E' scomparso Michel Houellebecq
Tuona per qualche ora l’allarme sul web. È giallo e la fantasia corre alla ricerca di indizi, di tracce sulla Carta e il Territorio e, a chi ha letto questo suo ultimo libro, corre anche un brivido su per la schiena.
L’arco di tempo che lo fa riapparire - il mistero si scioglie in fretta, la semplice telefonata dell’agente Cremisi rassicura il mondo, lui è a Parigi ed è a casa - è una particella di tempo utile per pensare.
Scriveva Houellebecq nella Ricerca della felicità: "Se c'è qualcuno che mi ama, sulla Terra o tra le stelle, / Dovrebbe immediatamente darmi un segnale / Sento avvicinarsi il disastro".
C’è in questi giorni nelle sale dei cinema L’ultimo terrestre, il film di Gian Alfonso Pacinotti, il Gipi illustratore e fumettista che debutta nel cinema con una favola amara, romantica e decadente insieme. Come colpita da un déjà vu alieno ho immaginato, in quello scampolo di tempo, lo scomparso Houellebecq tra i protagonisti di quest’opera prima. In viaggio per un altro mondo - è un mondo di extraterrestri animati da una coscienza che sa distinguere il bene dal male senza dubbi - l’autore de La possibilità di un’isola e di Piattaforma nel mio miraggio viene salvato e amato da una delle graziose marziane che l’inedito e poliedrico regista ha disegnato su una pellicola che non è soltanto di fantascienza, anzi, è specchio di una realtà spietata e molto umana.
Apriva l’edizione francese delle Particelle elementari: "Ce livre est avant tout l'histoire d'un homme, qui vécut la plus grande partie de sa vie en Europe occidentale...".
Gipi come Houellebecq. Uomini che scrivono storie dettate da una vita spesa finora nella stessa Europa occidentale, narratori acuti e taglienti che sferrano lucidi attacchi a questa devastata civiltà materialista oggi in palese rotta di collisione con il durissimo asfalto della resa dei conti.
Ben arrivato Pacinotti, ben ritrovato Houllebecq! E ben tornata anche a me dopo mesi di silenzio.
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