• Seguici su:
ritratto di Gianluigi Ricuperati
di Gianluigi Ricuperati

Che cos'è il nervosismo?


Voglio raccontarvi una storia. Un giorno, a pranzo, ho preso a male parole una famiglia che faceva urlare e piangere il bambino a tavola: era undici anni fa. La pizzeria si chiamava Sorrento, ho sempre avuto il sospetto che usassero le croste delle pizze non mangiate per fare il pane che poi servivano come coperto. Per favore, potete far tacere la lingua del poppante, sto cercando di concludere una discussione intrigante. Pranzavo con una fanciulla dai capelli lisci e gli occhi piccoli: non mi capiva, non scorgeva il lucore ironico dietro lo scatto in avanti dei nervi, a scrollare l'albero delle reazioni. Era a teatro e non lo capiva, non lo capiva. 
 
Tutta la mia esistenza è stata costellata da improvvisi scoppi d'ira e di perdono. Fughe, attacchi, e sotto tutto questo bruciore, una domanda: cos'è il nervosismo? È una sorgente? È una fonte? Un diaframma energetico? Una forma? Un trasferimento sinattico? Uno scolo di molecole? Aiutatemi a trovare una scala Richter del nervosismo. Diventate adepti della religione di Gerhard Richter. Non commentate questo blog. Siate delicati. Io vi amo, ma vi odio però. Vi amo tutti.
 
Il nervosismo è leggere la prosa scontata dei vicedirettori di Repubblica. Il nervosismo è la sordida inconcludenza delle frasi che ascolto quando vado a bere il cappuccino, impiegati di banca e commessi che vivono come ragazzini delle scuole medie, un mondo delimitato da piccoli cerchi di insoddisfazioni e soddisfazioni. Ora il carattere è cambiato. Sono più ipocrita e ingoio il seme delle mie possibili reazioni. Mi piace la difficoltà. Non vi sopporto. Poi vi chiedo scusa. Poi vi detesto di nuovo, inutili frequentatori di questo blog. Vale la pena di lottare con voi, per tirare fuori reazioni sensate.
 
Non sopporto l'inutile messe di commenti al sito di Repubblica, ai blog. Ma perché, anziché commentare, non vi mettete a leggere? Leggere Barthes, Šklovskij, Roth, Bellow, Luc Sante, Flaubert, Maupassant, Jung, e tutti gli altri. No, Jung no, lasciamolo perdere.
Leggete Breyten Breytenbach
 
Perché il vostro cervello non produce pensieri più sottili? Perché devo ascoltare il modo in cui fate notare gli errori procedurali? Perché non ascoltate musica sempre nuova? Perché non siete il miglior critico musicale del pianeta, il più potente concentrato di pensieri pensati a un tempo solo? Perché non avete la mitezza dell'approccio di Matteo Pericoli? Perché non ascoltate il Theatre of Voices? Perché non ascoltate The Antlers, Anne Sofie von Otter e poi anche i Baustelle, e poi Dai canyon alle stelle di Messiaen? Perché non vi stordite di pesci alcolici al porto di Amsterdam? Perché non capite che i blog lasceranno solo una filanda sconcia di confessioni nervose? L'intera storia della produzione di conoscenza verrà bagnata dalla luce di un uomo cui saltano i nervi?
 
Qualche giorno fa ho incontrato in un bar di Milano Franco Debenedetti, un uomo intelligente e ultrasensibile, che mi ha fermato il sangue sul polso per farmi capire che ci stavamo capendo. È l'unica creatura più nervosa di me sotto la volta celeste di via Meravigli. Lui ne ha settantasette e io trentadue. L'operaio che sta rifacendo il terrazzo di casa mi ha appena rivolto un gesto amichevole, la maglia di nuvole si è aperta dando l'impressione che la stagione sia effettivamente giugno. L'ennesima sinfonia si è involata nel percorso elettronico ariele degli mp3, togliendo il posto a Jacques Brel. Vorrei scrivere del diario filmato di un regista d'avanguardia. Vorrei che battesse meno forte il cuore. Vorrei essere una persona migliore e dare un senso a ogni stretta di mano.
 
Cosa fuggi, non c'è modo di scappare. Perché devo combattere con la signora sposata che gestisce il conto corrente e che applica solo le regole? Poverino, è andato fuori di testa. Perché non dovrei usare due pesi e due misure? Non sei divertente, capisci?
Perché dovrei negare che l'unico piacere da cui si sopporta di ricevere piccole dosi di dolore è quello di frequentare menti eccellenti?
 
I gruppi su Facebook delle lesbiche, il sentimentalismo delle lesbiche su Facebook, l'orrendo degrado dei ragazzini con il taglio Kandinskij: l'orrendo taglio del discorso che avverto tra le parole di una conduttrice radiofonica che m'intervista chiedendomi idiozie. Lui non vuole che la sua ragazza legga quelle frasi incise, quelle frasi amare.
 
Il padre mi ha rincorso per tutto il locale e ho dovuto piegarmi ai suoi colpi, dietro lo sguardo del cuoco che stava dalla sua parte, perché l'unica mia alternativa era l'Africa fiammeggiante del forno in cui stavano bruciando le pizze.

7.890003
Media: 7.9 (99 voti)

Inserito da Gianluigi Ricuperati - 8 giugno, 2010 - 16:35


Commenti

hii

hii

Perché lasciar perdere Jung.

9

Perché lasciar perdere Jung. Cosa rispondo all'analista?

no, i Baustelle no.

1.08

no, i Baustelle no.

Ma cos'è? Un attacco di

Ma cos'è? Un attacco di nervosismo?

Epifenomeno della

4.05

Epifenomeno della "personalità" (qualsiasi cosa essa sia) del nervoso.

A ben vedere hai ragione.

A ben vedere hai ragione. Leggete il Gatto Gargiulo. Ascoltate il Cane di Mustafà

Apprezzo. Approvo. Condivido.

9

Apprezzo. Approvo. Condivido. Dalle mie parti CI chiamano "scaratterati", ma chi se ne frega?

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.