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TEATRO

Babilonia Teatri, la morte a tempo di rap

In The End la coraggiosa compagnia di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani affronta la rimozione più grande del nostro tempo. Con uno monologo che mescola litanie da chiesa e ritmi moderni


di Sergio Buttiglieri

 


Ogni volta che ho la possibilità di vedere un nuovo lavoro di Babilonia Teatri non ci sono chilometri che tengano. So che il pugno nello stomaco che beccherò sarà cosi forte e salutare che mi ripagherà delle ore di viaggio, dei semafori rossi, delle code impreviste. E così è stato anche per questo spettacolo.
 
The End non parla di cose piacevoli, ma affronta la rimozione più grande del nostro tempo: quella della morte. In un tempo in cui nessuno può più invecchiare, in cui tutti al massimo passano a miglior vita, sentire un monologo implacabile alla maniera di Babilonia Teatri su tutto il blob che sta attorno alla morte è una esperienza notevole. L’impatto emotivo di questo rap, filastrocca, rosario, un testo pieno di reiterazioni - alla maniera dei vespri nelle chiese la domenica pomeriggio, contaminati però dal ritmo sincopato figlio di YouTube - va fatto sedimentare a lungo. Il punto nodale è che siamo mortali anche se non ce lo diciamo mai. 
 
babilonia_theend.jpgQuesto assunto inequivocabile quanto banale ci viene raccontato facendoci riascoltare tutti i tormentoni che ruotano sulla mimetizzazione della morte. La parola crea la realtà: tutto quello che ascoltiamo, anche se apparentemente non ci modifica, agisce giorno per giorno sulla nostra percezione del reale.
Ciò che Valeria Raimondi, sola in scena con le mani alzate e una colt addosso, ci recita senza fare la parte di chi recita una parte, è un elenco asettico di frasi che compongono la nostra memoria mediatica. Frasi che ci faranno capire che abbiamo paraocchi spessi come coltri di neve.
 
Rinchiuso in una cella addobbata come una stanza "non mi vedrete con le mutande piene de merda / nuotare nel mio stesso pisso / non mi farò lavare da una troia che non sa la mia lingua / non vedrò la vostra faccia di culo una volta al mese / non offrirò lo spettacolo del mio cervello che marcisce / non aspetterò che mi si formino le piaghe sul culo / non mi farò ficcare in bocca le vostre pastiglie di cui non so pronunciare il nome / non guarderò la tv parcheggiato in un salone / non sarete tenuti al pellegrinaggio delle visite / non voglio un prete che non conosco che mi racconterà e vi consolerà"... E via di questo passo: un crudo elenco di frasi in cui ci riconosciamo e di cui abbiamo orrore, con cui dobbiamo comunque rapportarci.
 
the end interna.jpgE assieme a Valeria - mentre lei impassibile ci innalza una eclatante crocifissione barocca al centro del palcoscenico, mentre attua le reificazione del frigo con l’anta spalancata e la lucina accesa, vero e proprio neo-tabernacolo del nostro tempo fatto di merci da accumulare e spesso semplicemente da far marcire - sogniamo l’alito di un bue e di un asinello, perché assieme a lei non sappiamo cosa farcene di estranei attorno al nostro letto. Sogniamo che al momento in cui sarà necessario qualcuno ci parli, ci chiami per nome, ci vegli in silenzio, ci accarezzi le rughe, ci asciughi il sudore, ci bagni la fronte, assieme a Valeria sogniamo che ci sia qualcuno che ci faccia un massaggio alle gambe, alle spalle, sogniamo che a farlo siano mani inesperte, mani cui conosciamo il calore, i calli, il peso.
 
Sogniamo, mentre - e questo è un messaggio finale di speranza del gruppo teatrale italiano ideato da Valeria e da Enrico Castellani, di cui ho più stima che mai in questo logorroico periodo di frasi fatte, di repertori stanchi, di disprezzo di chi ci sta accanto - assieme a lei ascoltiamo i Doors e ruotiamo felici, con in braccio un bambino (il suo veramente) appena nato.



Tags: babilonia teatri, Enrico Castellani, morte, recensione, Sergio Buttiglieri, the end, Valeria Raimondi, vita,
04 Marzo 2011

Oggetto recensito:

THE END, DI VALERIA RAIMONDI E ENRICO CASTELLANI

Produzione: Babilonia Teatri e CRT Centro di Ricerca per il Teatro
Altri loro imperdibili spettacoli: Pornobboy (leggi la nostra recensione), Made In Italy (premio speciale UBU 2009), Popstar, Underwork, Panopticon Frankestein, The Best Of
Prossimamente in scena: dal 4 al 6 marzo, Roma, Teatro Palladium. Con lo spettacolo Pop Star sono a Genova al Teatro Achivolto dal 18 al 19 marzo
Babilonia Teatri è per un teatro: pop, rock, punk

giudizio:



8.340003
Media: 8.3 (3 voti)

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