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di Lorenzo Monaco

I Mark e le marchette


Jacobson e Delucchi, chi sono costoro? Due sconosciuti, eppure dovrebbero togliere il sonno ai governatori del mondo. Per l'eccitazione: perché Mark Jacobson e Mark Delucchi – rispettivamente professore di ingegneria ambientale alla Stanford University e ricercatore all'Università della California – hanno pubblicato uno studio che annuncia qualcosa di clamoroso: tra una manciata di anni (entro il 2030) il vento, l'acqua e il sole potranno garantire tutta l'energia che ci serve. Energia pulita, rinnovabile ed eterna.
 
Sarà vero? In tempi in cui il clima si agita colpito dai gas serra e stiamo traghettando verso un'era nucleare – che azzera la CO2 emessa quando si produce elettricità ma contemporaneamente infila scorie nel sottosuolo e divora enormi quantità di acqua - vale la pena pensarci. E dare un'occhiata alle cifre dei due ingegneri americani (le trovate qui, in bozza, e qui, a pagamento).
 
Facendo mulinare i numeri nei loro pc, i due Mark hanno scoperto che l'elettricità che viene dal sole, dall'acqua - ma soprattutto dal vento - supera di gran lunga l'energia di cui abbiamo bisogno per tirare avanti la nostra civiltà. E anche la domanda che si stima ci sarà nel 2030. Secondo lo studio, possiamo farcela seminando nel mondo quasi 4 milioni di grandi turbine eoliche (in termini di spazio è un'area più piccola di Manhattan), 90mila impianti solari e 900 centrali idroelettriche (la maggior parte delle quali, il 70%, esiste già): un sistema di vasta scala totalmente interconnesso e con tecnologie già esistenti.
 
Dove sta il problema, allora? Primo: nei portafogli. Oggi alcune forme di energia rinnovabile sono più costose delle fonti fossili (ma nello studio sono proposti dei sistemi complessi che combinano incentivi alle energie rinnovabili e tasse su gas, carbone e petrolio). Secondo: nelle miniere. Abbiamo abbastanza cemento e acciaio per costruire turbine eoliche, ma, se non rendiamo reali alcuni progetti tecnologici (investendo nella ricerca scientifica) alcuni materiali di base per pale e pannelli solari potrebbero scarseggiare (le prime avvisaglie ci sono: è di qualche giorno fa la notizia del braccio di ferro economico tra USA&Giappone con la Cina, principale produttore di minerali rari, per il commercio di questi preziosi elementi). Servono, quindi, ricerca e sistemi di riciclaggio dei minerali. Terzo: i governi devono mettersi d'accordo per avere un sistema di distribuzione robusto che catturi energia da posti remoti (dove c'è sole, acqua e vento) e la porti fino a casa nostra.
 
Insomma, una bella sfida. Che raccolta risolverebbe per sempre la questione energetica. Il problema di questo secolo. Ci aspetteremmo che i nostri amministratori non parlino d'altro, non pensino ad altro, non leggano altro. Perlomeno per confutare lo studio americano dei due Mark. Invece, nulla. Che fare? Forse dovremmo piazzare delle parrucche bionde sulle teste dei due scienziati, dire che sono nipoti di qualche pezzo grosso internazionale. Non lo so. La politicosfera sembra emozionarsi, più che per i Mark, per le marchette.
 

 


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Inserito da Lorenzo Monaco - 18 novembre, 2010 - 12:00


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