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DOCUMENTARI - DVD

Biùtiful cauntri, una discarica di responsabilità

Il documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero denuncia le ricadute dell'emergenza monnezza sull'allevamento e l'agricoltura campana. Sono passati tre anni e quasi nulla è cambiato


di Alessandra Testa


biutiful-cauntri.jpg"Questa è la terra mia". E’ la frase che si scolpisce nella mente durante la visione di Biùtiful cauntri, il documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero sull’infinita emergenza rifiuti in Campania realizzato nel 2007, e che risuona ancor oggi nel cervello mentre si cammina per le strade di Napoli. Una Napoli, soprattutto la periferia, ancora in preda ai rifiuti nonostante il governo giuri e spergiuri il contrario.
 
"Questa è la terra mia" è molto più di un grido di dolore, è un monito. Quasi come se a pronunciarlo non fosse il protagonista attivista di uno dei tanti comitati di cittadini di quei territori svenduti e rinnegati, ma il grillo parlante della nostra coscienza collettiva. La vocina che ci ricorda che il luogo in cui viviamo va tutelato e custodito. È la nostra casa, la storia, il futuro. La cornice delle nostre vite. Dove si rincorrono fatica e speranze, delusioni e vittorie. La conseguenza dei “sì” e dei “no” pronunciati. Il silenzio e i visi voltati dall’altra parte. 
Sono però le voci con accento settentrionale captate dalle intercettazioni telefoniche a vibrare insistentemente. Quelle parole in milanese rubate a chi con l’eco-camorra ci fa gli affari e che sbattono fra i colpevoli anche quelli del "no, noi non c’entriamo". E che, trincerandosi dietro a cori da stadio qualunquisti e offensivi per mantenere le distanze, rivelano che non c’è un nord delle regole e un sud disgraziato. 
 
Per ogni meridionale che s’arrangia e pensa a come dribblare fra i sacchetti della spazzatura, c’è un settentrionale che scarica abusivamente approfittando dell’alibi offerto dallo stereotipo del terrone sporco e ladro. O che, semplicemente, la sua carta la butta con nonchalance fuori dal finestrino dell’auto. Quando da Napoli dissero che fra le montagne di rifiuti, soprattutto quelli più pericolosi, c’era lo zampino del nord, nessuno volle crederci. Il solito campanilismo, il solito odio verso il civile e operoso lombardo-veneto. Quello verso il nordico che, vallo a capire, preferisce la rapida doccia al lento bagno, tanto per parafrasare il Così parlò Bellavista di Luciano De Crescenzo. Il coinvolgimento del Nord è, invece, documentato attraverso supporti sonori reali e i numeri delle inchieste: 1.200 discariche abusive e un giro d’affari di circa 600 milioni di euro l’anno. 
 
La voce “raccontata” dalle intercettazioni è quella degli eco-camorristi di cui già aveva detto Roberto Saviano nel suo Gomorra. Nessuna giustificazione, nessuno scaricabarile da parte degli autori. Come sempre, le colpe non stanno da una parte sola. E certo non è una questione geografica. O della vecchia (e andata, mai vista laddove serviva) cassa del mezzogiorno. La faccenda è tutta politica, con amministratori e istituzioni che da decenni non si prendono le responsabilità e i collusi che pur di non far ammenda contrabbandano le loro poltrone coi peggio compromessi. Compromessi che vedono a braccetto nord e sud. Potere e popolo. Miseria e nobiltà. biutiful 2.jpg
 
Da una parte chi vende e scarica, dall’altra chi compra e accoglie. In mezzo chi se ne frega.
Fra i disastri campani, l’allarme diossina e le soglie tollerate che si alzano man mano che la pericolosità dei siti inquinati cresce. Con le autorità che rilasciano il “bollino”, il via libera del “sano” o “malato” di questo o quell’altro prodotto evidentemente implicate. I colpevoli sono tanti e gli innocenti certamente pochi. I responsabili siamo tutti noi. Perché anche rinunciare ad indignarsi e limitarsi a puntare il dito, pur mantenendo livelli di spreco e produzione dei rifiuti non differenziati oltremisura, è dolo.
 
"Questa è la terra mia", la frase è riferita a Giugliano, Villaricca, Quagliano, Acerra e alla Campania tutta. Ma per estensione quella “terra mia” è l’Italia. La Campania ne è lo specchio, la discarica, il tappetino dove nascondere la polvere più resistente. E il destino delle sue pecore, cadute una ad una sotto l’ascia della diossina, è anche il nostro. La fine che faremo se continueremo a tenere la testa sotto la sabbia.



Tags: Alessandra Testa, Andrea D’Ambrosio, Biutiful Cauntri, camorra, Campania, Esmeralda Calabria, gomorra, monnezza, napoli, Peppe Ruggiero, recensione, rifiuti, roberto saviano,
31 Gennaio 2011

Oggetto recensito:

Biùtiful Cauntri, di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero, Rizzoli 2008, 83 m, euro 19.50 (libro + dvd)

Il film: è stato presentato al Torino Film Festival durante l'edizione 2007. Nel 2008 è uscito nelle sale italiane e francesi, ed è stato insignito del Nastro D'Argento come miglior documentario

giudizio:



5.67
Media: 5.7 (11 voti)

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