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FILM

Castellitto, se "l'altra commedia" è solo un'altra commedia

Figlia di psicologa (Morante) e stimato architetto, la liceale Rosa si innamora di un gentile settantenne (Jannacci), mettendo in crisi le idee progressiste dei genitori. L'antidoto a Vacanze di Natale, si era detto. Ma La bellezza del somaro è una farsa che con i film rivali ha più di qualche punto in comune


di Andrea B. Previtera

 


Dopo aver appreso che il riccio è elegante, è tempo di essere informati che il somaro è bello. Sulla nuova formula aggettivo - preposizioni articolata – nome di bestia, ecco La bellezza del somaro, con Sergio Castellitto, per la regia di Sergio Castellitto, tratto da un libro della moglie di Sergio Castellitto (Margaret Mazzantini).
 
Un film con una prerogativa virtuosa, almeno nelle intenzioni del buon Sergio: contrastare l'ondata dei cosiddetti cinepanettoni. Mette le mani avanti, il marito barra attore barra regista: “I toni nevrastenici del film sono voluti, mi sono ispirato a Cechov”, ma come giustificazione per il compitino tutto pasticciato, proprio non funziona. "Signora maestra, non ho scritto niente e il quaderno ha uno squarcio in mezzo perchè mi sono ispirato a Fontana". Nah.
 
Assistiamo così alla messa in scena di un presunto conflitto generazionale in cui discuterete con il vicino di poltrona su quale sia il personaggio che urla di meno. Con un Castelitto che recita come fosse arrivato ubriaco a una lezione di teatro sperimentale (e ci ricorda perché quasi mai un attore dovrebbe autodirigersi), una Laura Morante a cui lo staff ha nascosto gli psicofarmaci, e una corte dei miracoli allargata – che riesce persino a infilare nella stessa produzione Enzo Jannacci e Lola Ponce. Lasciatemelo scrivere ancora una volta: Lola Ponce.
 
Per contrastare i cinepanettoni, la ricetta sembra essere quella di prenderne i medesimi ingredienti, mescolarli e buttarli nell'antico forno della commedia all'Italiana. Ma sono proprio gli stessi, ad assaporare bene oltre la cortina di urla disumane: situazioni grottesche, qualche battuta volgare, un paio di scene con la formidabile marijuana dei film italiani – quella che ha più o meno l'effetto dell'Lsd – tradimenti assortiti, stereotiperia miscellanea. Ah già, il conflitto generazionale: c'è anche una ragazzina molto ribelle e molto irritante che litiga costantemente con i genitori-protagonisti, e si lega sentimentalmente al settantenne Jannacci. Molto bene.
 
Un film che ad ogni modo strappa al recensore un ringraziamento sentito: si può fare a meno di ragionare su quelle quattro o cinque righe di esposizione della trama, cioè su come far capire di cosa si parla facendo attenzione a non rivelare nulla di sostanziale. Righe delicate, qui del tutto superflue. Una trama non esiste: si impilano una sull'altra scenucole paradossali e tanti, tanti litigi, e questo è quanto. A volte viene inquadrato un somarello.

E dunque: ahia. Tratteniamo un ombrello perché alla frontiera dell'uscita qualche risata la dobbiamo pur dichiarare. Ma se questo era il rimedio ai cinepanettoni, il rimedio a La bellezza del somaro è la novalgina. Allora, ampia scelta questo Natale: mal di pancia.. o mal di testa?



Tags: Andrea B. Previtera, commedia all'italiana, Enzo Jannacci, La bellezza del Somaro, laura morante, recensione, Sergio Castellitto,
04 Gennaio 2011

Oggetto recensito:

La bellezza del somaro, di Sergio Castellitto, Italia 2010, 107 m

 

giudizio:



5.2875
Media: 5.3 (4 voti)

Commenti

Mi spiace dover dissentire da

8.01

Mi spiace dover dissentire da tanti ed unanimi giudizi. Ho visto ieri il film e l'ho trovato delizioso per come i personaggi sono disegnati, con le loro nevrosi, i loro tic, gli urli e i patetici desideri di vita, o emozioni migliori. Sono d'accordo che i 'il presidente' jannacci poteva essere meno 'gentile' e meno filosofico, ma il film e' piaciuto molto. Garbato dove tutti i cinepanettoni sono invece solo burini. Ma il mondo e' bello perché vario. Grazie Massimo

Ciao Massimo, pur rimanendo

Ciao Massimo, pur rimanendo integralmente fedele alla mia recensione, capisco perfettamente che il film possa piacere, soprattutto messo a confronto con quei cinepanettoni burini al 100 per cento, confezionati solo e unicamente con l'umorismo pecoreccio che ben conosciamo. Ma permettimi di pungolare uno e un solo aggettivo: "garbato". Garbato?

Forse Castellitto non va gambe all'aria con gli sci sottosopra come Boldi, ma di scene giocate su "ora questo cade/sbatte/si rovescia qualcosa addosso" ce n'è in abbondanza. Forse non sono mai esplicitate con righe di copione, ma abbondano anche le strizzate d'occhio "ha ha me so fatto quella / mo me faccio quell'altra". C'è Lola Ponce che si spoglia un paio di volte.

Garbato?

Forse hai ragione. Più che

Forse hai ragione. Più che 'garbato' l'aggettivo che meglio rappresenta il mio pensiero e' 'accurato' nella descrizione dei personaggi. E posto che quelli che 'me faccio questa, e poi quella' fanno purtroppo parte della società contemporanea, ho trovato che la lorodescrizione data dal film sia accurata, senza pero' sfociare nel pecoreccio, come invece e' caratteristica dei cinepanettoni. E quello che mi e' piaciuta e' la gamma di personaggi 'tipici' che vengono descritti con precisione. Accuratezza. Grazie per la cortesia di avermi risposto. Buona domenica.

Mi spiace dover dissentire da

8.01

Mi spiace dover dissentire da tanti ed unanimi giudizi. Ho visto ieri il film e l'ho trovato delizioso per come i personaggi sono disegnati, con le loro nevrosi, i loro tic, gli urli e i patetici desideri di vita, o emozioni migliori. Sono d'accordo che i 'il presidente' jannacci poteva essere meno 'gentile' e meno filosofico, ma il film e' piaciuto molto. Garbato dove tutti i cinepanettoni sono invece solo burini. Ma il mondo e' bello perché vario. Grazie Massimo

A volte basta una

3.06

A volte basta una parola: imbarazzante.

Ottima recensione di un

3.06

Ottima recensione di un mediocre film. Unica aggiunta: il personaggio di Jannacci parla sempre e solo per aforismi e alla fine esce di scena mangiando delle paste commentando l'azione con un laconico: «dolce...». Mah....

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