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SPECIALE VENEZIA 2012

The Master e lo schiavo

Tra i titoli più attesi della mostra di Venezia, in uscita a gennaio nelle nostre sale, l'ultimo lavoro di Paul Thomas Anderson non è solo "il film su Scientology" come è stato presentato. E' la storia di un rapporto di dipendenza tra due uomini, un guru e un reduce della Seconda Guerra Mondiale, interpretati da una straordinaria coppia di attori


di Giovanni Desideri

 


The Master di Paul Thomas Anderson è uno dei film più attesi della stagione cinematografica; l’anteprima è andata in scena la scorsa settimana alla Mostra del Cinema di Venezia. Non nuova la storia raccontata: i traumi psicologici di un reduce di guerra (il secondo conflitto mondiale, non il solito Vietnam), possibile metafora del disagio della civiltà vissuto da chiunque e affrontato mediante un percorso di analisi.
 
Diciamo subito che tra le più vistose qualità del film ci sono le prove eccellenti offerte dai due protagonisti: in ordine di apparizione sullo schermo, il marinaio Freddie Quell, interpretato da Joaquin Phoenix, e Lancaster Dodd, fondatore del gruppo identificato come La Causa, impersonato da uno straordinario Philip Seymour Hoffman (la terza protagonista, un po’ sullo sfondo rispetto ai primi due, è Amy Adams, nel ruolo di Mary Sue Dodd). Phoenix colpisce sin da subito con la sua interpretazione, ma nel corso del film prende sempre più quota un Hoffman che recita e canta, in un ruolo da vero mattatore.
 
hoffmann.JPGAltra qualità del film è la bellissima musica originale di Jonny Greenwood, davvero «su misura» per commentare il disagio del marinaio, specie durante la prima parte della vicenda.
Già prima dell’uscita della pellicola il gruppo fondato da Dodd è stato associato a Scientology, ma più che questo, conta che nel film si stabilisce un rapporto di reciproca dipendenza tra i due protagonisti; il disagio psichico non sembra affliggere solo l’ex marinaio, il quale farà da cavia ai metodi di analisi di Dodd. Costui sarà anche arrestato per esercizio abusivo della professione medica, e infine trasferisce la propria attività in Inghilterra. Ben presto rintraccerà Quell, che nel frattempo aveva un po’ perso di vista, per ricomporre così un legame inscindibile. L’intellettuale che fa ricerca e il paziente che dovrebbe beneficiarne si sostengono a vicenda. I loro ruoli arrivano a intrecciarsi.
 
The Master è anche un film piuttosto lungo, due ore e un quarto, su un tema apparentemente astratto qual è un percorso di analisi. Un’analisi condotta con metodi sperimentali e cialtroneschi, che includono l’ipnosi e un contorno di varie strampalate credenze filosofiche, affidate da Dodd a un paio di libri. Lo stile della pellicola è comunque avvincente; si crea un clima di inquietudine e suspense analogo a quanto avveniva in Magnolia, altro titolo famoso di Anderson, che oltre ad essere il regista è anche autore del soggetto. Ma un’altra analogia potrebbe essere stabilita con un film come The Machinist di un altro Anderson, Brad, uscito nel 2004 e diffuso in Italia con il titolo L’uomo senza sonno.
 
Non è difficile immaginare una serie di possibili premi per quest'ultimo titolo, che siano a Venezia o ai prossimi Oscar. Tra le candidature più forti, come detto, quella di Hoffman. In ogni caso il film, che sarà nelle sale da gennaio, è stato accolto alla proiezione stampa da lunghi applausi.



Tags: Giovanni Desideri, Joacquin Phoenix, leone d'oro, Magnolia, Paul Thomas Anderson; The Master, Philip Seymour Hoffmann, recensione, scientology, venezia,
07 Settembre 2012

Oggetto recensito:

The Master, di Paul Thomas Anderson, USA 2012, 137 m

 

giudizio:



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