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DISCHI POP

Lo spirito del Faber

Ennesima celebrazione e, è il caso di dire, riesumazione del lavoro di Fabrizio De Andrè, questa volta in chiave orchestrale. La London Symphony Orchestra diretta da Geoff Westley suona le composizioni del cantautore. Cantano Franco Battiato, Vinicio Capossela e... Fabrizio De Andrè, in una discutibile performance post mortem


di Marco Buttafuoco

 


Confesso di essermi accostato a questo disco con numerosi pregiudizi. Trovo disdicevole utilizzare le voci di artisti morti ed incollarle con operazioni di sartoria elettronica a quelle di altri interpreti. Nella fattispecie mi sembrava che fosse inutile, se non offensivo, appiccicare alla musica e alla voce, esili ma evocative, di Fabrizio De Andrè la sontuosità di una grande orchestra sinfonica. Una cosa, mi dicevo, è reinterpretare l’opera di un grande artista secondo una sensibilità propria, tentare di rileggerla e di mostrarla sotto nuove luci, altra è utilizzarla con una specie di copia e incolla
   
Le dichiarazioni stesse dell’ autore del progetto mi sembravano vaghe. L’ ideatore di Dream n.1 Geoff Westley (musicista inglese che ha già collaborato con protagonisti della musica leggere italiana di primo piano, come Lucio Battisti) ha detto di non aver toccato il cantato di De Andrè: “ho utilizzato l’ orchestra come se suonassi Puccini o Verdi”. O come i tre tenori che cantano My Way, gli si potrebbe rispondere malignamente: un De Andrè "manipolato" come se fosse Andrea Bocelli.
   
london_symphony_orchestra.jpgD’accordo che Faber ha sempre amato la sperimentazione: aveva adattato la sua musica alla ricerca sonora delle PFM, aveva utilizzato il dialetto genovese ed una ricca strumentazione mediterranea. Ma ad imporgli post mortem un'atmosfera musicale tanto distante dalla sua, senza nessun consenso "scritto", il rischio era una forzatura vera e propria. D’Andrè era un Troubadour, un raffinatissimo menestrello. Cos’ha a che fare con Puccini? E per quale motivo, con quale urgenza artistica è stata concepita una simile operazione? Se proprio Westley voleva mostrare la possibile sintonia di alcune canzoni del genovese con la grande tradizione sinfonica europea, avrebbe potuto semplicemente farle suonare all’ orchestra. La scelta di chiamare Vinicio Capossela e Franco Battiato a “duettare" con la voce virtuale del poeta morto in due brani (Valzer per un amore e Anime salve ) mi sembrava, poi,  del tutto incongrua e fasulla.
  
Infine ho inserito questo cd nel lettore con grande diffidenza che, ascolto dopo ascolto, si è tramutata in irritazione. Dream n.1 è poco più di un guazzabuglio musicale, considerarlo disco inutile è dire poco. La magnificenza sinfonica non aggiunge niente alla bellezza toccante della poesia di brani come Disamistade o Ho visto Nina volare. Il problema è che il lavoro di sartoria elettronica è pieno di pecche e di buchi: l’abito confezionato sulla parte vocale risulta (quasi sempre) ridondante oppure troppo stretto. In più di un passaggio l’orchestra suona troppo fragorosamente e soffoca la voce, impedendo di cogliere bene le parole. Il lirismo scabro e malinconico di Hotel Supramonte, ad esempio, viene sopraffatto da ondate sonore incomprensibili, da sconclusionati fortissimo.
 
Quindi l’operazione Dream (pare che ci sia già un secondo disco pronto…) alla fine danneggia l’arte del cantautore. Inutile parlare dei due brani in "duetto" con Capossela e Battiato. Pare che Ivano Fossati abbia garbatamente declinato l’invito della Fondazione de Andrè a partecipare a questo “inciucio”, e per fortuna. Sarebbe stato un peccato vedere la sua firma onorata su tanta superficialità. Da dimenticare in fretta.



Tags: Fabrizio De Andrè, Franco BAttiato, Geoff Westley, Ivano Fossati, London Symphony orchestra, Marco Buttafuoco, Sogno numero uno, Sony, vinicio capossela,
07 Dicembre 2011

Oggetto recensito:

Fabrizio De Andrè e London Symphony Orchestra, Sogno n°1, Sony 2011

 

giudizio:



7.02
Media: 7 (4 voti)

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