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TEATRO

La miopia di Emma Dante

Un vecchio mozzo rimasto a terra, un catatonico prigioniero della sua infanzia e una vedova che festeggia il capodanno con il defunto marito. La Trilogia degli occhiali, nuova creazione della regista siciliana, raccoglie il punto di vista di chi si rifugia nel passato perché ha paura di vivere il presente 


di Anna Colafiglio

foto di Carmine Maringola e Giuseppe Di Stefano


Ed eccoci di nuovo alle prese con Emma Dante, la superstar del teatro italiano, che riempie platee, attira applausi scroscianti e, ogni tanto, anche qualche dissenso in sordina. Eccoci alle prese con un nuovo spettacolo che ne condensa tre, autonomi gli uni dagli altri eppure indissolubilmente legati dal fil rouge di un oggetto che diviene astrazione simbolica: gli occhiali.
 
Acquasanta, Il castello della Zisa e Ballarini: tre capitoli di una saga nella quale i protagonisti sono “creature che usano gli occhiali per difendersi dal mondo e per guardarlo come meglio credono. Ognuno di loro incarna un aspetto di quel mondo che rifiuta e che non vuole vedere”, afferma Emma Dante, dandoci così la possibilità di risalire ai semi che hanno fatto germinare la Trilogia degli occhiali, ultima fatica della Compagnia Sud Costa Occidentale.
 
Acquasanta è la storia di un vecchio mozzo (interpretato dal bravissimo Carmine Maringola), abbandonato sul molo da quella nave che era la sua casa e che, un giorno, è salpata senza di lui. Come una sorta di marinaio emerso dalla penna di Coleridge, estraneo com’è alla terraferma, ‘o Spicchiato si sente perso: per sopravvivere, ogni giorno alza il sipario sulla sua vita passata, sui ricordi di un’esistenza trascorsa a seguire il dondolio delle onde e a domare gli eccessi della tempesta. ‘O Spicchiato non è capace di stare lontano dal mare e si fa mare egli stesso: la schiuma sulle labbra, il suono delle onde, le ancore legate alle caviglie e alla cintola; burattino e burattinaio, al contempo, di un ricCastelloZisa4fotodiCarmineMaringola.jpgordo, dell’immagine di una vita che è salpata via. ‘O Spicchiato è la polena solitaria di una nave che non ritornerà; il tempo del ricordo è scandito da una nuvola di timer ticchettanti che oscillano sulla sua testa di disperato e che, trillando sul finale, lasceranno svanire il mare, rimarcando la presenza della dura terra.
 
Anche Il castello della Zisa è un luogo immaginario scaturito dai ricordi d’infanzia di Nicola, giovane catatonico accudito da due suorine tuttofare. Immobile sulla sua sedia, Nicola non reagisce agli stimoli che le due donne tentano di sottoporgli; se ne sta lì come incantato, da quando lo hanno portato via dalla sua casa nel quartiere della Zisa e da quel castello che si stagliava oltre la sua finestra. Allora, con la maschera di un drago sulla faccia, scacciava i diavoli per difendere quelle principesse immaginarie che adesso, sottoforma di bambole carillon, lo accompagnano nel quieto sonno della sua catatonia. La sua immobilità è interrotta da una reazione di iperattività urlata, anticamera del silenzioso incantesimo che di nuovo lo vedrà, inesorabilmente, avvolto.
 
Ballarini è, invece, una piccola saga intima, la storia di una donnina ricurva che, con una spina elettrica e una presa, accende il firmamento dei suoi ricordi d’amore: da un baule riemerge il suo anziano marito e, assieme a lei, attende la mezzanotte per festeggiare il capodanno; il vecchino estrae dalla tasca una manciata di coriandoli, fa scoppiare un petardo. I due danzano, quindi, a ritroso, le loro vite trascorse e le vicissitudini attraversate, sulle note di nostalgiche canzonette popolari (dal Ballo del mattone a Fatti mandare dalla mamma sino a I Watussi, passando per la magnifica Lontano lontano di Luigi Tenco). Il pubblico canticchia e i protagonisti ballano sul palcoscenico di una giovinezza svanita, sulle note di un passato ormai trascorso e di un presente difficile da accettare.
 Ballarini1fotoCarmineMaringola.jpg
Tre spettacoli incentrati sul tema del ricordo e sul rifiuto del presente; su tre personaggi che inforcano gli occhiali e vivono solo quando hanno modo di ricordare, prima di abbandonarsi alla ruvida concretezza della realtà che li circonda. Emma Dante dirige l’orchestra dei suoi ottimi interpreti all’interno di tre spazi scenici differenti, corredati da un’efficace gestione delle luci. 
 
