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FILM

Troppo amici per Natale

Sembrerebbe un sequel del fortunato Quasi Amici uscito nelle sale qualche mese fa, e invece quella di Eric Toledano e Olivier Nakache è un film più vecchio di tre anni e che in Italia trova distribuzione solo oggi. Un matrimonio e le rispettive cerchie di amicizie e conoscenze, per un film ecumenico, come si conviene sotto le feste


di Marinella Doriguzzi Bozzo

 


Prima di impalmare qualcuno/a, bisognerebbe meditare sui trattati quasi omonimi di Sun Tsu e di von Clausewitz che, a distanza di quasi 2000 anni l'uno dall'altro, riflettono e fanno meditare a fondo sull'Arte della guerra. Non solo perché gli sposi possono diventare dei futuri nemici intimi, ma soprattutto perché il matrimonio di due persone è in realtà il tentativo di fusione per reciproca incorporazione-sopraffazione delle relative tribù al seguito. Ed ecco quindi fratelli, cugini, suoceri, nuore, cognati confrontarsi, criticarsi e tessersi agguati lungo territori domestici che durano una vita, capaci di ospitare inimicizie segrete, alleanze dichiarate e frequenti complicità insospettabili, con relativi rovesciamenti di intese e di fronti.
 
Se l'argomento è peregrino, ma comunque degno di permeare sia la letteratura che il cinema, molto diverse fra loro sono le modalità di svolgimento. Quella scelta dal duo registico formato da Eric Toledano e Olivier Nakache si impernia non tanto sulla caratterizzazione dei tipi umani o sulla singolarità delle peripezie adombrate, quanto sul tono morbido- amaro dell'osservazione sociologica bonaria, affidata al meccanismo della prevedibilità: sia le situazioni che le battute sono facilmente intuibili,e l'effetto comico scatta proprio dal loro puntuale verificarsi e ripetersi a mo' di tormentone.
 
troppoamici2.jpgLa velocità non è vorticosa ma amabilmente scorrevole, con sequenze ben tagliate e tempi comici - tra il beffardo e il buffonesco - che fanno parte dell'esperienza diretta o indiretta di molti, tale da assurgere ad una sorta di cantico del luogo comune, senza per questo trasformarsi in banalità. Circola qualche cosa di famigliare a partire dal titolo e lo spettatore non smaliziato riconosce la stesso sodalizio cinematografico di Quasi amici (recensito qui), ma leggermente annacquato,come se la ditta diluisse i cascami del precedente successo. Invece il film (che nell'originale ha naturalmente tutt'altro titolo) è stato ripescato dalla nostra distribuzione per consonanza di comicità con una finta assonanza di denominazione. Precede infatti di ben tre anni il più innovativo successo sulla convivenza problematica fra un paraplegico miliardario e il suo scapestrato badante, e in questo senso rappresenta l'anticipazione di una posteriore conferma e non lo sfruttamento intensivo di una dinamica già collaudata.
 
L'impronta inconfondibilmente francese è un mix di professionalità e di leggerezza seria, con tratti anche acuminati e nel contempo mai depressi, perché alla fine anche la guerriglia è in realtà sintomo di una non indifferenza molto prossima alla conciliazione degli affetti. La dimensione del mondo pare più piccola ma più distante di un tempo, mentre la multirazzialità una volta lontana sembra entrare a far parte del quotidiano europeo, aggiungendo al contesto un tocco di umorismo esotico ma partecipativo, come una sorta di coro drammatico affettuosamente addomesticato ai bordi, tra il Pakistan ed Israele.
 
Nel contempo, al sottofondo descritto si aggiunge una sorta di passaggio generazionale del testimone non soltanto perché i bambini diventano adulti - magari realizzando i sogni dei genitori - ma anche perché gli adulti rimangono infantili in quanto aggrappati all'insuperato fotogramma di una giovinezza più simile ad una conclusione che non ad una premessa. Tra piccole parentesi di poesia minimale e citazioni di genere che anticipano e dolcificano - senza edulcorarle - le amarezze teatrali di Carnage (vedi la recensione) o le durezze ironiche di Cena fra amici (vedi la recensione).
 
Un film quasi per tutti, con una sua ecumenicità assolutoria che ben si concilia con l'avvento del Natale, in una cornice più divertente ma infinitamente meno corriva dei film italiani d'occasione, che rimangono comunque cinepattoni, dopo che se ne è fintamente dichiarata la fine sia per consunzione che per indegnità.



Tags: amicizia, commedia, Eric Toledano, film, francia, Marinella Doriguzzi Bozzo, matrimonio, Olivier Nakache, Quasi Amici, recensione, Troppo amici,
10 Dicembre 2012

Oggetto recensito:

Troppo Amici, di Eric Toledano e Olivier Nakache, Francia 2009, 102 m

 

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