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ritratto di Emiliano Morreale
di Emiliano Morreale

Famiglie


Le famiglie alto borghesi di quarantenni in crisi di Baciami ancora, in cui alla fine la prima moglie non si scorda mai. Un padre maneggione di mezza età che si ripresenta al Figlio più piccolo, nell’omonimo film di Pupi Avati (spacciato, come gli ultimi suoi, come un film tratto da un suo romanzo, anche se sembrano piuttosto delle novelization camuffate). Una adolescente racconta la separazione dei genitori, il rapporto con la nonna, il fratellino eccetera in Genitori e figli: agitare prima dell’uso di Veronesi, le due famiglie alle prese con il matrimonio dei figli adolescenti in Happy Family di Salvatores, il ritorno in una famiglia del Sud di un figlio gay in Mine vaganti di Ozpetek, l’orrenda famiglia romana contemporanea dell’ultimo film di Verdone, l’algida famiglia alto-borghese milanese di Io sono l’amore. E poi la mamma di La prima cosa bella, il papà di L’uomo nero, il nonno il papà e il figlio di Baària, e andando indietro l’amore paterno di Angelini, le mamme e le figlie di Comencini-Monteleone, i cugini-coltelli di Ficarra e Picone, i fratelli alla ricerca del padre ne La casa sulle nuvole di Giovannesi.
Altri sicuramente ne dimentico.
 
Non credo che la presenza delle famiglie all’interno del cinema italiano di oggi abbia niente di paragonabile nel cinema internazionale di oggi. Proprio mentre la famiglia tradizionale si avvia a scomparire: le famiglie con più di un figlio sono una rarità, i single sono la grande maggioranza della popolazione, un figlio su tre nasce tecnicamente fuori dal matrimonio.
 
Perché questa ossessione, dunque, in registi di generazioni anche diverse?
La famiglia come luogo in cui funzionano meglio, pigramente, i meccanismi delle commedie nostrane?
La famiglia medio-borghese come simbolo e sintomo dell’assenza di curiosità dei nostri registi?
Una forma criptata di esorcismo, nostalgia? (Le famiglie raccontate con maggiore emozione, sono ovviamente quelle del passato.)
Le famiglie sono davvero il luogo dell’Italia, il luogo in cui tutto ancora si coagula, la rovina e la salvezza economia e sociale del nostro paese?
Sarà attendibile l’immagine del nostro paese, ipoteticamente affidata a questi film e ritrovata dai proverbiali archeologi tra, senza esagerare, venti anni?


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Inserito da Emiliano Morreale - 1 aprile, 2010 - 11:07


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