venezia e Firenze,
si fermò a Roma dove frequentò Anton Koch e quelli che venivano detti i Deutsch-Römer. Nel maggio 1829 giunse a Napoli e vi rimase per nove settimane, come dice lui stesso nelle annotazioni quasi telegrafiche di un tagebuch assai stringato.
A Napoli, Amalfi, Ravello, Capri disegnò a matita e dipinse acquerelli di una struggente bellezza: l’ Amalfi-Skizzenbuch, contiene 66 fogli sciolti di circa 20 x 30 cm, di cui 33 disegni a seppia, 29 disegni a matita e 2 a penna, e 2 acquerelli. Questi ultimi sono un ritratto di guardiano di Pompei e un’immagine della città sepolta. E’ un insieme non omogeneo per carattere e stile. Sono disegni con tratto sottile, con lievi ombre, che raffigurano la costa di Posillipo, riconoscibile in ogni anfratto. I sei fogli napoletani si riferiscono al tratto di costa compreso tra villa Martinelli e il Cenito fino alla Gaiola: si riconoscono le insenature per le gradi e squadrate grotte che si aprono nella collina di tufo. (Qui sopra Bäume und Häuser, 1829 © Akademie der Künste, Berlin) 
 
Molto più intensa si fa la sua pittura nei fogli a seppia quando dipinge Amalfi e la Valle di Mulini, o percorre la strada che da Amalfi conduce a Ravello e a Scala. La seppia liquefa la carta e ci rende il gioco delle ombre tra gli alberi, il lieve dorso delle coperture delle case della costiera, le scale che risalgono i monti, con una malia per la trasparenza di toni che porta Blechen a concepire un sentimento della pittura del paesaggio che non è esagerato definire, per quegli anni, rivoluzionario. 
 
blechen3.jpgMareike Henning introduce con un accurato saggio il catalogo della mostra Disegnato con la luce. Il libro degli schizzi amalfitani di Carl Blechen, appena inaugurata alla Casa Goethe, in via del Corso a Roma, e dove per la prima volta (e forse l’ultima, considerata la delicatezza delle opere) viene presentata nella sua integrità questa suite di fogli che vengono dall’Akademie der Künste di Berlino. Siamo davvero grati a questa istituzione per averci donato la gioia di avere sotto gli occhi questi schizzi, dai quali si sprigiona una luce lieve e misteriosa, come misteriose sono talune poesie di Heinrich Heine.
 
Si ha naturalmente la curiosità di riconoscere questo e quell’angolo di Amalfi e di Ravello, si sale a Scala e si capisce quale dovesse essere l’incanto di queste contrade quando Blechen le percorse con un suo amico pittore. Dopo l’abbuffata barocca – classica pastiera andata a male - una visita a questa mostra è una sorta di purificazione da tante brutture subìte. Si capisce che in questi nostri amati luoghi Blechen visse giorni felici che gli consentirono di fissare sulla carta il frusciare di una fronda, il muoversi di un ramo, la trasparenza dell’acqua in cui si riflettono case o grotte. Dopo di lui la pittura di paesaggio sarà un’altra cosa: solo dopo di lui si può capire da dove nacquero grandi pittori del romanticismo tedesco di metà secolo. (A fianco Klosterruinen, 1829 © Akademie der Künste, Berlin)



Tags: acquarelli, Amalfi, arte, Capri, Carl Blechen, Casa Goethe, Cesare de Seta, Il libro degli schizzi amalfitani, napoli, romanticismo,
29 Maggio 2010

Oggetto recensito:

Disegnato con la luce. Il libro degli schizzi amalfitani di Carl Blechen, Casa Goethe, Via del Corso 18, Roma

Fino al: 18 luglio
 
Orari: 10-18; chiusa il lunedì
 
Ingresso: euro 4, ridotto euro 3
 
Curatore: Rosa von der Schulenburg dell'Akademie der Künste di Berlino
 
Info: www.casadigoethe.it

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