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TEATRO

Don Chisciotte e i libri pop-up

In anteprima a Napoli la rivisitazione di Antonio Latella: coloratissimi volumi per bambini, amore fuori da ogni logica e risate


di Sergio Buttiglieri


donchisciotte in.JPGQuello che ha appena debuttato con grande successo in prima nazionale al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, direttamente nel cuore dei quartieri spagnoli, alla presenza di un gremitissimo pubblico è Don Chisciotte, l'ultimo intimo lavoro di Antonio Latella. Il vulcanico regista partenopeo da tempo risiede a Berlino ma da quest'anno è diventato il nuovo direttore artistico di questo vitale spazio teatrale, che il 5 gennaio metterà in scena L_Dopa, un altro suo nuovo lavoro ispirato ai testi di Oliver Sacks, autore che ha saputo transustanziare la malattia in letteratura e che Latella attraverso Celine, Kafka e Shakespeare ci restituirà in un suo inedito vortice teatrale di oltre 4 ore. Il Don Chisciotte replicherà fino al 24 gennaio e in due serate, il 17 e il 24 gennaio, potrà essere visto in un unica vertiginosa maratona teatrale assieme a L_Dopa.
 
Un profondo atto d'amore rispetto alla vita senza nulla chiedere in cambio è quello che Latella ci ha riferito a fine serata, come sua precipua essenza dello spettacolo, commosso dalla calorosa accoglienza del pubblico. Emozioni ce ne ha trasmesse tante in questo apparente gioco istrionesco mascherato di leggerezza, ma che invece trasuda di una carnale voglia d'amore. I suoi magnifici libri magici pieni di coloratissimi ritagli tridimensionali, da cui scaturiscono racconti e visioni di altri mondi, mutuati dalla migliore produzione per l'infanzia, ci irretiscono stupendoci come fossimo bambini, non dimenticando però di raccontarci il nostro tempo; magari facendoci scoprire come il comunismo sia percepito, all'interno della nostra reale messinscena quotidiana, come un dinosauro di cui più nessuno ha paura. Il nostro mondo d'altronde è fatto di libri con cui magari imbottirci come nell'ultima meravigliosa scena, come fossimo degli improbabili kamikaze per devastare il conformismo che ci pervade, per tentare di strapparci la maschera di cui non sappiamo fare a meno per relazionarci con gli altri.
 
Don Chisciotte (un travolgente Massimo Bellini) nella sua vita colma di libri tentava "in astrazione" (come l'affiatatissima coppia ad un certo punto efficacemente descrive Don Alonso alla ricerca del "russinante" e dell'agognata Dulcinea) di andare oltre le consuetudini, alla ricerca di quel sentimento su cui si fonda la nostra esistenza, quell'amore fin troppo banalizzato dall'infinita variante del consumo. Il suo amore è oltre ogni limite, oltre ogni ragionevole compromesso. E' assoluto e quindi incapibile, folle, fuori dalla logica, non riproducibile dagli schemi della produzione. E’ per questo che lui si ferisce per raggiungerlo, scontrandosi con quei mulini a vento che non sono altro che le nostre difese, ed è per questo che non potrà trovarlo se non nella sua mente.
Sbeffeggiato dal Sancho (uno Stefano Laguni sempre con i toni giusti e perfettamente a suo agio in questo ruolo di spalla dell'antieroe per eccellenza) più realista, più abituato a pesare le parole, a mitigare i suoi eccessi verbali e a smascherare l’irrisolvibile vertigine del suo compagno.
 
In questo Don Chisciotte (basato su una drammaturgia di Federico Bellini) si ride, e si viene coinvolti anche direttamente in scena, interagendo in un sensualissimo inaspettato ballo dell'anima (mediante la lettura di una bellissima Elegia della Donna tratta da Alda Merini) col protagonista che ad un certo punto si smaschera delle proprie sovrastrutture, rimanendo nudo sul palscoscenico come a prendere in giro la supposta mania del regista di utilizzare regolarmente il nudo maschile.
Alla ricerca di una drammaturgia che, come viene raccontata da lui stesso tramite gli attori, non è altro che la trasmigrazione di lacerti di testi riassemblati dentro una nuova logica al pari di una ricetta per fare con i giusti ingredienti le lasagne a strati.
Ed è in fondo questa la scenografia dello spettacolo: un recinto di libri, metabiografia di formazione del regista, su cui i due magnifici attori non possono far altro che camminare materialmente sospesi in bilico, perchè al di là di queste straordinarie interpretazioni del disagio del pensiero occidentale di cui fanno parte tutti i nostri grandi della letteratura, non conosciamo altre strade per andare oltre alla nostra fame di conoscenza. Non a caso Don Alonso ad un certo punto invita Sancho affamato a divorare le parole del dizionario per trovare sazietà. Consapevole che ogni opinione è comunque una maschera; ogni terreno apparentemente solido è sempre friabile. Il dubbio su cui si fonda il nostro pensiero è in fondo quello su cui si regge la nostra sete di andare oltre l'apparenza, e che ci rende profondamente intima questa vorace pazzia del protagonista, su cui il regista si è a sua volta immerso con passione stupendoci ancora una volta
 


Tags: alda merini, amore, antonio latella, libri per bambini, mulini a vento, nuovo teatro nuovo, oliver sacks, pop-up, sancho, Sergio Buttiglieri,
04 Gennaio 2010

Oggetto recensito:

DON CHISCIOTTE, drammaturgia Federico Bellini, regia Antonio Latella

Dove e quando: Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, fino al 24 gennaio
Attori: Massimo Bellini e Stefano Laguni
Locandina: disegno luci Giorgio Cervesi Ripa, realizzazione scena Clelio Alfinito, realizzazione costumi Cinzia Virguti, assistente volontaria Lucrezia Spiezio, foto di scena Brunella Giolivo, regista assistente Tommaso Tuzzoli

giudizio:



8.151426
Media: 8.2 (7 voti)

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