La vita del pescatore Aniello cambia quando viene scelto per partecipare al Grande Fratello. Dopo l'incubo di Gomorra, Matteo Garrone passa a un registro onirico e surreale che dipinge però in maniera più che efficace quella che è la realtà dei nostri giorni. Con un pizzico di inaspettato ottimismo
di Sandra Petrignani
Il nuovo film di Matteo Garrone, Grand Prix della giuria a Cannes, è la storia di un pescivendolo napoletano che, superato un primo provino per partecipare al “Grande fratello” e aspettando una seconda chiamata per prendere effettivamente parte alla trasmissione entra in uno stato di paranoica apprensione fino a perdere la testa, confondendo sogno e realtà. La trama, nella sua semplicità, che trae spunto da vicende documentate, assomma due forze: quella descrittiva del realismo e quella morale della poesia. Difficilissimo scegliere il tema televis
Il documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero denuncia le ricadute dell'emergenza monnezza sull'allevamento e l'agricoltura campana. Sono passati tre anni e quasi nulla è cambiato
di Alessandra Testa
"Questa è la terra mia". E’ la frase che si scolpisce nella mente durante la visione di Biùtiful cauntri, il documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero sull’infinita emergenza rifiuti in Campania realizzato nel 2007, e che risuona ancor oggi nel cervello mentre si cammina per le strade di Napoli. Una Napoli, soprattutto la periferia, ancora in preda ai rifiuti nonostante il governo giuri e spergiuri il contrario. "Questa è la terra mia" è molto più di un grido di dolore, è un mon
In Terra Padre Eugenio Allegri e Neri Marcoré leggono racconti di Saviano precedenti e successivi al romanzo, con cui condividono tematiche e toni. Un testo di denuncia ringhiato e rabbioso, cui poco riescono ad aggiungere attori e regia
di Igor Vazzaz
Se, negli ultimi mesi, un risultato irritante s’è ottenuto, malgré soi, all’indirizzo di Roberto Saviano, è proprio quello di rendere impossibile, quando non vischioso e contraddittorio, esprimere un qualsiasi giudizio sulla sua persona o la sua opera. E la colpa, questa colpa, non è certo sua, d’uno scrittore che cerca di fare il proprio mestiere, nella non banale posizione di chi è destinato a spaccare in due l’opinione pubblica ogniqualvolta respiri. Con tale sentimento, dunque, ci accingiamo ad assistere a Terra padre, spettacolo c
Continua la "maledizione di Toni Servillo", così bravo da far girare tutti i film sul suo personaggio: il malavitoso meridionale, che in questo caso si trasferisce in Germania per sfuggire al passato. Tante conferme e una sorpresa: la regia di Claudio Cupellini, perfettamente a suo agio nel genere noir
di Andrea B. Previtera
Già, sembra proprio uno di quei patti con una zingara capricciosa: “Toni, avrai finalmente successo, un grande successo, ma sarai condannato ad interpretare sempre personaggi un po’ sconfitti dalla vita e un po’ malavitosi”. E così ecco un’altra ottima interpretazione di Servillo per Una vita tranquilla, di Claudio Cupellini. Ed ecco, anche, un’altra recensione che si apre con un paragrafo sull’attore protagonista; il sospetto da parte del lettore è lecito: dlin dlin, campanello di moderato allarme – questo film &egrav
Il libro del sociologo Alessandro Dal Lago sul caso Gomorra come è al centro di infuocate polemiche: da un lato i critici di Saviano (non è più solo Berlusconi a dire che danneggia l'immagine dell'Italia), dall'altro i suoi accaniti sostenitori. Ecco perché, invece, la strenua difesa del ragazzo minacciato dalla camorra e le perplessità sull'opera letteraria possono coesistere
di Roberto Basso
Solo un anno fa, entusiasmati da Gomorra e dal Divo, tutti gridavano al miracolo: "E' risorto!". E ora? E' di nuovo crisi. E non ci salveranno né i cinepanettoni né i soldi pubblici
di Alberto Barbera
No. Non se ne può più, davvero. Dell’altalena di ottimismo e pessimismo che circola nei discorsi sul cinema italiano da vent’anni a questa parte, dico. Il cinema è morto. No, è solo svenuto. Macché, è tornato grande, non appena un paio di registi azzeccano un film nello stesso momento (Garrone e Sorrentino, solo un anno fa). Oppure quando l’affluenza del pubblico fa lievitare i numeri della percentuale riservata al prodotto nostrano, in sale peraltro sempre meno frequentate o, comunque, visitate ormai solo nelle grandi occasioni. E&rs