Contro una crisi che è economica e culturale, aggravata dal recente sisma che ha funestato tutta l'Emilia, lo Scena Contemporanea Festival organizzato dalla Regione si è sistemato nel solo Teatro delle Passioni di Modena: lì ha continuato la sua missione di scoprire nuovi linguaggi e fare da punto d'incontro per una comunità ancora spaventata
di Nicola Arrigoni
Divina Commedia, di Eimuntas Nekrosius
"E’ stato un festival di resistenza sia dal punto di vista culturale, economico, ma soprattutto umano e sociale". Così Pietro Valenti ha definito l’ottava edizione di Vie, il festival della scena contemporanea promosso da Fondazione Emilia Romagna Teatro: un festival in cui l’atmosfera angosciante per il terremoto che ha appena colpito l’Emilia era ancora avvertibile e non solo perché il programma è stato ridotto per essere portato in un unico luogo.
Nell’impossibilità di utilizzare non solo le sedi Storchi e quella Comunale, ma anche il teatro di Carpi, il Teatro delle Passioni ha fatto da avamposto della scena sulla tragedia. "Il sisma ha colpito Modena molto duramente - ha dichiarato all’indomani della scossa del 29 maggio scorso ancora Valenti, direttore dell’Ert - ma fermare il festival sarebbe come levare alla città un pezzo della sua vita. Il teatro delle Passioni vuole proporsi come luogo di ritrovo dove trovarsi per uscire di casa, incontrarsi, parlare, per ricreare quella comunità che solo il teatro permette".
Non arrendersi. E' stato questo il messaggio lanciato dal teatro nella martoriata Emilia, dopo il bellissimo Mariti di Ivan Van Hoe e l’attesa Divina Commedia di Nekrosius, ospitati rispettivamente allo Storchi e al Comunale: due efficaci antidoti ad una paura che sembrava condannare l’edizione primaverile del festival della scena contemporanea a chinare la testa. Così non è stato, in nome di una gran voglia di continuare. E Vie ha proseguito il suo percorso, pure fra scosse di assestamento e un po’ di timore. Una scelta coraggiosa ma dovuta, per far capire come cultura e teatro possano essere motivo per ridare fiducia a una comunità, anche nei momenti più difficili. Anche la comunità modenese ha reagito, ha partecipato malgrado tutto, senza per questo dimenticare il disagio di Mirandola, Carpi e degli altri paesi maggiormente colpiti.
"Enti, compagnie, artisti e operatori hanno deciso di lavorare, di impegnarsi malgrado tutto per mantenere vivo e forte l’obiettivo di questo festival: portare in scena il contemporaneo che vuol dire non stancarsi di cercare nuovi linguaggi e di investire su ciò che non si conosce, su ciò che si presume nuovo e in grado di raccontare veramente il nostro presente. Sarebbe molto più facile lavorare esponendo ciò che già si ha e si conosce, un po’ come certe mostre museali, ciò rassicura e chiama pubblico. Ma fare ciò vorrebbe dire snaturare il progetto, l’obiettivo stesso con cui è nato il festival.". A parlare è ancora il direttore di ERT poco prima che il sisma rimescolasse le carte, lasciando intatto lo spirito della rassegna.
La regola resta valida anche quando si affronta un grande capolavoro come la Divina Commedia di Dante affidata a Eimuntas Nekrosius, oppure quando l’Amleto di Danio Manfredini ha trovato una sua messa in scena per operatori, un modo per confermare il festival anche come luogo di incontri fra professionisti dello spettacolo e pubblico. Insomma a ridosso dell’inizio dell’estate dei festival e mentre ancora si stanno definendo le prossime stagioni, l’esperienza di Vie 2012 ricorda soprattutto il nostro impegno a essere e re-sistere alla barbarie, ai "Giganti della Montagna" in nome della poesia che è un viatico di fiducia e di voglia di continuare a credere al nuovo e a quel che ancora non si conosce.
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VIE - Scena Contemporanea Festival, Teatro delle Passioni, Modena
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