C'è un equivoco dietro al discusso prequel della saga monicelliana: voler inquadrare le zingarate di Perozzi e compagni in un contesto di "toscanità" storica e che storica non è per niente. In realtà a fare grandi i tre film della serie fu un misto di malinconia e cinismo che alle gag di Neri Parenti sfugge completamente
di Igor Vazzaz
E così, eccolo nelle sale: nessun picchetto, nessuna manifestazione. Un’uscita come tante, né più né meno: Amici miei – Come tutto ebbe inizio, tributo a una delle più riuscite serie del nostro cinema, passerà alla cronaca (la storia è tutt’altro) più per le preventive polemiche, pretestuose e risibili, che per una qualsiasi motivazione estetica. E dire che l’investimento, quasi venti milioni di euro, non è mancato e che molti professionisti coinvolti non sono affatto di secondo piano. Le prime sequenze denu
Figlia di psicologa (Morante) e stimato architetto, la liceale Rosa si innamora di un gentile settantenne (Jannacci), mettendo in crisi le idee progressiste dei genitori. L'antidoto a Vacanze di Natale, si era detto. Ma La bellezza del somaro è una farsa che con i film rivali ha più di qualche punto in comune
di Andrea B. Previtera
Dopo aver appreso che il riccio è elegante, è tempo di essere informati che il somaro è bello. Sulla nuova formula aggettivo - preposizioni articolata – nome di bestia, ecco La bellezza del somaro, con Sergio Castellitto, per la regia di Sergio Castellitto, tratto da un libro della moglie di Sergio Castellitto (Margaret Mazzantini). Un film con una prerogativa virtuosa, almeno nelle intenzioni del buon Sergio: contrastare l'ondata dei cosiddetti cinepanettoni. Mette le mani avanti, il marito barra attore barra regista: “I toni nevrastenici del film sono
Un quadretto familiare tradizionale, la colonna sonora operistica, la rivisitazione del classico gioco dei doppi e degli equivoci, e persino un Andy Garcia che somiglia in modo inquietante a Bonolis. Così l'isoletta nel cuore di New York sembra fin troppo familiare...
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Il regista De Felitta ha un passato intenso di sceneggiatore e di musicista jazz. E si vede. Probabilmente ha anche lontane origine italiane, che non siamo però riusciti ad appurare. Perché fin dalle prime inquadrature spira un’arietta casereccia. Un po’ forse in ragione del fatto che Andy Garcia, condannato dalla maturità ad una circonferenza addominale da gestante, ricorda in più di un’espressione Paolo Bonolis. Poi, perché nella presa in giro di Marlon Brando, e quindi dell’Actors’ studio e del metodo di recitaz
Un'incantevole Sandrelli e un ottimo Mastandrea nell'ultima pellicola di Paolo Virzì. La prima cosa bella conferma la tradizione della migliore commedia all'italiana. E smentisce alcuni luoghi comuni
di Alessandra Testa
Il cinema italiano non sarà in salute, ma La prima cosa bella di Paolo Virzì è una vera boccata d'ossigeno. Forse il momento più alto della carriera del regista che, ancora una volta, caricaturizzando la realtà, finisce per fotografarla nella sua essenza più profonda. A dodici anni da Ovosodo, Virzì torna a girare nella sua Livorno e, come aveva fatto nel 2008 con Tutta la vita davanti, è spietato e, al contempo, terribilmente tenero nel muovere i fili dei suoi personaggi. Fra un flashback e l'altro, ripercorre quarant'anni di Italia