Acquasanta è l’unico spettacolo della Trilogia a far leva su un testo solido, aspetto che, ancora una volta, si conferma come uno degli indubbi punti di forza del teatro di Emma Dante (si veda anche il bel testo de Le Pulle, recensito qui); Carmine Maringola impersona il mozzo, la ciurma e il capitano della “sua” nave immaginaria, parlando con il ritmo vorticoso di un efficacissimo dialetto partenopeo. Il castello della Zisa e Ballarini sono, invece, caratterizzati da un’enfasi gestuale che, in alcuni punti, appare un po’ eccessiva e troppo urlata.
 
Nonostante questo, la Trilogia resta un esempio di grande consapevolezza registica e abilità attoriale; il teatro di Emma Dante e della sua compagnia riesce, come dalle parole di Tadeusz Kantor, a “rendere al pubblico ciò che nella vita dell’individuo c’è di più segreto, che contiene in sé un valore supremo che al mondo può apparire ridicolo, piccolo, una miseria”.



Tags: Acquasanta, Anna Colafiglio, Ballarini, Carmine Maringola, emma dante, Il castello della Zisa, le pulle, recensione, Trilogia degli occhiali,
21 Febbraio 2011

Oggetto recensito:

Trilogia degli Occhiali, scritto e diretto da Emma Dante

Tournée: Milano, teatro Crt, fino al 6 marzo; Roma, Teatro Palladium, dal 9 al 27 marzo; Cagliari, Teatro Stabile, dal 5 al 10 aprile; Genova, Teatro dell’Archivolto, dal 13 al 15 aprile; Moncalieri (Torino), Fonderie Limone, dal 3 all’8 maggio. Le altre date sul sito ufficiale
Il resto della locandina: scene di Emma Dante e Carmine Maringola; costumi di Emma Dante; luci di Cristina Fresia.
In scena: Carmine Maringola (Acquasanta); Claudia Benassi, Stéphanie Taillandier, Onofrio Zummo (Il castello della Zisa); Elena Borgogni, Sabino Civilleri (Ballarini).
Produzione: Sud Costa Occidentale, Teatro Stabile di Napoli, Crt - Centro di Ricerca per il Teatro (Milano), con il sostegno di Théâtre du Rond Point (Parigi).
Il giudizio: estremamente combattuto, è il risultato della media dei soli attribuiti alle tre messe in scena (comunque giudicabili e giudicate separatamente l’una dall’altra). Nel dettaglio: attribuiamo tre soli ad Acquasanta; un sole a Il castello della Zisa; due soli a Ballarini.
Nota: rispetto alla prima replica milanese qui descritta, lo spettacolo Il castello della Zisa ha subito delle variazioni apportate dalla stessa regista. La parte in cui Nicola racconta la sua storia è stata tagliata, lasciando, così, alla sola lettura del materiale di sala il compito di illustrare gli antefatti dell’episodio rappresentato.

giudizio:



8.2575
Media: 8.3 (8 voti)

Commenti

Stefania, in realtà sarebbe

Stefania, in realtà sarebbe un gesto rivoluzionario istituire un fondo cassa per ogni aspettativa disattesa, in tutti i campi dello scibile umano...ma temo che il dispendio economico diverrebbe, a quel punto, insostenibile! Ad ogni modo, se gli altri spettacoli di Emma Dante non ti sono piaciuti, dubito che potrà piacerti la Trilogia: per quanto mi riguarda, ti dico che questo è quello che, fin'ora, ho apprezzato meno. Eccezion fatta per il primo capitolo (che pure ha le sue piccole pecche), gli altri due sono andati, in modi differenti, parecchio al di sotto delle aspettative. Al di là di questo, però, al di là del gusto personale che può portare a gradire o meno il "prodotto" di Emma Dante (che è molto particolare ed è, quindi, suscettibile di "radicale" apprezzamento o disprezzo), credo che l'abilità registica della Dante e la bravura degli attori della sua Compagnia siano elementi oggettivamente molto apprezzabili. Il giudizio complessivamente positivo deriva anche (ma non solo, beninteso) da questo. Se andrai a vedere la Trilogia, mi farà piacere sentire la tua opinione! Anna

va bene, andrò a vedere anche

5.04

va bene, andrò a vedere anche la trilogia degli occhiali - tuttavia, qualora si trattasse dell'ennesima sopravvalutatissima messa in scena di Emma Dante, per piacere istituite un fondo cassa per i traditi dalle presentazioni-che-bellezza, sarebbe un gesto rivoluzionario!

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