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Radio 3, da Bach a Bjork in sei mosse

E' la promessa ambiziosa di Sei gradi, un programma che vorrebbe raccontare la molteplicità di linguaggi della musica d'oggi. E invece si perde in connessioni superficiali e lungaggini aneddotiche


di Marco Dalpane


L’idea non è male, anche se non particolarmente originale. “La teoria dei sei gradi di separazione rivendica l'ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra attraverso una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari. Quarantacinque minuti per andare da Bach a Bjork in sei mosse, per attraversare mondi sonori diversissimi eppure connessi tra loro... un percorso musicale che si sviluppa in tutte le direzioni.” Così sul sito di Radio3.
 
Attraverso sei passaggi dunque un musicista può essere collegato a qualsiasi altro, così da permettere riflessioni su come il mondo della musica viva di scambi, di relazioni, di innesti, talvolta sequenziali e inseriti nel solco di una tradizione, talvolta imprevedibili e curiosi. Quindi il gioco poteva essere proprio quello di provare a raccontare la molteplicità dei linguaggi della musica di oggi, delle prassi osmotiche per cui elementi di uno stile confluiscono in un altro, e musicisti delle più varie estrazioni si mostrano in grado di dialogare confrontando le rispettive esperienze.
  
DJ Spooky remixa Xenakis, i Sonic Youth dedicano un doppio cd alle musiche del XX secolo eseguendo partiture di Cornelius Cardew, John Cage, Christian Wolff. Louis Andriessen dichiara di essere influenzato dal funk e da altre musiche pop degli ultimi trenta anni e intitola un suo brano per violino e pianoforte Disco, Gyorgy Ligeti studia le musiche dei pigmei integrando nelle sue composizioni per pianoforte le tecniche ritmiche africane. A sua volta la musica di Ligeti diventa oggetto di attenzione di molti musicisti jazz di oggi, da Vandenmark ai Bad Plus, che realizzano una cover di una sua composizione. Si potrebbe continuare per centinaia di pagine, raccontando la storia delle musiche più avventurose e vitali degli ultimi cinquant’ anni, e Sei gradi poteva essere il contenitore giusto. 
 
Invece come funziona questa trasmissione radiofonica inserita nel peraltro ottimo palinsesto di Radio3? Scarico il podcast di una puntata, quella del 29 aprile.
Si parte dal folk blues con Elisabeth Cotten e fino a un certo punto della scaletta ci si muove attraverso generi affini attraverso Laura Veirs, gli Allmann Brothers, Neil Young. Poi una rapida virata ci porta Brahms, e da qui si arriva al griot malese Bassekou Kouyate per finire con la etno-fusion di Songhai. 
 
Le relazioni tra una musica e l’altra sono di questa natura: musicisti che hanno realizzato cover del primo, una stessa parola che compare nel testo di due diverse canzoni, o in un telegramma inviato a un collega (!), oppure semplicemente in un altro brano dello stesso artista. Lo spericolato passaggio da Neil Young a Brahms si spiega per il fatto che nella canzone di Young compare la London Symphony Orchestra, che, diretta da Neeme Jarvi esegue pure la seconda Rapsodia Ungherese. Dalla LSO, residente al Barbican Centre, si passa a Bassekou Kouyate che si esibirà allo stesso Barbican la prossima estate. Da qui a Songhai il passo è breve. 
 
Il tutto raccontato con infinita lentezza, ripetizioni e divagazioni aneddotiche sulle biografie dei musicisti. Nessuna riflessione sugli intrecci e le influenze che alimentano i linguaggi musicali, tutt’al più una carrellata di brani più o meno piacevoli dove la relazione fra gli stessi è puramente pretestuosa. Inutile cercare di ricavarne indicazioni utili a raccontare qualcosa di ciò che accade nella musica di oggi, a suscitare curiosità e desiderio di approfondimento. 
 
Proviamo a costruire una scaletta alternativa che davvero racconti qualcosa della musica di oggi, visto che l’ibridazione e la contaminazione (brutta parola, ha dentro un riferimento a qualcosa di inquinato e velenoso, ma ormai è entrata nell’uso) ne costituiscono un tratto essenziale. Il rock è morto, il jazz è esangue, la tradizione colta (altra parola che sarebbe meglio togliere di mezzo) è una sopravvivenza legata all’elargizione (peraltro sempre più scarsa) di denaro pubblico, le musiche etniche sono seriamente messe in pericolo dalla globalizzazione.
 
Partiamo da Haydn, (si, proprio lui, Joseph) e ascoltiamo il terzo movimento del concerto per tromba e orchestra. Ascoltiamo poi lo stesso brano nella versione di Willem Breuker, uno dei padri dell’avanguardia jazz europea, con Toby Rix che esegue la parte della tromba su uno strumento di sua invenzione costruito assemblando vecchi claxon da automobile. Tanto per dire che anche i classici possono essere divertenti e giocosi. 
 
Nello stesso cd troviamo poi una strepitosa versione di Dance of the Tumblers di Kurt Weill, e da qui sarebbe facile passare al lavoro che Heiner Goebbels ha dedicato ad un altro grande tedesco e compagno di strada di Weill, Hans Eisler. Prendiamo allora un brano a caso da Eisler Material, poi da Goebbels passiamo ai Cassiber, gruppo art-rock dei primi ’80, dove al fianco di Goebbels troviamo Alfred Hart, Chris Cutler e Christoph Anders, a raccontare una delle pagine più convincenti del rock progressivo. Da qui ci spostiamo in Canada, ad ascoltare un frammento da Le trésor de la langue di René Lussier, altro musicista collegato alla scena dell’art-rock. Siamo così passati da Haydn a Lussier, e abbiamo scoperto qualcosa su come i musicisti ragionano. 
 
Certo in questa scaletta non c’è niente di necessario, niente di inevitabile, ma forse si apre qualche spiraglio a chi magari si è perso alla ricerca dei titoli indicati nell’ultima top ten della rivista preferita.



Tags: bach, bjork, gyorgy ligeti, joseph haydn, louis andriessen, Marco Dalpane, radio 3, rené lussier, sei gradi,
26 Maggio 2010

Oggetto recensito:

sei gradi, radio 3 rai

In onda: dal lunedì al venerdì alle 18

giudizio:



5.9904
Media: 6 (25 voti)

Commenti

ben detto! sono una fan di

ben detto! sono una fan di radio tre, ma condivido in pieno le critiche a questo particolare programma. e apprezzo che esista ancora uno spazio per la critica, che si potrà condividere o controbattere, a partire da un reale interesse per l'argomento trattato. io come musicista e ascoltatrice di radio tre mi aspetto qualcosa di più da questa trasmissione. bell'articolo!

infatti l'idea del programma

4.05

infatti l'idea del programma è buona. purtroppo i collegamenti vengono fatti con una superficialità desolante! occasione sprecata

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