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FILM

Quest'anno per la prima volta il Festival di Venezia ha ammesso in concorso le opere non di finzione. E immediatamente ne ha premiata una: Sacro GRA, frutto del lungo lavoro di Gianfranco Rosi attorno al raccordo anulare di Roma. Passata l'euforia del trionfo, ci chiediamo: questo film, fatto di personaggi più o meno originali, di storie più o meno compiute, funziona davvero?


di Marinella Doriguzzi Bozzo

La definizione dei generi artistici inizia nell'antichità, così come antico è il concetto della loro contaminazione, che comunque ha subito un'enfatica e ormai quasi obbligatoria accelerazione in epoca moderna e post-moderna. Tuttavia, nella fattispecie filmica, e nonostante la definizione della FIAF (Féderation internationale des archives du film, che indica come opera cinematografica "ogni registrazione di immagini in movimento su qualsiasi supporto esistente") si è fatta a lungo una netta distinzione ufficiale fra opere di finzione e documentari
24 Settembre 2013

SPECIALE VENEZIA 2012

Grande escluso dai premi della 69esima mostra di Venezia, Bella Addormentata non parla tanto della vicenda di Eluana Englaro, ma piuttosto del circo sociale e mediatico che le si scatenò intorno. Storie e conseguenze che si intrecciano anche da lontano, tra le quali però si perde la posizione dell'autore 


di Marinella Doriguzzi Bozzo

Il grande potere significante nella presenza (o assenza) di un semplice articolo determinativo: La bella addormentata era quel personaggio fiabesco che viveva sottotraccia in attesa che un cavaliere - e magari berlusconiano - la riportasse con un bacio ai sogni della vita attiva; Bella addormentata, viceversa, non è tanto un personaggio, quanto una condizione, un modo sospeso di essere inerme, in balia di fedi "calcistiche" contrapposte e non dialoganti, perché rigide come tutte le verità possedute una volta per sempre.   In questo senso, Marco Bellocchio no
10 Settembre 2012

SPECIALE VENEZIA 2012

Tra i titoli più attesi della mostra di Venezia, in uscita a gennaio nelle nostre sale, l'ultimo lavoro di Paul Thomas Anderson non è solo "il film su Scientology" come è stato presentato. E' la storia di un rapporto di dipendenza tra due uomini, un guru e un reduce della Seconda Guerra Mondiale, interpretati da una straordinaria coppia di attori


di Giovanni Desideri

The Master di Paul Thomas Anderson è uno dei film più attesi della stagione cinematografica; l’anteprima è andata in scena la scorsa settimana alla Mostra del Cinema di Venezia. Non nuova la storia raccontata: i traumi psicologici di un reduce di guerra (il secondo conflitto mondiale, non il solito Vietnam), possibile metafora del disagio della civiltà vissuto da chiunque e affrontato mediante un percorso di analisi.   Diciamo subito che tra le più vistose qualità del film ci sono le prove eccellenti offerte dai due protagonisti: in ordine d
07 Settembre 2012

FILM

Premiata a Venezia, la pellicola del russo Alexander Sokurov ricalca l'epocale testo di Goethe, riducendo ai minimi termini la narrazione e concentrandosi sui particolari pittorici dell'immagine e della messinscena. Un'altra vittoria del ricatto da "cultura alta" sulle giurie festivaliere...   


di Marinella Doriguzzi Bozzo

Come affrontare la recensione di un film da cui si è usciti affranti e desolati? Affranti per la noia sparsa a piene mani, come la semina dei contadini prima dell'avvento delle macchine; desolati per il ricatto che una pretesa "cultura alta" sembra talvolta esercitare nei confronti delle giurie dei festival, che finiscono con il premiare opere ai margini dello specifico cinematografico, comunque lo si voglia intendere.   Quest’anno Cannes ha incoronato come miglior film Tree of life di Terrence Malick (leggi) e Venezia questo Faust di Sokurov. Entrambi sontuosi
31 Ottobre 2011

WEEKEND - CINEMA

Il grande regista francese morto da poco: uno stile inconfondibile, solo in apparenza conservatore


di Alberto Barbera

Pessoa è stato uno, nessuno e centomila, un io disseminato sotto molteplici e ingannevoli identità. Kubrick era un ipocondriaco ossessivo e maniacale, rinchiuso nel proprio isolamento come in una fortezza inespugnabile. Nella storia dell’arte novecentesca, non mancano certo gli esempi di autori enigmatici o sfuggenti. Eric Rohmer, forse, era semplicemente riservato. Nessuno, se non una ristrettissima cerchia di amici, può dire di averlo conosciuto. E non perché fosse di carattere introverso o indecifrabile. Semplicemente, era (quasi) impossibile incontrarlo.
16 Gennaio 2010