Dalla mostra del cinema di Venezia attualmente in corso un titolo sulla sindrome di Andy Warhol che affligge i nostri tempi. Xavier Giannoli racconta la vita di un uomo qualunque di nome Martin Kazinski, senza un vero motivo diventato prima idolo e poi bersaglio del pubblico di web e tv. Tanta paranoia ma poca ironia...
di Giovanni Desideri
Se state leggendo questo articolo, difficilmente sfuggirete al tipo di critica portato avanti da The Supersta, tra i primi titoli ad essere proiettati alla 69esima mostra del cinema di Venezia. In quasi due ore, e con appena qualche momento di ironia, la pellicola indica la fine della privacy di cui sarebbero responsabili internet, la televisione e di riflesso certa informazione giornalistica. Una tesi decisamente apocalittica ma scarsamente originale, secondo cui non soltanto internet e la televisione sarebbero cattivi maestri, ma avrebbero ormai fagocitato "la vita" stessa.
Lo sberleffo di un genio che la storia del cinema ha già passato agli annali o l'ennesima riprova che i tempi d'oro di Manhattan, Io e Annie (ma anche Matchpoint) sono ormai un lontano ricordo? Un'ipotetica coppia di spettatori dialoga e si confronta sull'ultima, affollatissima fatica del regista newyorkese, To Rome with love
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Lei: Ma ti rendi conto che ormai andare a vedere Woody Allen sta diventando una sorta di triste rituale prossimo al necrologio anticipato, fra delusioni e rimpianti? Tutte le volte sperando di ritrovare almeno qualcuno degli elementi che ce l'hanno reso caro, o magari degli spunti diversi, ma comunque suoi? Che poi - a parte l'eccezione di Midnight in Paris con una ideuccia golosa che comunque non bastava ad animare la raccolta di cartoline - sempre più spesso ci si ritrova di fronte a location famose e basta? Quasi un pretesto per farsi un tour europeo con la famiglia, maga
L'esordio dietro la macchina da presa di Laura Morante ha un cast e una produzione tutte francesi: la sua protagonista, Amanda, ha un rapporto conflittuale con l'altro sesso, finché non incontra Antoine, maschio perfetto in quanto (finto) gay. Una commedia che, con la scusa degli "uomini manichino", prende in giro soprattutto le donne. Da venerdì nelle sale
di Sandra Petrignani
Che il film d’esordio di Laura Morante, Ciliegine, esprima un punto di vista tutto femminile, mettendo per una volta gli uomini all’angolo, non disturba per nulla una spettatrice come me piuttosto stanca, quando non esasperata, dagli stereotipi del personaggio-donna offerto dalla tv, da certo cinema e anche da un bel po’ di narrativa (non solo a firma maschile) contemporanei. Si può persino dire che il pregio di questa commedia sentimentale sia anche il suo difetto: insomma gli uomini sono funzioni del racconto, niente di più, manichini utili all’evo
L'ormai tradizionale appuntamento annuale per Allen, che dopo Londra, Barcellona e prima di Roma, fa tappa nella capitale francese. In Midnight in Paris il suo alter ego, lo sceneggiatore e aspirante scrittore interpretato da Owen Wilson, incontra le personalità artistico intellettuali della Belle époque
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Sostiene Cacciari, ci sembra citando Hegel, che il bello del passato è che è passato (professore, adoperi la matita blu se stiamo dicendo una fesseria). Mentre Woody Allen sostiene l’esatto contrario, secondo il rigurgito adolescenzial-nostalgico di un’età anagrafica ancora nutrita di solide reminiscenze classiche. Il film si apre con tre minuti di una Parigi ancora più accattivante delle più belle cartoline, con punti di vista e rendez vous atmosferici che un turista nemmeno si sogna dopo anni di appostamenti, ed un autoctono che v
Pellicola numero 42 per l'ormai ottantenne regista newyorkese: Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni mette insieme un cast stellare (Anthony Hopkins, Naomi Watts, Josh Brolin...) per la solita commedia fra il sentimentale e brillante. La ricetta di sempre, cucinata con gli ingredienti del giorno prima
di Andrea B. Previtera
Che cos’è la noia, che cos’è noioso? Che cos’è che annoia? Ci annoia, certamente, una storia per la quale non proviamo alcun interesse: quella della coltivazione dell’avena nella tradizione transcaucasica, quella della disposizione dei nani da giardino nel corso dei secoli, quella di un incontro di calcio di serie D del 1971. Eppure, anche un racconto intessuto in un argomento più o meno universalmente coinvolgente come l’amore, può annoiare: avete mai cercato di resistere a un bisnonno che vuole a tutti i costi raccontarvi
Il giornalista e scrittore è scomparso ieri. Un ricordo personale
di Sandra Petrignani
Lo chiamavamo Ben e una volta gli dissi che gli stava benissimo quel nome: “ben placido” era il suo ritratto. Lui, che amava le astuzie del linguaggio, rise in quel suo modo anglosassone, discreto e ironico. Una presenza gentile, relazioni con gli amici prudenti e affettuose, una straordinaria mente che sapeva essere al contempo aspra e garbata. Oggi penso a lui come a tutto questo messo insieme e, ancor di più, come a ciò che tutto questo riassume: l’incarnazione dell’eleganza intellettuale; oggi che Beniamino non c’è più e si pu&ograv
Il mio amico Eric sembra la solita storia del proletario sconfitto e depresso. Che a sorpresa ha una svolta brillante quando entra in scena l'ex calciatore, ottimo interprete di se stesso
di Gianpaolo Fissore
Eric è un ometto che dalla vita non ha avuto granché: l’ultimo bel ricordo? Una partita di calcio del Manchester United e un gol del suo idolo, Eric Cantona. Il calcio, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo: dispensa illusioni e delusioni, arbitri venduti e partite truccate. Ma poi, come per incantesimo, riaccende sempre la passione, e scusate se è poco. Eric (Steve Evets) è un ometto trasandato e sfinito, prossimo alla resa. Non gli resta che un mito, nato appunto in uno stadio di calcio. Attaccante molto fisico, Cantona giganteggia nel poster della stanza