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FILM

Ciliegine, dolce femminismo

L'esordio dietro la macchina da presa di Laura Morante ha un cast e una produzione tutte francesi: la sua protagonista, Amanda, ha un rapporto conflittuale con l'altro sesso, finché non incontra Antoine, maschio perfetto in quanto (finto) gay. Una commedia che, con la scusa degli "uomini manichino", prende in giro soprattutto le donne. Da venerdì nelle sale


di Sandra Petrignani


Che il film d’esordio di Laura Morante, Ciliegine, esprima un punto di vista tutto femminile, mettendo per una volta gli uomini all’angolo, non disturba per nulla una spettatrice come me piuttosto stanca, quando non esasperata, dagli stereotipi del personaggio-donna offerto dalla tv, da certo cinema e anche da un bel po’ di narrativa (non solo a firma maschile) contemporanei. 
Si può persino dire che il pregio di questa commedia sentimentale sia anche il suo difetto: insomma gli uomini sono funzioni del racconto, niente di più, manichini utili all’evolversi della storia che non hanno nessun appeal sull’autrice (e forse persino sulla protagonista del film, Amanda - per quanto si danni di essere ”androfoba”- interpretata con verve seduttiva dalla stessa regista).
 
Partiamo dalla trama, esile esile ma scritta (da Morante e Daniele Costantini) con intelligenza, ironia e nessun compiacimento bozzettistico (evviva!). Amanda è una editor cólta, in polemica col proprio lavoro, con l’editoria orientata biecamente al commerciale, in breve col mondo. Ha una relazione insoddisfacente con il compagno Bertrand (Frèdèric Pierrot), di quelli che si dimenticano di tenere in frigo l’acqua minerale non gasata per la compagna - che detesta le bollicine - e che per giunta fa fuori l’unica ciliegina sulla torta contro ogni solida legge di cavalleria. 
 
laura-morante_pascal.jpgAll’inizio vediamo Amanda in giro per Parigi con l’amica del cuore Florance (Isabelle Carrè), infagottata in cappottone e berretto militaresco, sbraitante contro tutto e tutti, come una novella Lucy dei Peanuts. Poi presa in un divertente malinteso che le permette di innamorarsi di Antoine (Pascal Elbe) solo perché maschio inoffensivo, in quanto gay. Ma Antoine gay non è… Fino al divertente finale chiuso in un gesto e un’occhiata della protagonista che potrebbe rimettere tutto in discussione.
 
Dicevamo del punto di vista femminile, che non vuol dire femminista: qui non si ride tanto degli uomini, abbandonati al loro essere amorfi senza nessun sostegno di sceneggiatura per i poveri attori, ma proprio delle donne, delle loro illusioni romantiche, della loro tendenza “complottistica”, dei loro pegiudizi (sia pure condivisibili) sui maschi e del loro vagheggiare inesistenti compagni femminei a propria immagine e somiglianza. E si ride con leggerezza liberatoria, affettuosa, complice.
 
Piccole sottigliezze rendono piacevole il film e lo salvano dal meccanicismo dell’impostazione: i ritratti dei due psicanalisti (Patrice Thibaud e Georges Claisse) che sanno di Woody Allen nel senso migliore e la rappresentazione dell’umanità gay, festosa, amorosa, decisiva nella soluzione della storia e ben rappresentata da un Samir Guesmi in stato di grazia.
 
Non so quanto Laura Morante sia stata libera, visto la produzione made in France (soprattutto), nella scelta del cast, quasi interamente francese. Ma è stata una soluzione giusta. Non si capisce perché gli attori italiani scambino, troppo spesso, la commedia con la farsa. Il cameo di Ennio Fantastichini nei panni del magnate arabo, ne è una, per fortuna lievissima, prova.



Tags: Ciliegine, commedia francese, laura morante, recensione, Samir Guesmi, Sandra Petrignani, Woody allen,
13 Aprile 2012

Oggetto recensito:

Ciliegine, di Laura Morante, Francia 2012, 85 m

giudizio:



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