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FILM

La persecuzione degli ebrei? Al cinema

Da oggi nelle sale italiane il secondo film di Micha Wald: Simon Koniaski è un uomo che, a quarant'anni suonati, viene scaricato dalla moglie e torna a vivere dal padre. Parenti paranoici, caricature di rabbini, caotiche cene di famiglia e rocamboleschi viaggi in macchina a completare il solito carosello di humour yiddish


di Andrea B. Previtera


Diluvi universali, schiavitù, aperture di mari, genocidi, fondazione di stati: quante ne dovranno ancora toccare al popolo di Israele prima di essere (ri)preso più seriamente dall'occhio della cinepresa? Simon Konianski, di Micha Wald, è l'ennesimo film a budget limitato che sfrutta come ingrediente vivificante una categoria già di per sè dai colori forti, saturandoli ulteriormente ad arte.
 
Con un sentore di figurine sostituite, parrebbe lo stesso album di Kusturica, dove nomi e costumi gitani vengono rimpiazzati da candelabri a sette braccia e slang ebraico. Personaggi tragicomici che ricordano, peraltro, quelli parimenti semiti del recentissimo A Serious Man dei fratelli Coen, o del meno recente The Snatch (Guy Ritchie). E ritmi, cadenze, colonna sonora, anche. Non c'è in effetti molto di originale a fare da contorno al povero Simon, che sembra aver messo la faccia in una di quelle sagome col buco per buffe foto ricordo.
 
La trama stessa dovrebbe suscitare qualche sospetto strutturale: Simon Konianski è un ebreo sulla quarantina che, appena scaricato dalla moglie, torna a vivere a casa dell'anziano padre. Uno zio paranoico con moglie petulante a carico, un paio di caricaturali rabbini, l’amante ballerino brasiliano della ex, e un gran numero di situazioni paradossali in cui trascinare – quale ulteriore complicazione – il figlio settenne.
Ecco dunque un collage di elementi in qualche modo familiari: il colloquio con la caricatura di un rabbino, la cena tra parenti con disastro e finale in stile Tre Marmittoni, la porzione on the road con macchina che cade a pezzi ed altro ancora. Sullo sfondo, una colonna sonora ingiustificabilmente fastidiosa, martellante, che esaspera ulteriormente i ritmi già incalzanti e in più di un’occasione appare semplicemente sbagliata.
 
Peccato, perchè le interpretazioni di Jonathan Zaccai (Simon), Jean Herbert (il padre) e dell’intramontabile Abraham Leber (lo zio) sono brillanti, e la sceneggiatura regala più di una risata di gusto: ma aleggia un eccesso di grottesco su cui proprio non si può chiudere più di un occhio, o di un ombrello nel nostro caso. Appena qualche urlo, qualche capitombolo in meno e avremmo fatto ugualmente nostra la frustrazione del buon Konianski senza uscire dalla sala con un principio di mal di testa. Provaci ancora, Wald!



Tags: Abraham Leber, Andrea B. Previtera, ebrei, fratelli coen, Hemir Kusturica, israele, Jean Herbert, Jonathan Zaccai, Micha Wald, rabbino, Simon Koniaski,
09 Aprile 2010

Oggetto recensito:

Simon Koniaski, di Micha Wald, Belgio - Francia - Canada, 2009, 100 m.

giudizio:



7.88625
Media: 7.9 (24 voti)

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