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FILM

Mammuth: e la commedia si fa pesante

Un Depardieu enorme e scapigliato presta volto (e corpo) alla Francia alienata di Sarkozy. Con il personaggio dell'easy rider sessantenne il film di Kervern e Delépine satireggia sui "nuovi mostri" della società, ma esagera con il grottesco. Da oggi in sala


di Andrea B. Previtera

 


Con il cinema francese, è sempre una questione di rubinetti. Da una parte quello di una visione laterale delle cose, della capacità di cogliere la poesia del quotidiano e trovare il surreale nel dettaglio. Dall’altra, quello del grotesque. E quasi sempre eccolì lì, aperti ambedue a cercare una miscela che non ci lasci sotto una doccia troppo calda o troppo fredda.
 
Mammuth! Cinema francese in piena regola, rubinetteria spalancata a massimo regime e si salvi chi può, con il corpaccione di Gerard Depardieu - più dilatato che mai - a fare onore al soprannome del protagonista da cui il film prende il titolo.
 
E cosa ci troviamo tra le mani, dietro questo nome che non suggerisce altro che una mole caracollante di carne e pelliccia? Un racconto on the road per le strade di una Francia circense, popolata di personaggi dai mestieri alienanti - ed alienati dai propri mestieri. Mammuth, per primo, porta con sé il carico dei suoi quarant’anni di lavoro. Lo porta in equilibrio instabile su una vecchia motocicletta che ha il suo stesso nome, in un’odissea burocratica e un po’ trasognata, alla ricerca dei documenti che gli consentiranno di scavalcare la soglia della pensione.
 
mammuth_500.jpgDe Kervern & Delépine decidono di sbobinare la depressione della Francia sarkoziana a modo loro, accentuando ogni possibile bruttura e selezionando con cura i corpi più grassi, segnati, gli sguardi più untuosi, le mani più sporche. Una teoria di mostri resi tali dallo stato sociale in cui sono loro malgrado immersi, e in mezzo ai quali questo Depardieu dal peso a tre cifre e dalla capigliatura lunga e scomposta, dallo sguardo vacuo e disorientato, riesce persino a fare tenerezza. Ad aleggiare su tutto, un’autoironica fotografia anni ‘70 che strappa un sorriso amaro: siamo davvero, nonostante tutto, nel duemiladieci?
 
Una commedia solo lievemente tragica, come quei dolori sordi che non strappano un “ahi” ma continuano a pulsare dietro le tempie: qualcuno però, va detto, ha pasticciato come al solito con il miscelatore – ed il grottesco viene giù a fiotti, da far rabbrividire. Un senso lieve di disagio percorre tutta la proiezione, mentre le caricature diventano macchiette, le macchiette degradano in burattini, ed il teatro dell’assurdo finisce per lo sconfinare in un paio di sequenze al margine del disgustoso.
 
Peccato, peccato per questi eccessi, al lato dei quali c’è un cinema che potrebbe addirittura ricordare qualcosa degli ultimissimi lavori di Fellini (a loro volta, in effetti, non privi di falle analoghe). Ad ogni modo, un racconto coraggioso - quello di Mammuth. Diverso, originale, ma destinato forse a un pubblico dalla pelle sufficientemente spessa – come quella dell’antico pachiderma.



Tags: Andrea B. Previtera, Benoît Delépine, commedia, federico fellini, francia, Gerard Depardieu, grottesco, Gustave de Kervern, Mammuth, nicholas sarkozy, recensione,
29 Ottobre 2010

Oggetto recensito:

Mammuth, di Gustave de Kervern e Benoît Delépine, Francia 2010, 92 M

 

giudizio:



7.505658
Media: 7.5 (53 voti)

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